I sintomi dei problemi alla tiroide: a quali prestare attenzione

PUBBLICATO IL 22 MAGGIO 2024

In Italia sono circa 6 milioni le persone affette da problemi alla tiroide. Le donne risultano dalle 5 alle 10 volte più colpite rispetto agli uomini, con una predisposizione genetica e familiarità riguardo le patologie della tiroide. Ci si domanda spesso, quindi, come capire che qualcosa non va e quali sono i sintomi a cui prestare attenzione, per poter poi intervenire con una terapia adeguata. Ce lo spiega la dottoressa Annamaria Masu, specialista in endocrinologia della Casa di Cura La Madonnina.

La tiroide, situata nella base anteriore del collo, è una delle più grandi ghiandole endocrine umane, responsabile della produzione di ormoni (triiodotironina T3 e tiroxina T4) che influenzano il nostro organismo sotto vari aspetti come, in particolare:

  • funzioni metaboliche: regolano la temperatura corporea, il metabolismo lipidico, il metabolismo basale e la regolarità del sonno;
  • accrescimento corporeo e sviluppo del sistema nervoso del feto e del bambino, 
  • corretta funzionalità di tutti gli apparati: gli ormoni agiscono sul sistema respiratorio, sui muscoli, su quello gastroenterico, su cute e capelli, nonché sullo stato di salute del sistema cardiovascolare.

Il corretto funzionamento della tiroide è a sua volta controllato dal TSH, un ormone sintetizzato dall’ipofisi (ghiandola posta alla base del cervello) che: 

  • aumenta, se la tiroide produce un quantitativo insufficiente di ormoni, così da stimolarla;
  • diminuisce se la produzione di ormoni tiroidei è eccessiva.

 

Quali sono i sintomi a cui prestare attenzione?

Rispetto ai sintomi dei disturbi tiroidei la dottoressa specifica: “Si tratta di una domanda complessa, in quanto proprio perché la tiroide va a regolare svariati aspetti dell’organismo, dal sonno alla respirazione, dal metabolismo all’attività cardiovascolare, le alterazioni (in eccesso o in difetto) nella produzione degli ormoni tiroidei hanno manifestazioni cliniche (sintomi) molto ampie e diversificate”. 

La sintomatologia varia anche a seconda della problematica riscontrata, che può essere di tipo funzionale (dovuta, cioè, ad un’alterazione della funzionalità della tiroide) o strutturale (modifiche alla struttura della ghiandola). 

Tra i problemi di tipo funzionale troviamo: 

  • ipotiroidismo: caratterizzato da un’insufficiente produzione di ormoni tiroidei che determina un rallentamento dei processi metabolici dell’organismo ed effetti anche gravi sulla salute, soprattutto nei feti/neonati; 
  • ipertiroidismo: derivato da un eccesso in circolo di ormoni tiroidei, con una conseguente iperfunzionalità generale e un’impropria accelerazione dei processi metabolici dell’organismo.

Tra i problemi di tipo strutturale, invece:

  • noduli: formazioni solide che si sviluppano all’interno della tiroide;
  • gozzo (o struma): ingrossamento della ghiandola tiroidea, o un aumento del suo volume, che può essere dovuto anche alla presenza di uno o più noduli tiroidei.

 

Sintomi dell’ipotiroidismo

Nella maggior parte dei casi, l’ipotiroidismo è acquisito, cioè si manifesta in età adulta per varie cause (carenza di iodio; assunzione di farmaci come il litio e l’amiodarone; una terapia con iodio radioattivo; asportazione della tiroide), ma ne esiste anche una forma congenita, presente, cioè, dalla nascita.

