La Sindrome delle Apnee Ostruttive del Sonno (OSAS): cos’è e come si curano le apnee del sonno
PUBBLICATO IL 09 OTTOBRE 2024
La Sindrome delle Apnee Ostruttive del Sonno, o OSAS dall’inglese Obstructive Sleep Apnea Syndrome, è una patologia respiratoria cronica che peggiora la qualità del sonno e che interessa milioni di persone in tutto il mondo.
Ma cos'è esattamente la Sindrome delle Apnee Ostruttive del Sonno, quali sono i suoi sintomi e come si può intervenire per minimizzarli? Affrontiamo con il dottor Giovanni Sorrenti, responsabile dell’Unità di Otorinolaringoiatria I di Villa Erbosa, tutto ciò che c'è da sapere su questa condizione.
Cos'è l’OSAS e che effetti ha sul sonno
La Sindrome delle Apnee Ostruttiva del Sonno è un disturbo respiratorio cronico che si verifica durante le ore di sonno. È più comune negli uomini, soprattutto dopo i 50 anni (colpendo circa il 30% della popolazione maschile adulta), e nelle donne dopo la menopausa.
In chi ne soffre, le vie aeree superiori, ovvero naso, bocca e gola, si ostruiscono in modo parziale o completo più volte durante la notte, causando brevi interruzioni della respirazione.
“Durante il sonno la faringe si riduce di calibro e il respiro diventa un po’ rumoroso a causa della fisiologica riduzione del tono muscolare.
Nei pazienti affetti da OSAS, a causa di alterazioni anatomiche ostruenti o marcata riduzione del tono dei muscoli faringei, si verifica un restringimento tale da determinare una riduzione dell’aria che entra nei polmoni – spiega il dottor Sorrenti –.
In alcuni casi questo può portare periodicamente a un arresto temporaneo della respirazione (apnea).
Anche se il cervello percepisce queste interruzioni, spesso la persona non si sveglia, ma il sonno risulta comunque disturbato. Ne consegue un sonno di scarsa qualità, sonnolenza durante il giorno e maggiore rischio di incidenti”.
Sono individuabili 3 gradi di gravità di questa patologia cronica: basso, moderato e grave.
Cause della Sindrome delle Apnee Ostruttive del Sonno
Le cause della Sindrome delle Apnee Ostruttive del Sonno possono essere:
- anatomiche, legate alla struttura delle vie aeree;
- funzionali, legate al controllo dei muscoli della faringe.
Le cause anatomiche sono legate al restringimento delle prime vie aeree: “Ad esempio, avere il naso chiuso a causa di una deviazione del setto nasale o di turbinati ingrossati porta a dormire con la bocca aperta – sottolinea il dottor Sorrenti -. Altre cause possono essere l'ingrossamento delle tonsille, oppure avere una mandibola piccola o una lingua grande, che creano uno squilibrio nelle vie aeree”.
Accanto a queste cause anatomiche, ci sono fattori funzionali: “Non tutti i pazienti con caratteristiche anatomiche simili soffrono delle stesse apnee. Può infatti esserci una riduzione del controllo dei muscoli della faringe durante il sonno. Se i muscoli non riescono a mantenere la faringe aperta, il rischio di collasso aumenta”.
L'eccesso di peso è un altro fattore di rischio. Inoltre, con l'avanzare dell'età, i muscoli della gola tendono a perdere il tipico tono, aumentando dunque il rischio di collasso delle vie aeree sottostanti.
Alcool, fumo e sedentarietà sono infine altri grandi nemici di questa patologia.
I sintomi della Sindrome delle Apnee Ostruttive del Sonno
La Sindrome delle Apnee Ostruttive del Sonno può manifestarsi con una serie di sintomi, che possono variare in base alla gravità della condizione. I più comuni sono:
- russamento forte e persistente spesso notato dai partner;
- risvegli con sensazione di soffocamento durante il sonno;
- sonnolenza diurna;
- difficoltà di concentrazione e memoria;
- cefalea mattutina;
- irritabilità e cambiamenti dell'umore.
Gli effetti sul cuore: i sintomi cardiovascolari
Dal punto di vista del cuore e della circolazione, inoltre, ogni volta che la respirazione si blocca, l'ossigeno nel sangue diminuisce.
“Questo provoca una reazione del sistema cardiovascolare con:
- aumento della frequenza cardiaca;
- vasocostrizione (restringimento dei vasi sanguigni);
- innalzamento della pressione sanguigna.
