Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali: come riconoscerle e le cure più avanzate

PUBBLICATO IL 20 DICEMBRE 2023

Le MICI (Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali), dette anche IBD (Inflammatory Bowel Diseases), sono patologie che interessano l’apparato digerente caratterizzate da un'infiammazione cronica dell’intestino. Si manifestano in genere con disturbi gastrointestinali come: diarrea cronica o recidivante, dolori addominali, stimolo doloroso, vomito, nausea, ma possono causare anche sintomi come perdita di peso, debolezza e anemia. 

Poiché queste malattie possono andare incontro ad alcune complicanze, è estremamente importante che il paziente venga seguito da uno specialista esperto nel campo: un accurato monitoraggio nel tempo consente un’adeguata sorveglianza, la possibilità di “cucire” la terapia su misura per il paziente e di identificare precocemente le riacutizzazioni e le possibili complicanze. 

Ne parliamo con il dottor Francesco Azzolini e la dottoressa Maria Chiara Verga, gastroenterologi ed endoscopisti del Servizio di endoscopia del Policlinico San Marco, Centro di eccellenza per la cura delle MICI.

 

Le 2 patologie più comuni 

Spiega il dottor Azzolini: “Esistono diverse tipologie di MICI a seconda delle loro caratteristiche e del tratto intestinale colpito, tra cui le 2 principali sono rappresentate da:

  • rettocolite ulcerosa (RCU) che interessa in maniera specifica il colon (ovvero il grosso intestino); 
  • malattia di Crohn che può interessare l’apparato digerente in maniera più estesa, dalla bocca all’ano anche se prevalentemente si concentra nell’ultima parte del piccolo intestino (ileo) e nel colon”. 

A queste si aggiungono anche condizioni più rare quali le coliti microscopiche e le coliti indeterminate. Nel complesso, in Italia, si stimano 5-10 nuovi casi su 100.000 abitanti ogni anno, con una popolazione di pazienti intorno ai 250.000 in tutto il Paese. 

 

Le cause

Le MICI sono patologie su base autoimmune. “Questo significa che alcune persone geneticamente predisposte sviluppano la malattia verosimilmente a causa di fattori ambientali (alimentazione, fumo, esposizione a certi germi, etc.). Ad oggi, però, il meccanismo esatto che porta all’esordio della malattia non è noto” osserva la dottoressa Verga

 

Come si manifestano

L’esordio clinico avviene tipicamente in 2 fasce d’età, la prima quella compresa tra i 18 e i 35 anni e la seconda, meno numerosa, intorno ai 60 anni

“La colite ulcerosa si presenta tipicamente con: 

  • urgenza evacuativa; 
  • senso di evacuazione incompleta e dolorosa (tenesmo); 
  • diarrea mista a sangue (talvolta anche solo emissione di sangue e muco senza che ci siano feci);
  • dolore addominale; 
  • perdita di peso; 
  • talvolta febbre. 

La malattia di Crohn è invece caratterizzata da una clinica più variabile a seconda di quale tratto intestinale sia coinvolto - continuano i 2 specialisti -. I sintomi più classici sono: 

  • diarrea (solitamente senza sangue); 
  • dolore addominale. 

Sebbene nella maggior parte dei casi gli organi coinvolti siano piccolo intestino e grosso intestino (tra il 60% e il 70% dei casi), esistono sintomi più rari quali la disfagia e le subocclusioni nei casi in cui la malattia interessi esofago, stomaco e duodeno. Questi sintomi caratterizzano le fasi acute della malattia e possono alternarsi a periodi di benessere più o meno frequenti e di lunghezza variabile”. 

 

Le possibili complicanze

La colite ulcerosa e la malattia di Crohn possono andare incontro ad alcune complicanze. 

