Mal di schiena: le differenze tra uomini e donne
PUBBLICATO IL 04 LUGLIO 2022
Ci possono essere diversi tipi di mal di schiena e possono avere cause diverse, negli uomini e nelle donne.
Sono oltre 15 milioni gli italiani alle prese con il mal di schiena, un disturbo tanto frequente quanto differente da persona a persona. La sua insorgenza è dovuta a molteplici patologie che concorrono alla comparsa dei sintomi: l’ernia del disco, l’artrosi, l’osteoporosi, la fibromialgia e molti altri.
Insieme al Dott. Matteo Bonetti, Responsabile del Servizio di Neuroradiologia dell’Istituto Clinico Città di Brescia, inquadriamo meglio questo disturbo, dalla diagnosi alla terapia, distinguendo il mal di schiena maschile da quello femminile.
Il mal di schiena negli uomini e nelle donne
Il mal di schiena non è un disturbo uguale per tutti: uomini e donne, infatti, sono entrambi colpiti dal mal di schiena, ma in percentuali diverse, con il 16% delle donne e l’11% degli uomini, e con cause, sintomi e decorsi differenti.
Le cause
Le patologie che concorrono all’insorgenza del mal di schiena possono essere diverse, ad esempio:
- fibromialgia, osteoporosi e reumatismi sono maggiormente frequenti nel sesso femminile;
- ernia del disco, artrosi e sinoviti, intrarticolari o interarticolari, post traumatiche sono più consuete tra gli uomini.
I sintomi del mal di schiena
I sintomi del mal di schiena cambiano in funzione della patologia che concorre alla sua insorgenza.
Se il disturbo è originato da un’ernia discale, è probabile soffrire di lombalgia o sciatalgia con un dolore localizzato nella parte bassa della schiena e magari anche nella parte esterna delle gambe.
Se, invece, si soffre di artrosi, si ha un decorso più lento e graduale che porterà, generalmente dopo i 50/60 anni ad una degenerazione ossea, sindrome faccettale che determinerà inevitabilmente una riduzione dello spazio articolare e una lombalgia cronica.
Se si è affetti da cervicalgia, si percepisce un dolore localizzato all’altezza delle vertebre più alte della colonna con rigidità e contrattura muscolare.
La diagnosi
La cosa migliore da fare per inquadrare al meglio il proprio mal di schiena è sottoporsi ad un’attenta visita clinica a cui deve seguire la parte diagnostica. Per la prima tappa del processo diagnostico si prescrive in genere una radiografia della colonna vertebrale grazie alla quale reperire informazioni preziose sullo stato osseo della colonna stessa.
In seguito si può procedere con una Risonanza Magnetica (RM) che, consentendo di vedere la colonna in tutti i piani dello spazio (visione multiplanare), restituisce dettagli importanti sulla salute dei tessuti molli, oppure con una TAC, uno strumento diagnostico molto utile per la valutazione clinica sia di ossa che di tessuti molli. Quest’ultima vanta una qualità superiore nella definizione della patologia ossea ed è molto utilizzata perché permette di conseguire informazioni importanti sullo stato di ‘usura’ dei dischi vertebrali e sulla salute delle radici nervose.
Infine, in alcuni casi, si può ricorrere alla risonanza magnetica con mezzo di contrasto grazie alla quale è possibile ottenere ulteriore informazioni diagnostiche con una panoramica completa sullo stato di salute di:
- legamenti;
- muscoli;
- istmi, porzione ristretta dell’arco posteriore della vertebra;
- peduncoli, ovvero le radici ossee dell’arco di una vertebra.
Le terapie
In presenza di un mal di schiena persistente è bene rivolgersi al proprio medico curante per iniziare la terapia farmacologica con antinfiammatori e miorilassanti. Se dopo 7/10 giorni non si ottengono i benefici sperati, è opportuno rivolgersi ad uno specialista per un corretto inquadramento diagnostico.
La cosa fondamentale da ricordare è che non bisogna mai trattare la colonna vertebrale in assenza di una documentazione neuroradiologica completa: potrebbero essere più i rischi che i benefici.