Infarto del miocardio: come riconoscerlo

PUBBLICATO IL 16 DICEMBRE 2019

L’Infarto del miocardio rappresenta un serio rischio per il cuore: l’esperto ci spiega di cosa si tratta e come si cura.

“L’infarto miocardico acuto - spiega il dottor Maurizio Tespili, responsabile dell’Unità operativa di Cardiologia Ospedaliera dell’Ospedale Galeazzi-Sant’Ambrogio - è una situazione di emergenza clinica in cui si verifica l’occlusione acuta di una coronaria (su base trombotica), cioè di un'arteria che porta il sangue a una determinata porzione del muscolo cardiaco.

Tra i principali fattori di rischio per un infarto miocardico acuto ci sono:

  • la familiarità per infarto;
  • il diabete mellito;
  • il fumo;
  • l’ipertensione arteriosa;
  • l’ipercolesterolemia.

Questi aspetti possono contribuire alla rottura di placche aterosclerotiche presenti sulla parete arteriosa, con conseguente sviluppo di una trombosi che può ostruire come un tappo la cavità (lume) della coronaria interessata. Quest’occlusione determina un’interruzione improvvisa dell’arrivo di sangue al miocardio (ischemia) che, se protratta, può determinare una morte (necrosi) più o meno estesa delle cellule miocardiche

In relazione all’estensione del danno, il muscolo cardiaco può perdere più o meno funzione contrattile e andare incontro a dilatazione delle sue cavità”.

 

Come riconoscerlo: i sintomi dell’infarto

L’infarto miocardico acuto si manifesta con dei sintomi ben precisi 

  • dolore al torace (80% dei casi) possibilmente irradiato al collo o agli arti;
  • sudorazione fredda (70% dei casi); 
  • senso di nausea e vomito (30% dei casi).

“Non bisogna però confondere l’infarto miocardico acuto con l’arresto cardiaco - avverte il medico - : l’arresto cardiaco può essere la conseguenza di un infarto miocardico in caso di danno molto esteso che porta al blocco totale delle attività cardiache”.

 

 Le cause dell’infarto

“I fattori di rischio per l’insorgenza dell’infarto miocardico sono 5 - continua lo specialista -:

  • il fumo di sigaretta;
  • l’obesità;
  • il diabete;
  • l’ipertensione;
  • l’ipercolesterolemia.

Il sesso non incide sul rischio di insorgenza, perché sia l’uomo che la donna hanno probabilità analoghe soprattutto oltre i 55 anni (fino a quell’età media le donne sono più protette per motivi di natura ormonale)”.

 

L’intervento di angioplastica  

Il trattamento più efficace per l’infarto miocardico acuto è rappresentato dall’angioplastica primaria con stenting coronarico.

“Si tratta di una procedura che permette di riaprire il vaso mediante l’inserimento di un filo (guida) su cui si fa scorrere un palloncino su cui è montato lo stent. Quest’ultimo dilatandosi all’interno dell’arteria nel punto occluso, schiaccia la placca/trombo e determina, così, una riapertura del vaso”. 

Gli stent medicati sono dispositivi biomedicali altamente efficaci e performanti, che garantiscono pervietà a lungo dell’arteria curata.

Tuttavia può accadere che non funzionino: “Il 5-10% dei casi possono andare incontro a restringimenti (restenosi) - avverte il dottore - che nella maggior parte dei casi possono essere curati con una nuova angioplastica”. 

 

Le aspettative di vita dopo un infarto

Se 30 anni fa le percentuali di mortalità per un infarto miocardico acuto si aggiravano intorno al 20-25%, oggi sono scese al 2%, grazie all’introduzione dell’angioplastica primaria e di farmaci sempre più potenti. 

“Una volta effettuato l’intervento - conclude Tespili - è, però, necessario correggere il più possibile i fattori di rischio:

  • smettere di fumare;
  • seguire una dieta sana e bilanciata;
  • praticare costante attività fisica;
  • seguire rigorosamente le terapie (nei casi specifici) per il trattamento del diabete, del colesterolo o della pressione alta. 

Tali accorgimenti sono senz’altro utili nel ridurre al minimo il rischio di recidiva infartuale”.

Cura e Prevenzione