In una prima fase l’ipotiroidismo acquisito può decorrere asintomatico. In seguito si possono presentare delle manifestazioni cliniche, che variano in relazione a età di insorgenza, gravità e durata della patologia, quali:

  • stanchezza e sonnolenza;
  • aumento di peso;
  • intolleranza al freddo;
  • stipsi;
  • voce rauca;
  • perdita della memoria e difficoltà di concentrazione;
  • debolezza muscolare e crampi;
  • ipercolesterolemia;
  • ciclo mestruale irregolare;
  • capelli fragili e sottili;
  • depressione;
  • osteoporosi;
  • anemia (complicanze a lungo termine).

 

Sintomi dell’ipertiroidismo

L’ipertiroidismo si manifesta in particolare nei giovani, tra i 20 e i 40 anni (può derivare da cause come Morbo di Basedow-Graves: forma di tiroidite autoimmune; noduli tiroidei; farmaci come interferone e amiodarone; tiroiditi etc), caratterizzandosi per il rilascio nel sangue in quantità eccessive degli ormoni immagazzinati nella tiroide. I sintomi associati a questa condizione comprendono:

  • perdita improvvisa di peso;
  • aumento dell’appetito;
  • tachicardia;
  • palpitazioni, ansia, nervosismo;
  • febbre; 
  • irrequietezza e irritabilità;
  • tremori;
  • sudorazione intensa;
  • ciclo mestruale irregolare;
  • intolleranza al caldo; 
  • stanchezza e debolezza muscolare;
  • disturbi del sonno;
  • oftalmopatia di Graves (anomala sporgenza degli occhi, che si manifesta con il morbo di Basedow-Graves).

 

Sintomi dei noduli alla tiroide

I noduli tiroidei molto spesso risultano asintomatici e vengono individuati per puro caso, facendo sì che si parli di incidentalomi, cioè noduli identificati accidentalmente in occasione di altri esami, come un ecocolordoppler dei vasi sovraortici o una risonanza magnetica della colonna vertebrale e nella maggioranza dei casi sono benigni.

Qualora, tuttavia, dovessero manifestarsi dei sintomi legati alla presenza di uno o più noduli, questi possono essere:

  • difficoltà di deglutizione e/o respirazione;
  • senso di costrizione al collo.

I noduli possono determinare anche un eccesso di produzione di ormoni tiroidei determinando, così, quadri di ipertiroidismo.

 

Sintomi del gozzo tiroideo

Il gozzo tiroideo può molto spesso dipendere da una carenza di iodio. La sua manifestazione più comune è un rigonfiamento alla base del collo, visibile esternamente, ma asintomatico o accompagnato da sintomi generici di una compressione sulla trachea ed esofago come:

  • difficoltà respiratorie e/o di deglutizione;
  • senso di costrizione alla gola;
  • tosse o raucedine.

 

I sintomi della Tiroidite di Hashimoto

Le tiroiditi autoimmuni rappresentano le malattie più comuni a carico di questa ghiandola e sono la prima causa di ipotiroidismo. Si tratta di patologie dovute ad una anomala produzione da parte dell’organismo di anticorpi diretti contro la stessa tiroide, che provocano un’infiammazione della ghiandola, che può determinare  ipo o ipertiroidismi. 

La più frequente fra queste tiroiditi è la Tiroidite di Hashimoto, legata a una predisposizione familiare, che può insorgere a qualsiasi età. Questa patologia può rimanere silente anche per anni, con una distruzione progressiva della ghiandola, mentre a volte il processo è così repentino da causare il rilascio nel sangue di un’eccessiva quota di ormoni tiroidei (tireotossicosi) che può manifestarsi con sintomi simili all’ipertiroidismo. 

 

Quando e perché controllare la tiroide?

La valutazione della tiroide è seguita come screening al momento della nascita. Andrebbe, poi, effettuata:

  • in previsione di una gravidanza e durante tutti i 9 mesi;
  • in soggetti con familiarità per malattie tiroidee; 
  • persone che soffrono di vitiligine, diabete di tipo 1 e malattie autoimmuni in generale.

Una valutazione funzionale, poi, può essere effettuata in presenza di sintomi caratteristici, previa valutazione clinica dello specialista endocrinologo. 

