A cosa serve il plantare ortopedico e quando usarlo
PUBBLICATO IL 27 SETTEMBRE 2024
L’utilizzo del plantare ortopedico ha effetti benefici per tutto il corpo, non solo per i piedi. Schiena, anca, ginocchia e caviglie traggono giovamento da questo dispositivo ortopedico che previene o risolve problematiche posturali o di equilibrio. Ne parliamo con il dott. Eneo Meminaj, podologo presso l’Istituto di Cura Città di Pavia.
Cos’è il plantare ortopedico e a cosa serve
Le ortesi plantari sono dei dispositivi medici su misura, utilizzati per migliorare la deambulazione, per correggere atteggiamenti posturali sbagliati a qualsiasi età e deformità nei bambini.
Esistono diversi tipi di plantari, ognuno con caratteristiche e obiettivi differenti:
- palliativi: plantari che non modificano la biomeccanica (il movimento e la deambulazione), ma diminuiscono pressioni da callosità, scaricano ulcerazioni. Indicato in particolar modo per pazienti diabetici o anziani;
- semifunzionali: hanno un’azione biomeccanica, che si affianca a un effetto accomodativo che non comporta però particolari modifiche nell’appoggio e nel movimento del piede;
- biomeccanici/funzionali: plantari che migliorano le correzioni biomeccaniche, grazie all’utilizzo di materiali rigidi, indicati in presenza di deformità, per apportare benefici all’angolo della volta plantare oppure della sottoastragalica (articolazione che si trova sotto la caviglia);
- pediatrici: sono plantari che nascono per correggere deformità e migliorare biomeccanica e struttura del piede in età pediatrica (5-10 anni). In genere i plantari correttivi vanno indossati all’incirca fino ai 10 anni di età del piccolo; solo successivamente si valuterà se intervenire se il difetto non è stato corretto completamente;
- propriocettivi o posturali: lavorano sulle catene muscolari nella parte superficiale del plantare e agiscono su apparati attivi per il miglioramento della postura.
“Sono molteplici le modalità per realizzare un plantare: dal calco gessato all’utilizzo di scanner che consentono di realizzare degli stampati 3D, a prodotti derivati dal controllo numerico CAD CAM. In base al tipo di piede, alla patologia e all’età del paziente, si opterà per uno specifico plantare per il miglioramento dell’appoggio del piede e della deambulazione” precisa il dott. Meminaj.
Per quali patologie è indicato
Le linee guida degli ultimi anni hanno sempre più ampliato il range di patologie in cui l’indicazione di plantare è fortemente raccomandata. Questi ausili vengono prescritti per diverse patologie pre e post operatorie, quali:
- metatarsalgia da sovraccarico (dolore sulla pianta del piede), callosità plantari, tallodinie da spina calcaneare, fasciti inserzionali e tendinopatie da sovraccarico, deformità come alluce valgo, alluce limitus/rigido, dita a griffe. In questi casi, il plantare scarica le zone interessate;
- piede piatto pronato e sindrome pronatoria. In queste condizioni è indicato il plantare semifunzionale oppure funzionale, per prevenzione e per evitare che la sintomatologia degeneri fino a stati artrosici importanti che necessitano poi di un intervento di protesi di caviglia;
- piede cavo supinato: il plantare evita che venga eseguita un’eccesiva rotazione del piede in supinazione forzata;
- ginocchio valgo oppure varo e sindromi rotulee: il plantare ha una funzione importante nelle intra ed extrarotazioni, evitando di compromettere la funzionalità del ginocchio;
- processi artrosici;
- dismetrie reali e apparenti.
Chi lo prescrive e quando è necessario
Il plantare viene prescritto dallo specialista ortopedico o dal podologo, dopo aver eseguito un’attenta visita o in seguito a esami strumentali, in condizioni di:
- algia (dolore);
- incapacità di movimento;
- deambulazioni errate.
Il plantare ortopedico personalizzato
“Il plantare deve essere personalizzato, costruito su misura in base al disturbo di cui si è affetti, in seguito alle indicazioni dello specialista. Adattare improbabili rialzi da banco o non seguire attentamente le indicazioni del prescrittore può non risolvere la problematica e peggiorare la severità della patologia di cui si è affetti”, conclude il dott. Meminaj.