
I rischi del caldo e farmaci cardiovascolari: cosa sapere
PUBBLICATO IL 11 LUGLIO 2025
Con l’arrivo dell’estate e l’aumento delle temperature l’apparato cardiovascolare va incontro a una serie di adattamenti fisiologici che sono ben tollerati nelle persone sane, ma possono creare situazioni critiche in chi soffre di malattie cardiovascolari.
In questi casi è utile monitorare con particolare attenzione le terapie farmacologiche e, soprattutto, l’assunzione degli antipertensivi che possono accentuare gli effetti negativi del caldo.
Approfondiamo l’argomento con il Professor Alberto Morganti, specialista in Cardiologia della Casa di Cura della Madonnina, per comprendere meglio i rischi cardiovascolari legati alle alte temperature, come ridurli con i comportamenti quotidiani e come regolarsi con le terapie.
Effetti del caldo sul cuore e sulla circolazione
Il caldo manifesta i suoi effetti principalmente attraverso 2 meccanismi:
- vasodilatazione del circolo periferico: per facilitare la dispersione del calore, l’organismo dilata i vasi sanguigni periferici. La riduzione della pressione arteriosa che ne può derivare viene compensata da un aumento della frequenza cardiaca, che consente di mantenere costante il flusso di sangue agli organi vitali;
- aumento della sudorazione, che se non compensato con l’introduzione di liquidi può portare alla disidratazione e alla perdita di sali minerali (elettroliti come il sodio, il potassio e il magnesio) essenziali per il corretto funzionamento cellulare e in particolare dei muscoli scheletrici e del cuore. Ne possono derivare sintomi come debolezza, crampi e alterazioni del ritmo cardiaco.
Rischi del caldo nei soggetti con malattie cardiovascolari
Nei soggetti affetti da patologie dell’apparato cardiovascolare il caldo può determinare alcuni rischi legati principalmente a:
- aumento della frequenza cardiaca: anche se modesto, questo può essere critico nei pazienti con scompenso cardiaco, peggiorandone i sintomi come la mancanza di respiro (dispnea) o il gonfiore agli arti (edemi) dovuti alla ridotta capacità contrattile del cuore. Gli squilibri elettrolitici, oltre a peggiorare la contrazione cardiaca, possono innescare gravi alterazioni del ritmo cardiaco come extrasistoli e/o fibrillazione atriale;
- disidratazione e il conseguente eccessivo calo della pressione arteriosa possono causare una riduzione della funzione renale, che contribuisce ad aggravare il lavoro del cuore. La perdita degli elettroliti e la disidratazione possono avere effetti negativi anche al di fuori del cuore come, ad esempio, aumentando la glicemia nei pazienti diabetici.
Le terapie farmacologiche da monitorare
Durante il caldo è opportuno monitorare attentamente con il medico alcune terapie farmacologiche in uso come i Farmaci Antipertensivi di tutte le classi:
- diuretici;
- ACE inibitori;
- sartani;
- calcioantagonisti;
- betabloccanti;
- alfabloccanti.
Questi farmaci possono causare riduzioni eccessive della pressione (valori stabilmente inferiori a 110 di massima, specie negli anziani) quando i loro effetti si sommano a quelli della fisiologica vasodilatazione indotta dal caldo.
Per questi motivi il dosaggio degli antipertensivi può essere ridotto nella stagione calda, ma sempre sotto controllo medico e misurando spesso la pressione arteriosa per evitare “rimbalzi“ verso valori pericolosamente elevati.
I diuretici, in particolare, vanno monitorati perché più delle altre classi di farmaci possono peggiorare la disidratazione e la perdita di elettroliti.
I betabloccanti sembrano controindicati durante i periodi di gran caldo perché, diminuendo la frequenza cardiaca possono ostacolarne il fisiologico aumento indotto dalle alte temperature. Tuttavia, la loro riduzione deve essere valutata dal medico con prudenza e tener conto della frequenza cardiaca a riposo (sì se normo-bassa 50-60/min, no se alta 75-80/min) e della malattia cardiaca sottostante (no nelle cardiopatie ischemiche come gli infartati).
Gli alfabloccanti, utilizzati anche nel trattamento dell’ipertrofia prostatica, possono essere prescritti dal cardiologo in dosaggio ridotto per i pazienti affetti da questa patologia, così da evitare un effetto ipotensivo (quindi che riduce la pressione arteriosa) non voluto.
Gli effetti negativi dei digitalici (aritmie e vasocostrizione del circolo coronarico) possono essere accresciuti dalla disidratazione e dalle alterazioni degli elettroliti, rappresentando un rischio concreto perché le dosi terapeutiche di questi farmaci sono molto vicine a quelle che causano effetti tossici.
Quando recarsi dal medico
Generalmente, per una rivalutazione della terapia farmacologica è indicato recarsi dal cardiologo alcune settimane prima del caldo.
È fondamentale, poi, rivolgersi a lui in caso si avverta:
- spossatezza eccessiva;
- capogiri o sensazione di svenimento;
- aumento della frequenza cardiaca a riposo;
- palpitazioni anomale;
- gonfiori alle gambe anomali o difficoltà respiratorie;
- calo della pressione arteriosa;
- aumento di peso inspiegabile (possibile ritenzione di liquidi).
Se i sintomi sono preoccupanti, è consigliabile recarsi tempestivamente al Pronto Soccorso per una valutazione cardiologica immediata.
Come proteggersi dal caldo: consigli utili
Oltre alla terapia cardiologica, che è opportuno venga sempre rivalutata, il professore ricorda alcuni semplici e fondamentali precauzioni da seguire in generale con le alte temperature:
- idratarsi adeguatamente con acqua durante la giornata, ma senza esagerare per evitare un’eccessiva ritenzione di liquidi. Evitare, invece, bevande zuccherate o alcoliche;
- evitare sforzi fisici intensi ed esposizioni al sole nelle ore più calde (dalle ore 11 alle 16);
- preferire pasti leggeri e ricchi di frutta e verdura, senza eccessi di sale;
- indossare cappelli, occhiali da sole e abiti chiari, leggeri e in tessuti traspiranti;
- rinfrescare gli ambienti domestici con ventilatori, climatizzatori o tenendo le tapparelle abbassate durante il giorno;
- controllare regolarmente la pressione arteriosa e il peso corporeo;
- non interrompere mai le cure, ma mantenere sempre un contatto con il proprio medico.