Osteopenia: segnali da non ignorare e come differenziarla dall’osteoporosi

Osteopenia: segnali da non ignorare e come differenziarla dall’osteoporosi

PUBBLICATO IL 26 NOVEMBRE 2025

Osteopenia: segnali da non ignorare e come differenziarla dall’osteoporosi

PUBBLICATO IL 26 NOVEMBRE 2025

Consulta il CV del dott. Orsini reumatologo dell'Ospedale Galeazzi-Sant’Ambrogio

Quando si parla di salute delle ossa, la prima parola che viene in mente è quasi sempre osteoporosi. Ma esiste una condizione meno conosciuta e spesso sottovalutata: l’osteopenia, caratterizzata da una iniziale perdita di massa ossea, che spesso precede una più severa riduzione della densità scheletrica.

Riconoscerla per tempo è importante, perché permette di intervenire con strategie preventive e mantenere le ossa più forti.

Ne abbiamo parlato con il dottor Francesco Orsini, reumatologo dell’IRCCS Ospedale Galeazzi-Sant’Ambrogio e di Palazzo della Salute-Wellness Clinic, che ci ha spiegato cos’è l’osteopenia, quali sono le cause più comuni e come agire per evitare che evolva in osteoporosi.

 

Cos’è l’osteopenia e come si differenzia dall’osteoporosi

Osteopenia e osteoporosi sono 2 stadi della stessa problematica: la riduzione della massa ossea. La differenza consiste unicamente nell’entità della perdita” spiega il dottor Orsini.

A misurare questa differenza è la densità minerale ossea (BMD), valutata con un esame semplice e non invasivo chiamato MOC (Mineralometria Ossea Computerizzata)

Il valore di densità minerale ossea del paziente ottenuto da questa metodica viene confrontato con il valore medio del picco di massa ossea, ovvero la densità che le ossa raggiungono in un adulto giovane e sano.

Aggiunge il reumatologo: “La differenza tra questi 2 valori si esprime con il T-score

  • valore T-score compreso tra -1 e -2,5 parliamo di osteopenia;
  • valore T-score sotto -2,5 si parla di osteoporosi”.

 

Quali sono le cause dell’osteopenia

Secondo i dati più recenti, l’osteopenia colpisce fino al 40% degli adulti, con una maggiore incidenza nelle donne (soprattutto dopo la menopausa) e le sue cause possono essere molteplici

  • fattori genetici; 
  • stili di vita; 
  • alimentazione; 
  • alcune condizioni cliniche specifiche.

Fattori genetici

“La predisposizione genetica, in termini di una minore capacità di raggiungere un picco di massa ossea ottimale, riveste sicuramente un ruolo non trascurabile - spiega Orsini -. Tuttavia, stile di vita, alimentazione, attività fisica ed alcune condizioni cliniche fanno la differenza”. 

Avere una familiarità per l’osteoporosi non significa, quindi, automaticamente svilupparla, ma richiede maggiore attenzione nella prevenzione.

Alimentazione e condizioni cliniche specifiche

Anche una dieta povera di calcio può rendere più difficile mantenere ossa forti. 

Il dottor Orsini precisa: “Tutto ciò che influenza il raggiungimento del picco di massa ossea può avere effetti a lungo termine. Ad esempio, durante l’adolescenza, la sedentarietà oppure un'alimentazione caratterizzata da un basso introito calcico può compromettere l’ottimale sviluppo del tessuto scheletrico”.

Tra i fattori di rischio ci sono anche disturbi alimentari, come anoressia e bulimia, o disordini endocrinologici e ginecologici, come la sindrome dell’ovaio policistico o altre problematiche che alterano il ciclo mestruale.

Inattività fisica e sedentarietà

“Durante lo sviluppo puberale, l’esercizio fisico stimola la formazione e una maggiore resistenza meccanica del tessuto osseo. Nell’età adulta, una regolare attività fisica, specie se dinamica, aiuta a preservare la salute dello scheletro. 

