Disturbi del sonno: quali sono e come riconoscerli
PUBBLICATO IL 17 MARZO 2023
Il sonno rappresenta per tutti gli esseri viventi una funzione biologica molto importante e indispensabile. In occasione della Giornata Mondiale del Sonno, indaghiamo insieme all’équipe del Servizio di Psicologia Clinica del Policlinico San Donato la correlazione tra sonno e cervello, gli aspetti psicologici della privazione del sonno e gli effetti sull’umore che ne possono derivare.
Insieme alle dott.sse Valentina Fiolo e Silvana Pagliuca e al dott. Enrico G. Bertoldo, scopriamo nello specifico quali siano i disturbi del sonno, come riconoscerli e a quali professionisti della salute rivolgersi.
I benefici del sonno
Nonostante l’addormentamento comporti una disattivazione generale, durante il sonno si verificano degli eventi importanti dal punto di vista biologico quali il recupero delle energie, sia fisiche che mentali, e il ripristino delle forze. In letteratura, numerose teorie hanno messo in evidenza come il sonno sia, inoltre, correlato al funzionamento cognitivo (si pensi ai processi di apprendimento e al consolidamento della memoria) e al funzionamento motorio. In linea generale, il sonno svolge numerose funzioni:
- recupero e riposo intesi come disattivazione generale dai continui stimoli interni ed esterni;
- preservazione e conservazione dell’energia disponibile;
- funzione ecologica;
- funzione immunologica;
- funzione termoregolatoria;
- integrità neuronale a livello delle sinapsi e delle reti.
Quante ore è consigliato dormire
La distribuzione del fabbisogno delle ore di sonno varia in base all’età. In età neonatale le ore di sonno necessarie vanno dalle 16 alle 20 ore al giorno, con un sonno distribuito in maniera irregolare e discontinua nelle 24 ore e determinato prevalentemente dalle esigenze di nutrimento dei più piccoli.
Dal 6° mese di vita, si assiste ad un graduale consolidamento del sonno nel periodo notturno. All’età di 10 anni il periodo totale di sonno è di 9-10 ore e in adolescenza si consiglia di dormire circa 7 ore.
In età adulta, complici anche i ritmi lavorativi e della vita quotidiana, in genere si osserva un’ulteriore riduzione, per cui si consiglia di dormire circa 6 ore e mezza.
Deprivazione del sonno e disturbi correlati
Il sonno, la veglia e la vigilanza sono funzioni primarie dell’encefalo (cervello, dal tronco encefalico e dal cervelletto): qualsiasi patologia o alterazione a livello encefalico può, dunque, avere delle ripercussioni e degli effetti negativi sul sonno. Il sonno fisiologico è strettamente correlato alla plasticità neuronale: la deprivazione del sonno può interferire con l’attività dell’ippocampo e contribuire, anche se in parte, all’eziologia delle fasi depressive.
Anche a livello comportamentale, stati di stress lavorativo e sociale, associati a preoccupazioni e pensieri intrusivi, possono influire negativamente sul sonno interrompendone il normale flusso fino ai casi più acuti di insonnia.
Quando persistente e protratta nel tempo, l’insonnia può favorire la comparsa di patologie psichiatriche a causa di importanti modificazioni a livello neurofisiologico e neuroendocrino. Essa costituisce, infatti, uno dei sintomi per eccellenza della maggior parte dei disturbi psichici e il trattamento della stessa è di fondamentale importanza sia nel processo di prevenzione che di cura e trattamento.
Di seguito, alcuni dei disturbi che presentano una correlazione con il sonno:
- Stati ansiosi e disturbi della personalità. L’ansia generalizzata o correlata a disturbi da attacco di panico o, ancora, connessa a disturbi fobici e ossessivo-compulsivi è strettamente correlata al sonno in quanto lo stato di arousal (risveglio) psicologico e fisiologico tipico dell’ansia disturba fortemente il sonno e, allo stesso modo, il sonno disturbato accentua lo stato di ansia. L’insonnia indotta dall’ansia si manifesta prevalentemente con una difficoltà ad iniziare il sonno e/o mantenerlo.
