Screening precoce della fertilità: i risultati dell’iniziativa svoltasi al Policlinico San Marco su ragazzi 16-25 anni
PUBBLICATO IL 20 NOVEMBRE 2024
La dottoressa Maxia ha presentato i primi risultati dell’iniziativa, che si è svolta a giugno scorso al Policlinico San Marco, durante un incontro all’Ordine dei biologi della Lombardia
Il 56% dei ragazzi tra i 16 e i 25 anni presenta una morfologia degli spermatozoi inferiore alla media, mentre nelle ragazze della stessa età il 54% non ha mai effettuato un pap test.
Sono questi alcuni dei dati emersi dalla prima tappa dello screening precoce della fertilità, rivolto a ragazzi e ragazze dai 16 ai 25 anni, promosso da ProcrearTe Onlus in collaborazione con ATS Bergamo, con il patrocinio dell’Ordine dei Biologi della Lombardia, effettuato nel mese di giugno presso il Policlinico San Marco.
“I primi risultati emersi dallo screening, anche se su un campione limitato di circa 100 tra ragazzi e ragazze, confermano l’importanza di mettere in atto campagne di screening precoce della fertilità”, sottolinea la dottoressa Nicoletta Maxia, presidente di ProcrearTe Onlus e biologa responsabile del centro di PMA (Procreazione Medicalmente Assistita) del Policlinico San Marco.
I risultati dello studio nella popolazione maschile
“Il 56% dei ragazzi presenta una morfologia degli spermatozoi inferiore alla media, ma non solo: nel 58% dei casi anche l’integrità del DNA spermatico è borderline, quindi non scevra da frammentazione, in alcuni casi anche ridotta e compromessa - spiega la dott.ssa Maxia -.
Si tratta di percentuali importanti, considerata la giovane età del campione. Sono dovute probabilmente a fattori ambientali, ma anche e soprattutto a stili di vita che prevalgono nei giovani di tale fascia d’età (fumo, droghe, alcool, alimentazione non equilibrata, sedentarietà, ecc…) che potrebbero avere un impatto significativo sui dati di natalità del futuro, già particolarmente bassa nel nostro Paese e nella nostra Regione.
Queste 2 condizioni, infatti, possono compromettere la fertilità e quindi la possibilità di diventare genitori. La notizia positiva è che, individuandole precocemente, in molti casi possono essere migliorate e in alcuni casi, qualora siano causate da patologie specifiche come il varicocele o infezioni e/o infiammazioni, anche risolte”.
Altri dati emersi dallo screening maschile
Tra gli altri dati emersi dallo screening maschile, effettuato attraverso spermiogramma con capacitazione e test di frammentazione del DNA tramite l’utilizzo di acido ialuronico (secondo le linee guida WHO 2021) e visita uro-andrologica, si osserva che:
- il 46% presenta delle agglutinazioni degli spermatozoi nel liquido seminale. Questo dato denota un aumento di autoanticorpi nel liquido seminale che potrebbe portare a una causa di infertilità di tipo ‘immunologico’;
- il 30% dei ragazzi presenta un volume di liquido seminale anomalo (o inferiore a 1,4 ml o superiore a 4,5 ml). Anche questo dato potrebbe denotare una eiaculazione retrograda, se poco, oppure, se troppo, potrebbe essere indice di infezione in genere prostatica o delle vescicole seminali;
- il 34% ha una viscosità del liquido seminale aumentata. La viscosità ‘imbriglia’ gli spermatozoi come in una camicia di forza impedendo loro di andare liberamente attraverso le tube della partner a fecondare l’ovulo. Questo indice aumentato spesso è correlato anch’esso con un principio di infezione spesso unito al ph che diventa alcalino.
“Tutti i parametri presi in considerazione, ovvero morfologia e DNA degli spermatozoi, presenza di agglutinazioni, volume e viscosità del liquido seminale sono cruciali per determinare sia il livello di fertilità, sia la qualità degli spermatozoi - continua la dottoressa Maxia -.
Fare prevenzione, curando questi parametri del liquido seminale alterati, vuol dire riabilitare il ragazzo alla ‘via del ripristino della fertilità’”.
I risultati dello screening femminile
Per quanto riguarda le ragazze, per le quali lo screening è consistito in una visita ginecologica con ecografia, i dati più significativi emersi sono caratterizzati da luci e ombre:
- il 54% non ha mai eseguito un pap test;
- solo il 54% ha effettuato il vaccino per l'HPV;
- l'81% utilizza un contraccettivo durante i rapporti sessuali dimostrando consapevolezza rispetto alla prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili, uno dei fattori di rischio di infertilità femminile in età giovanile.
L’importanza di proteggere e salvaguardare la fertilità
“Salvaguardare la fertilità significa favorire la natalità e tutelare il futuro stesso della nostra società. Per questo è importante continuare a sensibilizzare e informare su questo tema a partire dai ragazzi più giovani, così da individuare eventuali problemi il prima possibile e, se presenti già in modo importante, il rivolgersi a un centro PMA per il così detto ‘social freezing’ - consiglia la dottoressa Maxia -.
Il social freezing consiste nel congelare i propri gameti, sia per prevenzione sia se già compromessi (oligo-asteno-teratozoospermia, azospermia, ridotta riserva ovarica, endometriosi, ecc.), in modo da avere una piccola scorta in caso di bisogno futuro.
Aiutare i giovani a imparare a proteggere la propria fertilità significa educare a un corretto stile di vita, salute e nutrizione e, non in ultimo, allo sport e wellness con l’obiettivo di aumentare il numero delle nascite in una popolazione che va sempre ad aumentare il livello di anzianità” conclude la dottoressa Maxia.