Al contrario, una vita sedentaria accelera la fisiologica riduzione della massa ossea” spiega il reumatologo.

 

Sintomi dell’osteopenia: i segnali da riconoscere

“L’osteopenia, come anche l’osteoporosi, sono condizioni cliniche insidiose, poiché non provocano dolore né altri sintomi o segni evidenti. Spesso ci si accorge della presenza solo dopo la prima frattura da fragilità” avverte il medico.

Le fratture da fragilità più comuni riguardano vertebre, femore e polso, ma possono verificarsi anche in altre parti del corpo, a volte dopo traumi minimi.

Ecco perché controlli preventivi sono fondamentali, soprattutto nelle donne dopo la menopausa.

Osteopenia e dolori articolari: esiste un legame?

Molti associano osteopenia a mal di schiena o dolori articolari, ma non c’è un collegamento diretto.

 “Queste condizioni riguardano le ossa, non le articolazioni. Il dolore compare solo in caso di fratture. Mal di schiena o dolori alle articolazioni hanno altre cause, come l’artrosi o alcune malattie reumatiche, che meritano una valutazione specifica” chiarisce lo specialista.

 

Diagnosi dell’osteopenia: esami utili

La MOC rimane l’unico strumento per valutare la presenza di una ridotta massa ossea, e distinguere tra osteopenia e osteoporosi. Le linee guida raccomandano di eseguire l’esame almeno 1 volta nella vita, soprattutto nelle donne sopra i 65 anni

Prima di questa età, il medico di base valuta l’opportunità dell’esecuzione dell’esame in presenza di fattori di rischio come:

  • menopausa precoce;
  • patologie endocrine o infiammatorie croniche;
  • terapia prolungata con corticosteroidi;
  • fratture pregresse da fragilità;
  • familiarità per osteoporosi.

 

Quando è necessario un trattamento

“Non tutti i pazienti con osteopenia necessitano subito di farmaci” spiega il dottor Orsini. 

Il trattamento farmacologico è indicato, infatti, solo se ci sono fattori di rischio aggiuntivi, come:

  • uso prolungato di corticosteroidi;
  • trattamento con blocco ormonale in pazienti donne con carcinoma mammario o uomini con carcinoma prostatico;
  • fratture pregresse da fragilità;
  • sindromi da malassorbimento come la malattia celiaca.

In questi casi, un'adeguata supplementazione calcio-vitaminica o l’impiego di farmaci antiriassorbitivi possono aiutare a mantenere la densità ossea e prevenire fratture.

La terapia ormonale sostitutiva (TOS) può essere utile nelle donne con menopausa precoce. “Gli estrogeni proteggono le ossa. Quando mancano, il riassorbimento osseo accelera. La TOS, se indicata dal ginecologo, può contrastare questa perdita” aggiunge il reumatologo.

 

Come prevenire la progressione verso l’osteoporosi

Dopo una diagnosi di osteopenia, l’obiettivo principale è evitare che diventi osteoporosi.

Indica il medico: “Il primo passo è intervenire sui fattori di rischio

  • aumentare l’introito di calcio con l’alimentazione;
  • fare regolare attività fisica; 
  • correggere eventuali carenze di vitamina D”.

Un’alimentazione equilibrata dovrebbe fornire circa 1.200 mg di calcio al giorno, soprattutto nelle donne in post-menopausa. 

“Basterebbe l’assunzione giornaliera di una tazza di latte, uno yogurt e una piccola porzione di formaggio. Se ciò non è possibile, per via di intolleranze o la presenza di ipercolesterolemia o altre dislipidemie, si può valutare un’integrazione specifica” suggerisce lo specialista.

L’esposizione solare di 10-15 minuti al giorno, invece, aiuta a produrre vitamina D in modo naturale. Se gli esami del sangue però mostrano valori inferiori a 20 ng/ml, risulta necessario integrare con una supplementazione sotto controllo medico.

“Con piccoli cambiamenti nello stile di vita è possibile rafforzare le ossa e ridurre il rischio di fratture in futuro” conclude il dottor Orsini.