Spondilite anchilosante: cos’è e come si diagnostica?
PUBBLICATO IL 09 DICEMBRE 2019
La Spondilite Anchilosante è una patologia infiammatoria reumatica che colpisce la colonna vertebrale e può manifestarsi come mal di schiena cronico anche nei giovani. Il dottore spiega di cosa si tratta e come curarla
La spondilite anchilosante è una patologia infiammatoria cronica reumatica che coinvolge principalmente la colonna vertebrale, rendendola rigida e causando anche difficoltà nei movimenti.
Il Dott. Fulvio Modonesi, Responsabile insieme al Dott. Franco Rossi dell’U.O. di Ortopedia e Traumatologia sez. I dell’Istituto Clinico Città di Brescia, ci spiega di cosa si tratta.
Cosa rivela una schiena completamente bloccata
La spondilite anchilosante: “È più frequente negli uomini che nelle donne e ha un'incidenza compresa tra lo 0.2 e l'1% - spiega lo specialista".
“Nelle forme più gravi la colonna vertebrale si fonde formando una struttura unica, impedendo al paziente di camminare e svolgere i più semplici gesti, come alzare la testa al cielo”.
Le cause e gli esami per riconoscerla
“Anche se le cause della malattia sono ancora sconosciute, stando agli ultimi studi, sembra che il responsabile della sua insorgenza sia un gene coinvolto nell’attivazione del sistema immunitario - spiega il dottore."
"Questo gene attacca le articolazioni che, riconoscene erroneamente come materiale estraneo e scatena l’infiammazione della spondilite anchilosante”.
I sintomi
“In genere i primi sintomi si manifestano in età giovanile, tra i 20 e i 40 anni di età. Il più precoce e tipico sintomo è la lombalgia infiammatoria. Questa infiammazione si presenta con dolore in sede lombo-sacrale che può tuttavia anche estendersi ad altre zone del corpo (dorsale e cervicale)”.
A differenza del comune mal di schiena, il dolore si associa molto spesso ad uno stato di rigidità mattutino che tende a migliorare con il movimento e non con il riposo.
In questo caso, la tradizionale radiografia del bacino e della colonna vertebrale rimane l’esame principale a cui sottoporsi, nonostante le alterazioni della patologia diventino visibili solo dopo anni dall’esordio clinico.
Per una diagnosi precoce è utile eseguire una risonanza magnetica nucleare”.