- Depressione e mania. Negli stati depressivi, il sonno subisce una riduzione a causa dei risvegli frequenti e della precocità dei risvegli finali, mentre a differenza dell’ansia la fase di addormentamento è meno coinvolta.
- Disturbi da stress correlato. Tutti i disturbi da stress correlato hanno una ricaduta importante sul sonno in quanto permane uno stato fisiologico di attivazione che impedisce all’individuo di allentare tensioni giornaliere.
Che cosa e quali sono i disturbi del sonno
I disturbi del sonno comprendono tutti quei disturbi che compromettono sia la quantità che la qualità del sonno con ricadute importanti sulla salute in generale e sulla qualità della vita. La classificazione internazionale dei disturbi del sonno (secondo l’American Academy Sleep Medicine, ICSD 3,2014) comprende 6 classi diagnostiche:
- insonnia;
- disturbi del respiro nel sonno;
- ipersonnia di origine centrale;
- disturbi del ritmo circadiano;
- parasonnia;
- disturbi del movimento in sonno.
Analizziamo insieme agli esperti i più frequenti disturbi del sonno.
La sindrome delle apnee ostruttive (OSA)
La sindrome delle apnee ostruttive (OSA) comporta frequenti interruzioni del flusso respiratorio dovute all’ostruzione parziale o totale delle vie aeree durante il sonno. La sindrome può avere ripercussioni sull’apparato cardiovascolare, respiratorio e sul sistema nervoso. L’apnea ostruttiva è talvolta associata ad ipossiemia arteriosa e provoca ischemia cardiaca. I sintomi dell’OSA possono essere:
- russamento abituale e persistente tutte le notti, per almeno 6 mesi;
- pause respiratorie;
- risvegli con sensazione di soffocamento;
- sonnolenza diurna.
Le terapie possono essere di tipo comportamentale, posturale, ortodontiche o protesico-ventilatorie (CPAP).
La sindrome delle gambe senza riposo (RLS)
La sindrome delle gambe senza riposo (RLS) è un disturbo neurologico che comporta la necessità di muovere le gambe durante la notte per alleviare dolore e fastidio. Essa può comportare un alto rischio cardiovascolare e cognitivo. La patologia è tendenzialmente stagionale: compare in estate e tende poi a cronicizzarsi. Il trattamento è solitamente di tipo farmacologico.
Le parasonnie
Le parasonnie sono una sottocategoria dei disturbi del sonno che coinvolgono tutti quei movimenti indesiderati che si possono verificare durante la fase di addormentamento, durante il sonno o al risveglio. Le parasonnie si suddividono in:
- parasonnie correlate a NREM (sonno NON REM);
- parasonnie correlate al REM (sonno REM).
Le parasonnie correlate al sonno NON REM (REM = Rapid Eye Movement) possono consistere in episodi di risveglio incompleto, bassa reattività agli stimoli e poca o nessuna memoria dell’episodio. Questi disturbi includono:
- risvegli confusionali, con possibile tachicardia, tachipnea (respiro accelerato), midriasi (pupille dilatate) e sudorazione;
- sonnambulismo;
- pavor nacturnus (terrore notturno) per cui il soggetto urla nel sonno e ha una bassa reattività agli stimoli esterni. L’episodio dura in media dai 30 secondi ai 3 minuti e al risveglio i soggetti possono non aver memoria della fonte del terrore.
Il sonno REM è una fase del sonno caratterizzata da rapidi movimenti oculari, aumento della respirazione, frequenza cardiaca, pressione e atonia muscolare (paralisi funzionale dei muscoli). Le parasonnie correlate al sonno REM includono:
- disturbo del comportamento del sonno REM, caratterizzato da movimenti durante la fase REM, in reazione a un sogno, causati dalla mancanza di atonia muscolare. Il disturbo è più comune in chi assume alcuni antidepressivi e negli over 50;
- paralisi del sonno, caratterizzate dalla sensazione di atrofia muscolare durante il sonno o al risveglio. L’episodio dura circa qualche minuto. Questo disturbo può causare profondi stati di angoscia;
- disturbo da incubi, spesso componente del disturbo post-traumatico da stress, si caratterizza per l’esperienza di ricorrenti e vividi incubi con temi legati a minacce alla sopravvivenza.
