
Terapia ormonale sostitutiva in menopausa: benefici, rischi e l’importanza di una valutazione multidisciplinare
PUBBLICATO IL 13 NOVEMBRE 2025
Cos’è la terapia ormonale sostitutiva (TOS)
La menopausa rappresenta una fase fisiologica della vita di ogni donna, caratterizzata dalla fine del ciclo mestruale e dalla conseguente diminuzione degli ormoni estrogeni e progestinici prodotti dalle ovaie.
Questo cambiamento ormonale può provocare diversi sintomi, come vampate di calore, sudorazione notturna, alterazioni dell’umore, insonnia, secchezza vaginale e riduzione della densità ossea.
La terapia ormonale sostitutiva (TOS) ha l’obiettivo di ripristinare parzialmente i livelli di ormoni che diminuiscono con la menopausa, aiutando così a ridurre i sintomi più fastidiosi e a prevenire alcune complicanze, in particolare l’osteoporosi.
Come spiega la Dott.ssa Mascheroni: “La TOS serve a ripristinare quella parte di ormoni, in particolare gli estrogeni, che vengono persi con la menopausa. Nei primi tempi dopo la cessazione del ciclo, questa terapia aiuta a compensare il calo ormonale e può migliorare la qualità di vita di molte donne”.
I benefici della TOS
I principali benefici della terapia ormonale sostitutiva riguardano:
- riduzione dei sintomi vasomotori, come vampate e sudorazioni notturne;
- miglioramento del tono dell’umore e della qualità del sonno;
- protezione del tessuto osseo e prevenzione dell’osteoporosi post-menopausale;
- miglioramento della lubrificazione vaginale e della funzionalità sessuale;
- effetto protettivo cardiovascolare nelle donne che iniziano precocemente la terapia (entro 10 anni dalla menopausa).
Quando ricorrere alla TOS
“Nonostante i benefici, tuttavia, la TOS non è una terapia standard per tutte. La sua indicazione deve sempre essere personalizzata e valutata attentamente da più specialisti - sottolinea la dottoressa -.
La menopausa è fisiologica e i sintomi che la accompagnano possono esserlo altrettanto. Se i disturbi non sono tali da compromettere la vita quotidiana, non è necessario ricorrere alla terapia ormonale sostitutiva. Si può imparare a gestirli con strategie non farmacologiche, come uno stile di vita sano, attività fisica regolare e alimentazione equilibrata”.
Tuttavia, in presenza di sintomi severi o invalidanti, o soprattutto nei casi in cui la densità ossea sia già ridotta, la TOS può essere una soluzione efficace, sempre sotto controllo medico. La decisione deve essere individuale, ponderata e basata su un’attenta valutazione clinica, che tenga conto di:
- storia personale e familiare di tumori;
- gravità dei sintomi;
- età della paziente;
- eventuali altre terapie in corso.
Il ruolo degli specialisti: ginecologo, internista e senologo
La gestione della TOS richiede una valutazione multidisciplinare, che coinvolge:
- ginecologo:
- internista;
- senologo.
“Il ginecologo – spiega la dott.ssa Mascheroni – è lo specialista che accompagna la donna nella transizione dalla fase fertile alla menopausa. È solitamente il primo a proporre la terapia ormonale sostitutiva, per alleviare i sintomi e prevenire l’osteoporosi.
L’internista, invece, valuta la situazione generale della paziente, la presenza di osteopenia o osteoporosi e l’eventuale necessità di un trattamento specifico per l’osso”.
A completare il quadro, entra in gioco anche la figura del senologo, che si concentra sulla valutazione del rischio di tumori, in particolare quello della mammella.
TOS e rischio oncologico: l’importanza della prevenzione
Il legame tra ormoni e tumore al seno è complesso e ancora oggi oggetto di studi approfonditi. Non tutte le neoplasie mammarie sono ormono-dipendenti, ma per prudenza è necessario escludere la presenza di eventuali lesioni prima di iniziare la TOS.
“Il senologo – prosegue la dott.ssa Mascheroni – è sempre prudente quando si parla di ormoni. Sappiamo infatti che alcuni tumori della mammella sono ormono-dipendenti: significa che la loro crescita può essere favorita dagli estrogeni.
Prima di intraprendere la terapia ormonale sostitutiva – prosegue la dott.ssa Mascheroni – è indispensabile una valutazione senologica completa con visita, mammografia ed ecografia. Questo consente di verificare che non vi siano neoplasie, anche piccolissime e asintomatiche, che potrebbero essere stimolate dagli ormoni”.
Terapia ormonale e osteoporosi: compatibilità e alternative
Una delle principali motivazioni che spinge molte donne a considerare la TOS è la prevenzione dell’osteoporosi, una condizione caratterizzata da riduzione della massa ossea e aumento del rischio di fratture.
Come spiega la dott.ssa Mascheroni: “Quando gli estrogeni si riducono, si perde un’importante protezione per lo scheletro. L’osteoporosi è il problema più serio legato alla menopausa, più delle vampate o dei disturbi dell’umore.
In alcuni casi, la TOS può essere utile per preservare la densità ossea, ma ad oggi esistono anche trattamenti farmacologici alternativi mirati contro l’osteoporosi, che possono essere associati o sostitutivi”.
In altre parole, la terapia ormonale e i farmaci anti-osteoporotici non si escludono a vicenda, ma devono essere valutati caso per caso, in base al quadro clinico della paziente.
Quando iniziare la terapia ormonale sostitutiva? L’approccio multidisciplinare di Villa Aprica
Molte donne si chiedono quando sia il momento giusto per iniziare una TOS: “È il ginecologo, di solito, che valuta se e quando avviare la TOS, ma è importante che la decisione venga condivisa anche con l’internista e il senologo”.
All’Istituto Clinico Villa Aprica, le pazienti possono contare su un approccio multidisciplinare integrato: “Da noi – aggiunge la dott.ssa Mascheroni – molte donne arrivano per visite senologiche e oncologiche, o per la valutazione e il trattamento dell’osteoporosi.
Anche se non effettuiamo direttamente la MOC, le pazienti portano i risultati e possiamo impostare un percorso terapeutico personalizzato, da condividere poi con il proprio ginecologo”.