“Nel caso della RCU la complicanza più temibile è il megacolon tossico, una condizione acuta in cui il colon si distende moltissimo rischiando di perforarsi, determinando febbre, dolore addominale e uno stato settico; tale condizione richiede immediata ospedalizzazione e gestione appropriata, portando nella maggior parte dei casi all’intervento chirurgico di colectomia totale. 

Altra temibile conseguenza della colite ulcerosa, soprattutto se non adeguatamente trattata e sottoposta a controlli endoscopici, è lo sviluppo del cancro del colon e del retto -  sottolineano il dottor Azzolini e la dottoressa Verga -. 

La malattia di Crohn può invece tipicamente complicarsi con la comparsa di: 

  • fistole (comunicazione patologica tra 2 organi, tra un organo e uno spazio extraluminale o tra un organo e l’esterno); 
  • ascessi (raccolte); 
  • stenosi (restringimenti del lume dell’organo)”. 

 

Esami di laboratorio e colonscopia per diagnosticarle

La diagnosi di IBD prevede un’anamnesi accurata, gli esami di laboratorio e soprattutto degli esami strumentali, di cui il principale è senza dubbio un’ileocolonscopia, esame che presso il Policlinico San Marco viene effettuato in sedoanalgesia, con adeguato campionamento bioptico. 

Possono coadiuvare la diagnosi esami come l’enteroRM (una risonanza mirata che studia le anse del piccolo intestino), la videocapsula ingeribile e un’ecografia delle anse intestinali, che in mani esperte è uno strumento non invasivo, ma molto accurato per lo studio delle anse e di eventuali complicanze.

 

Le terapie più avanzate 

“Un grosso passo avanti è stato fatto negli ultimi anni in fatto di terapie - spiega il dottor Azzolini -. Alle terapie più classiche quali la mesalazina, il cortisone, l’azatioprina e i farmaci biologici anti TNFalfa si sono aggiunte un gran numero di opzioni tra cui: 

  • anticorpi monoclonali anti-integrina (vedolizumab); 
  • anticorpi monoclonali anti IL12/23 (ustekinumab); 
  • anti IL23 selettivi (risankizumab); 
  • micromolecole (tofacitinib, filgotinib e upadacitinib). 

Questi farmaci, per ragioni prevalentemente di costi, sono disponibili solo in centri specializzati ed è importante quindi che i pazienti con MICI siano seguiti in un centro di riferimento che metta loro a disposizione tutte le opzioni terapeutiche possibili. Resta sempre fondamentale la stretta collaborazione con il chirurgo che sia pronto a intervenire qualora il quadro clinico lo richiedesse, in urgenza o, meglio, in elezione”. 

 

L’importanza di rivolgersi a centri specializzati: l’esperienza del Policlinico San Marco

Come accennato, è molto importante che questo tipo di patologie venga seguito da uno specialista esperto nel campo che, oltre a saper diagnosticare, trattare e monitorare la malattia nel modo migliore possibile, saprà riconoscere la necessità di ricorrere all’aiuto di altri specialisti quali oculisti, nutrizionisti, dermatologi e soprattutto reumatologi, tutte figure presenti all’interno del Policlinico San Marco. 

In una percentuale di casi non trascurabile le IBD infatti possono associarsi ad altre patologie autoimmuni spesso di tipo reumatologico (ad esempio, artrite psoriasica, spondilite anchilosante, artrite reumatoide ed altre). 

“Dall’inizio di quest’anno il Policlinico San Marco ha ampliato il suo gruppo di gastroenterologi attingendo dalla gastroenterologia dell’Ospedale San Raffaele di Milano (diretta dal Prof. Silvio Danese) in un’ottica di crescenti sinergie. Infatti, negli ultimi anni, al crescere delle opzioni terapeutiche e della complessità delle cure per le MICI, è diventato sempre più cruciale per l’elaborazione di strategie terapeutiche personalizzate ed efficaci l’approccio multidisciplinare e la gestione in centri esperti” conclude il dottor Azzolini.

Cura e Prevenzione