Come origina un tumore? Le risposte dell’oncologa

PUBBLICATO IL 31 AGOSTO 2021

La carcinogenesi è il processo che porta un tessuto sano a diventare tessuto tumorale. Il tutto origina da una prima e unica cellula sana che subisce una mutazione, cioè quando un fattore esterno o ereditario modifica il DNA della cellula e la trasforma, dando vita a un tessuto, a seguito del moltiplicarsi di questa cellula.

La dottoressa Doris Mascheroni, responsabile dell’Unità di Oncologia all’Istituto Clinico Villa Aprica di Como, spiega le fasi di questo processo.

 

Come avviene la trasformazione in tessuto tumorale

“Questo tessuto - spiega la dottoressa Mascheroni - non è ancora neoplastico, cioè tumorale, ma col passare del tempo (settimane, mesi, se non addirittura anni) potrebbe, attraverso altre mutazioni, trasformarsi definitivamente in tessuto tumorale.

Se si innesca il meccanismo di trasformazione in tumore, ma il nostro sistema anticorpale, cioè le difese che il nostro organismo mette in pista, è abbastanza forte, la carcinogenesi verrà bloccata.

Viceversa coloro che hanno un sistema di anticorpi insufficiente (come, per esempio, gli ammalati di AIDS) faranno più fatica a distruggere e bloccare questa trasformazione e le cellule trasformate avranno campo libero per diventare definitivamente cellule tumorali”.

Da ciò si deducono delle notizie fondamentali: innanzitutto il tumore è una malattia che ha origine genetica; nel momento in cui si potrà bloccare la prima mutazione, si avrà la certezza di avere sconfitto il cancro; la malattia tumorale nasce da una “lotta” tra i geni che accelerano la trasformazione e i geni che la sopprimono, ma non solo, la potenza del sistema anticorpale di ciascun organismo è indispensabile per eventualmente bloccare tale trasformazione.

 

Come originano le mutazioni

“Le mutazioni - continua la specialista - possono essere di 2 tipi:

  • mutazioni esogene: provengono da fattori esterni al nostro organismo;
  • mutazioni endogene: sono già presenti nel nostro corpo.

 

I fattori esterni: le sostanze cancerogene

Per quanto riguarda gli agenti ‘esterni’ a noi, la IARC (Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro) ha indicato un numero di 400 sostanze classificabili come cancerogene, probabilmente cancerogene o possibilmente cancerogene per l’uomo.

Sostanze o preparati cancerogeni e/o mutageni sono presenti in diversi settori: li si può trovare come materie prime (es. agricoltura, industria petrolchimica e farmaceutica, laboratori di ricerca), o come sottoprodotti derivati da alcune attività (es. saldatura degli acciai inox, asfaltatura stradale, produzione della gomma). La normativa in materia di salute e sicurezza sul lavoro (d.lgs. 81/2008 e s.m.i.) contiene prescrizioni specifiche e rigorose per la tutela dei lavoratori potenzialmente esposti ad agenti cancerogeni e mutageni, considerata la loro pericolosità per la salute umana.

Basti pensare all’amianto riconosciuto ufficialmente come agente esterno che determina la nascita del cancro della pleura (mesotelioma) o il fumo di sigaretta responsabile dell’80% dei tumori del polmone”.

 

La prevenzione dei tumori da agenti cancerogeni

Questo fatto porta ad avere un’importante strategia di prevenzione dei tumori: ridurre o eliminare gli agenti mutageni esterni può contribuire enormemente alla diminuzione del rischio di carcinogenesi.

 

I fattori interni: le mutazioni spontanee

“Le mutazioni spontanee, invece, sono mutazioni provocate da fattori chimici interni al nostro organismo e da errori nei processi che si attuano sul materiale genetico - specifica la dottoressa -. Queste mutazioni sono ereditabili e utili anche nella prevenzione/diagnosi precoce dei tumori.

In particolare la mutazione di un gene detto Breast Cancer (BRCA) nella donna affetta da tumore che abbia una familiarità per questa neoplasia indica un fattore di rischio aumentato di cancro mammario o ovarico per le discendenti.

Ovviamente, per ora, queste mutazioni non sono gestibili come invece accade eliminando gli agenti esterni mutageni, tuttavia ci consentono di ‘allertare’ i pazienti a rischio a dei controlli più ravvicinati per una eventuale diagnosi precoce di neoplasia che, come è noto, comporta un’alta percentuale di guarigione”.

Anche la sindrome di Lynch, nota anche come Hereditary Non-Polyposis Colorectal Cancer (HNPCC), in italiano cancro colorettale ereditario non poliposo, è una sindrome di predisposizione genetica che aumenta il rischio di sviluppare un cancro del colon-retto nel corso della vita.

“Il legame che esiste fra alcune specifiche mutazioni genetiche e alcune tipologie di cancro - conclude Mascheroni - è un'area in cui si stanno concentrando sempre di più gli sforzi dei ricercatori”.

 

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