La sindrome della fase di sonno ritardata e anticipata
La sindrome della fase di sonno ritardata è caratterizzata da uno spostamento del periodo di sonno verso le ore del mattino, con difficoltà o impossibilità di ottemperare agli impegni sociali; se questi vengono forzatamente mantenuti, ne deriva una diminuzione delle ore di sonno quotidiano con conseguente sonnolenza diurna e successivo recupero del sonno nei giorni festivi.
La sindrome della fase di sonno anticipata, tendenzialmente cronica, è caratterizzata da un anticipo del periodo di sonno nelle ore serali e da un risveglio precoce nelle ore del mattino.
L’insonnia
L’insonnia è un sintomo riferito da parte del paziente come una difficoltà di addormentarsi, mantenere il sonno con frequenti risvegli oppure risvegli definitivi precoci. È importante sottolineare che l’insonnia è definita dalla condizione di ‘sonno disturbato’ e dalla conseguente impossibilità da parte del paziente di riconoscere il sonno come rigenerante. Essa è il più comune di tutti i disturbi del sonno; spesso è un sintomo di patologie mediche, psichiatriche e neurologiche sottostanti. Può essere secondaria ad altri disturbi del sonno o essere indotta da farmaci.
Il perdurare dell’insonnia si associa ad adattamenti comportamentali come, ad esempio, restare svegli a letto, che condizionano negativamente l’evoluzione dell’alterazione del sonno fino a connotare un quadro di insonnia cronica, che aggrava i già elevati livelli di stress diurni e potenzia ulteriormente il circolo vizioso.
È, infine, ben noto che i disturbi del sonno possono verificarsi nelle malattie cardiovascolari e che interessano soprattutto i pazienti con cardiopatia ischemica, infarto del miocardio o insufficienza cardiaca congestizia.
Il dolore tipico della cardiopatia ischemica può svegliare il paziente e quindi determinare una diminuzione dell’efficacia del sonno.
Come riconoscerli
I sintomi più frequenti che segnalano la presenza di un disturbo del sonno sono:
- stanchezza e svogliatezza diurna;
- mancanza d'aria;
- mal di testa mattutini;
- difficoltà a concentrarsi;
- risvegli bruschi durante la notte.
Questi effetti possono essere confermati grazie ad un esame strumentale, non invasivo e di semplice applicazione come la polisonnografia.
A quali professionisti della salute rivolgersi se si soffre di disturbi del sonno
In presenza di un disturbo del sonno, quando 2 o più sintomi diventano persistenti e compromettono la qualità della vita, dopo aver fatto tutte le visite specialistiche di pertinenza per inquadrare da un punto di vista biologico e fisiologico, ci si può rivolgere ad uno psicologo che, grazie alle sue specifiche competenze, è in grado di favorire un accurato inquadramento diagnostico, essenziale per stabilire la presenza o meno di un disturbo del sonno, sulla base del quale viene strutturato e indicato un percorso terapeutico di presa in carico e follow-up della complessa e articolata sintomatologia.
Tra gli strumenti utilizzati per il trattamento dei disturbi del sonno vi sono le tecniche di rilassamento validate e standardizzate e le tecniche di imagery.
Il trattamento dell’insonnia e dei sintomi, in generale, può svolgere un effetto preventivo e protettivo rispetto alla futura possibile comparsa di psicopatologie, mentre nei disturbi già conclamati, come nel caso dei disturbi psichiatrici, esso può influire positivamente sul decorso della patologia e svolgere un effetto di prevenzione di possibili ricadute. In alcuni casi, come in quelli in cui è presente un disturbo depressivo, può essere integrato anche l’utilizzo di psicofarmaci antidepressivi associati a farmaci ipnotici, con efficacia variabile in relazione alla gravità della depressione e alla tipologia di insonnia.