Con il tempo – sottolinea lo specialista –, questo può causare problemi come infarti, ictus e ipertensione. Molti pazienti scoprono di avere apnee notturne dopo aver consultato un cardiologo per sintomi come angina pectoris (dolore al petto), pressione alta o aritmie”.
Spesso, il paziente si abitua al russamento e alle apnee, che peggiorano gradualmente, fino a considerare normale un sonno di bassa qualità.
La diagnosi della Sindrome OSAS
La diagnosi della Sindrome delle Apnee Ostruttive del Sonno prevede un'anamnesi approfondita, meglio se in presenza del partner, per valutare la presenza di sintomi suggestivi; la presenza di russamento tutte le notti e in tutte le posizione è fortemente indicativo della presenza di sindrome OSAS.
Lo specialista in otorinolaringoiatria esegue una valutazione approfondita delle prime vie aeree utilizzando un fibroscopio.
“Durante la visita, il medico può notare la presenza di alterazioni anatomiche ostruenti o la presenza di un aumentato collasso della faringe. Queste valutazioni endoscopiche e la presenza di una storia clinica indicativa di russamento cronico comportano un approfondimento diagnostico mediante esecuzione di una polisonnografia”.
La polisonnografia per sospetta OSAS
La polisonnografia è un test necessario per diagnosticare la Sindrome da Apnee Ostruttive del Sonno e consiste nel monitorare diversi parametri mentre il paziente dorme, tra cui l’andamento del respiro, la frequenza cardiaca, il livello di ossigeno nel sangue e la posizione del paziente.
“Questo esame è simile a un Holter notturno: il paziente indossa diversi sensori collegati a un registratore che monitora durante la notte i parametri respiratori e cardiaci. Grazie a questi dati, si può ottenere una diagnosi accurata della presenza e gravità delle apnee” afferma lo specialista.
La sleep endoscopy
Nei pazienti con la Sindrome da Apnee Ostruttive del Sonno considerate dallo specialista medio o gravi, per la valutazione della terapia più opportuna può essere indicata in alcuni casi l’esecuzione di una sleep endoscopy, un esame endoscopico delle prime vie aeree fatto con un fibroscopio mentre il paziente dorme.
Presso Villa Erbosa è disponibile un servizio diagnostico e terapeutico per il trattamento di questa patologia, utile per individuare le anomalie delle prime vie aeree e identificare la terapia più efficace e personalizzata.
Cure e trattamenti
Esistono diverse opzioni di trattamento per la Sindrome da Apnee Ostruttive del Sonno e la scelta dipende dal grado di gravità della condizione e dalle cause sottostanti.
La CPAP
“Nei casi più gravi, il primo trattamento è la CPAP, una terapia che prevede l'uso di una maschera collegata a una macchina che fornisce aria a pressione positiva costante - indica l’otorino -. Questa pressione impedisce il collasso della faringe, mantenendo le vie respiratorie aperte durante il sonno.
Si tratta di una terapia che dovrebbe essere utilizzata a lungo termine, ma non è tollerata da tutti; nei casi che non tollerano la terapia ventilatoria, nei casi meno gravi e nei soggetti giovani è importante poter disporre di trattamenti alternativi”.
Per tale motivo è sempre importante la valutazione dello specialista Otorino che può individuare la sede di ostruzione faringea e indirizzare il paziente verso un trattamento personalizzato.
L’intervento chirurgico sulla faringe
In pazienti selezionati la soluzione può essere rappresentata da un intervento chirurgico sulla faringe. “Questo tipo di intervento serve a rimuovere l’ostruzione e a stabilizzare le pareti della faringe per evitare il loro collasso durante il sonno.
Una tecnica molto efficace è la faringoplastica laterale espansiva, che non rimuove tessuti, ma fissa le pareti della faringe per evitarne il collasso durante il sonno”.
L’avanzatore mandibolare
Nei pazienti con apnee lievi o moderate, in cui il problema è causato dalla caduta della lingua all'indietro, si può adottare un apparecchio odontoiatrico chiamato avanzatore mandibolare. Questo dispositivo sposta la mandibola in avanti durante il sonno, evitando che la lingua ostruisca le vie aeree.
“Tutte queste terapie (ventilatoria, chirurgica e ortodontica) funzionano meglio se il naso è libero. Se il paziente ha il naso con scarsa pervietà, sarà difficile tollerare la CPAP o l'avanzatore mandibolare e anche l'efficacia della chirurgia sarà limitata – conclude il dottor Sorrenti -. Per questo, è comune intervenire anche sul setto nasale o sui turbinati per migliorare la respirazione nasale”.