La maggioranza dei tumori tiroidei ha un decorso controllabile e non costituisce una causa di morte o di invalidità. Alcune rare forme tumorali maligne, come quella midollare, hanno carattere ereditario e hanno malignità elevata, per cui effettuare controlli preventivi, durante le terapie e come follow up, anche post-guarigione, è indispensabile. 

 

Come vengono diagnosticate le patologie tiroidee

La diagnosi delle patologie alla tiroide passa generalmente da un esame del sangue che va a valutare i livelli di ormoni FT3 e FT4 e i livelli di TSH. Possono essere eseguite su indicazione dello specialista anche un’ecografia e dosaggio nel sangue degli anticorpi anti-tiroide (anticorpi anti-tireoglobulina e anti-tireoperossidasi).

L’ecografia consente di valutare l’aspetto morfologico della tiroide, pertanto di avere una conferma o meno anche della presenza di potenziali noduli individuati dal medico tramite palpazione al collo. Ad ogni modo, non dovrebbe essere utilizzata come strumento di screening.

In caso lo specialista endocrinologo sospetti un rischio di malignità, potrà eventualmente richiedere un  approfondimento con agoaspirato: prelievo di cellule con analisi citologica.

Rispetto all’ipotiroidismo, per l’ipertiroidismo è ancora più importante una diagnosi precoce per cui in questi casi è indispensabile una visita specialistica endocrinologica per valutare il quadro clinico generale e i sintomi riscontrati. 

 

Come si curano le patologie della tiroide

La maggior parte delle patologie tiroidee sono croniche e questo vale sia per le rare malattie congenite sia per le più comuni malattie acquisite come quelle autoimmuni. Per questo motivo, sono necessarie terapie a lungo termine o a vita che, ad ogni modo, nella maggior parte dei casi consentono il pieno benessere. Di seguito entriamo nello specifico delle singole problematiche più comuni riscontrate.

 

Le cure per l’ipotiroidismo

L’approccio standard per il trattamento dell’ipotiroidismo si basa sulla terapia ormonale sostitutiva, ovvero la somministrazione per via orale dell’ormone tiroideo deficitario, la levotiroxina. 

È importante in questi casi riferire al medico anche l’eventuale assunzione di una terapia farmacologica, di integratori e le proprie abitudini alimentari, poiché alcuni farmaci, integratori e cibi possono inibire l’assorbimento di questo ormone (es. soia, papaya, avena, integratori di ferro, colestiramina, calcio, idrossido di alluminio etc.)

 

Le cure per l’ipertiroidismo

La terapia dell’ipertiroidismo deve essere personalizzata in base a:

  • causa scatenante;
  • caratteristiche del paziente (età, storia clinica, gravità dei sintomi).

In presenza di questa patologia è opportuno innanzitutto limitare l’apporto di iodio, presente in determinati integratori e cibi (sale iodato, alghe, crostacei o altri alimenti indicati dal medico).

A seconda del quadro clinico, la terapia standard è quella farmacologica con farmaci antitiroidei, ma nel caso questi non siano indicati o risultino inefficaci, potrebbe prevedere anche:

  • terapia radiometabolica (con iodio radioattivo); 
  • intervento chirurgico (tiroidectomia).

 

Le cure per i noduli

In base a come verrà valutato il nodulo, si eseguiranno specifiche terapie:

  • benigno, non funzionante e di piccole dimensioni: si attuano osservazione e monitoraggio periodici;
  • benigno, di dimensioni maggiori o iperfunzionante: si ricorre ad un’eventuale terapia chirurgica o terapia radiometabolica con iodio;
  • con caratteristiche sospette di malignità: viene effettuata una valutazione multidisciplinare con il chirurgo. Nel 90% dei casi la chirurgia conduce a guarigione definitiva, talvolta in caso di forme invasive potrà essere associata a terapia radiometabolica.
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