I piedi piatti nei bambini: come riconoscerli e cosa fare

PUBBLICATO IL 02 GIUGNO 2020

Il piede piatto è una situazione di passaggio nei bambini piccoli e tende a ridursi crescendo. Quando è necessario intervenire? 

Durante i primi passi, quasi tutti i bimbi presentano una conformazione del piede con una volta plantare molto ridotta dovuta, nella maggior parte dei casi, sia al grasso sottocutaneo che permane dalla nascita sia ad altri fattori che rientrano nella deambulazione. 

Si tratta di una patologia minore che però, soprattutto nei bambini, deve essere trattata e diagnosticata precocemente per evitare conseguenze nel tempo.

Approfondisce l’argomento il dottor Fabrizio Arensi, responsabile dell’Unità di Chirurgia di Piede e Caviglia all’Istituto Clinico San Siro

Il piede piatto nei bambini e negli adolescenti

Esistono vari stadi di gravità in relazione a: 

  • caduta del piede all’interno (pronazione);
  • età;
  • scarsa correggibilità attiva;
  • presenza o meno di dolore. 

Nella maggior parte dei casi, il piede piatto nel bambino è asintomatico, invece, nell’adolescente può essere doloroso.

L'appoggio a terra del piede alterato e la diversa distribuzione del peso sulla pianta, può essere iniziale causa di dolore ai piedi e nel proseguo della crescita causa di sviluppo di fascite plantare ed alluce valgo.

“Il piattismo dei piedi nei bambini non richiede, solitamente, grosse preoccupazioni almeno fino ai 6-7 anni d’età - spiega il dottor Fabrizio Arensi -. Un piede che ha un appoggio piatto non ha grosse difficoltà né a correre, né a praticare altre attività sportive: l’unico campanello d’allarme si ha nel momento in cui il piede comincia a essere dolorante, portando alla necessità di consultare uno specialista. 

Anche il progredire di un piattismo fino ai 9-10 anni richiede il parere di uno specialista poiché un piede pronato potrebbe andare incontro a disturbi dolorosi, funzionali e di prestazione sportiva. 

La sindrome pronatoria è un’anomalia parafisiologica e biomeccanica che, nella maggior parte dei casi, tende a correggersi autonomamente, soprattutto nei momenti in cui il soggetto comincia a camminare e a fare sport. 

Il piattismo di un piede è, quindi, un difetto del movimento articolare tra l’astragalo e il calcagno per cui c’è una lassità dei legamenti”.

Come effettuare una corretta diagnosi 

Per diagnosticare un piede piatto, bisogna inizialmente sottoporsi a esami clinici. 

“Se il piede è libero di muoversi - prosegue l’esperto - i bambini vanno seguiti fino all’età di 9-10 anni e, a quel punto, si valuta se la pronazione del piede piatto è marcata con, magari, qualche fastidio durante la corsa o altre attività fisiche. 

È necessario monitorare la situazione dei piedi nel bambino interrogandolo su eventuale sintomatologia dolorosa e, in caso positivo, della frequenza. A questo proposito, è molto importante osservarlo mentre cammina sia con le scarpe, sia a piedi nudi e valutare lo stato di usura delle calzature.

In questo caso, si potrebbe prospettare di correggerlo per mezzo di plantari conformati, sia per mezzo di un intervento chirurgico mininvasivo. Ciò, però, deve essere fatto previa radiografia, soprattutto perché, molte volte, il dolore dell’articolazione sottoastragalica può essere ricondotto a infinite altre cause. 

Altri esami più specifici sono la TC o la RMN, atte a escludere altre patologie che potrebbero essere oncologiche, infettive, infiammatorie”. 

Come trattare il piattismo 

“Non tutti coloro che presentano un piede piatto sin dalla nascita vanno poi incontro a una persistenza del difetto - rassicura lo specialista -. 

La correzione del piattismo è indicata solo ed esclusivamente in alcuni casi e in una certa fascia di età (8-9 anni): nel caso in cui il soggetto non presentasse dolore, una buona attività fisica e ginnica potrebbe correggere questa anomalia senza ricorrere a plantari correttivi o intervento chirurgico.

In una parte di questi bambini, però, i piedi non tendono ad autocorreggersi perché nel loro schema motorio è rimasto improntato il movimento di quando erano piccoli oppure perché già presentano anomalie particolari nelle due ossa del piede che favoriscono la persistenza del piattismo”. 

In questi casi, l’attività sportiva fa sempre bene ma con moderazione: in una situazione di pronazione così accentuata, troppa attività non farebbe altro che peggiorare la situazione.

L’intervento chirurgico 

L'operazione, detta artrorisi, prevede l'introduzione di una piccola vite del diametro di 9-10 mm tra le due ossa principali del piede (astragalo e calcagno) attraverso una piccola incisione cutanea.

La vite, endosenotarsica, si oppone alla pronazione del calcagno facendo risalire la volta plantare, correggendo così la posizione del piede. Questa correzione, inizialmente di tipo meccanico, assume successivamente un ruolo propriocettivo, in quanto vengono stimolati i muscoli deputati al mantenimento della volta. L’intervento dura circa 10 minuti.

Si consiglia, quindi, di sottoporsi a controlli almeno una volta all’anno. “Se, il bambino con piattismo dovesse presentare episodi dolorosi - conclude il dottor Arensi - è necessario rivolgersi immediatamente ad uno specialista ortopedico pediatrico”.

Cura e Prevenzione