Stitichezza e reflusso gastroesofageo: cosa li lega?
PUBBLICATO IL 01 FEBBRAIO 2022
Il reflusso gastroesofageo e la stipsi (o stitichezza) sono due tra i disturbi più frequenti nelle persone e per i quali, almeno una volta nella vita, tutti abbiamo sofferto.
Spesso, i sintomi del reflusso sono facilmente riconoscibili mentre, in alcuni casi, sono atipici, rendendo la diagnosi lunga e inaspettata. Circa il 20-30% della popolazione generale occidentale è colpita da sintomi del reflusso, con un incremento dai 40 anni in sù e che dipende da diverse cause.
La stipsi, comunemente detta stitichezza, si manifesta principalmente nei soggetti femminili e può intensificarsi con il progredire dell’età. Anche quest’ultima, ha diversi fattori che ne favoriscono l’insorgenza.
Ma esiste una correlazione tra i due disturbi? Come capire quando l’uno influenza l’altro? Ce ne parla la dottoressa Cristina Ogliari, gastroenterologa presso il Centro di Fisiopatologia Esofagea dell’Istituto Clinico Sant’Ambrogio e presso l'Istituto Clinico San Siro e Smart Clinic.
Reflusso gastroesofageo: cos’è e sintomi
“Con reflusso gastroesofageo, si intende il ritorno di ciò che è contenuto all’interno dello stomaco nell’esofago ed è caratterizzato dalla presenza di diversi sintomi, che si dividono in sintomi tipici e sintomi atipici”, spiega la dott.ssa Ogliari.
I sintomi tipici
Tra i sintomi tipici troviamo:
- bruciore o acidità;
- rigurgito;
- eruttazione;
- disfagia occasionale (sensazione del blocco del cibo).
I sintomi atipici
I sintomi atipici, invece, sono legati all’irritazione neurologica di tutto ciò che sta intorno all’esofago come:
- mal di gola;
- senso di corpo estraneo in gola;
- scialorrea (cioè un aumento della secrezione salivare) che deriva dall’irritazione faringea;
- disfonia (alterazione della voce);
- dolore toracico;
- tachicardia;
- asma.
Le cause del reflusso
Tutto ciò è sostanzialmente dovuto alla presenza di un’incapacità da parte dello stomaco di trattenere ciò che contiene, per cui le cause principali di reflusso sono correlate a una carenza di tenuta del cardias, che è la valvola che mette in comunicazione l’esofago con lo stomaco.
Questo può essere aggravato anche dall'incapacità dello stomaco di svuotarsi adeguatamente, per cui ciò che c’è al suo interno ristagna più facilmente (e quindi poi più facilmente risale), e da un’alterazione nella motilità, cioè nel movimento dell’esofago che non è in grado di ripulirsi dal reflusso post prandiale.
Cos’è la stipsi
Come specifica il medico: “La stipsi, o stitichezza, è caratterizzata da un’alterazione dell’evacuazione delle feci che può essere legata a:
- un rallentamento del transito delle feci all’interno del colon;
- un’incapacità di espellerle, ovvero una defecazione ostruita.
Ovviamente, questo accade quando si parla di stitichezza funzionale, in cui vengono escluse tutte le cause organiche come ad esempio una malattia del colon, un tumore, una malattia della tiroide e altre cause”.
Il legame tra reflusso e stipsi
Perché la stitichezza e il reflusso sono correlati? “Perché sostanzialmente, essendo tutto il tratto gastroenterico un unicuum (tutto collegato), se dal punto di vista intestinale c’è un’alterata motilità, si creano meccanismi di feedback, di freno, di tutto il tratto gastroenterico a monte del colon, tra cui lo stomaco e l’esofago - prosegue l’esperto - quindi, si verifica un aumento del ristagno dello stomaco e di ciò che si trova all’interno di esso, che è una delle cause del reflusso”.
Ma come avere la certezza che la causa del reflusso è la stitichezza? “Quando una persona avverte sintomi da reflusso, è chiaro che ci si focalizza su l’esofago e sullo stomaco - sottolinea la specialista -. Spesso, ci si dimentica di questa correlazione con il colon e quindi, la prima cosa da fare attraverso la visita gastroenterologica è procedere con un’anamnesi accurata in cui lo specialista chiede al paziente come si scarica durante il giorno.
È diverso un paziente che ha il reflusso e si scarica regolarmente rispetto a un paziente che ha il reflusso ed è stitico. Dopodiché prima di fare accertamenti specifici per il reflusso, è bene che si risolva il problema della stitichezza perché talvolta è sufficiente correggere la stitichezza e seguire specifiche norme comportamentali per il reflusso”.
Come intervenire
Prima di tutto è importante seguire norme comportamentali corrette:
- come si mangia, come si beve, come si sta seduti a tavola: tutto questo può facilitare una più veloce risoluzione della stitichezza e del reflusso perché se una persona segue regole alimentari corrette, ciò può portare notevoli benefici sia sulla stitichezza sia sul resto dell’organismo;
- attenzione anche allo stress: situazioni di maggiore pressione come ad esempio un cambio di lavoro possono incidere negativamente su questi disturbi.
Nel caso sia necessario ricorrere all’utilizzo di medicinali, la terapia in questo caso è duplice, nel senso che andrebbe a correggere sia la stitichezza sia eventualmente anche il reflusso. Quindi si può regolarizzare il modo di andare in bagno con lassativi e nel contempo controllare i sintomi da reflusso con alginati e inibitori della pompa protonica.
Bisogna però ricordare che non tutti gli stitici però soffrono di reflusso e non tutti quelli che soffrono di reflusso sono stitici. Essendo sintomi funzionali cioè che riguardano la funzione di un organo sono sintomi che possono ripresentarsi se le condizioni cambiano.
“Se una persona trova un benessere attraverso corrette norme comportamentali, una buona alimentazione e un’attività fisica costante, o meno stress - conclude Ogliari - la situazione rimarrà sotto controllo”.
I consigli del gastroenterologo
Cosa consigliare a chi presenta un’associazione di sintomi simile?
- bere spesso: nel corso della giornata è necessario bere tanto ma a piccoli sorsi e frequentemente (1.5-2 litri) perché migliora la stitichezza;
- consumare pasti frequenti ma non troppo abbondanti;
- evitare periodi di digiuno prolungato;
- fare esercizio fisico costante: il movimento stimola la motilità del tratto gastroenterico;
- dormire regolarmente: aiuta a dare un ritmo alla motilità intestinale sia dal punto di vista dell’esofago, sia dal punto di vista del colon.