Le cause della diastasi addominale e come risolverla con l’intervento chirurgico
PUBBLICATO IL 17 MAGGIO 2024
Può manifestarsi dopo la gravidanza, per sforzi eccessivi o ancora a causa del sovrappeso o obesità e dell’età, causando sintomi che vanno dal mal di schiena al gonfiore addominale. È la diastasi addominale o diastasi dei retti dell’addome, un problema frequente, non solo estetico, ma funzionale, che oggi si può risolvere con un intervento chirurgico innovativo e miniinvasivo con la cosiddetta tecnica Mi-Sar.
Ne parliamo con la dott.ssa Francesca Ciccarese e la dott.ssa Adelinda Zanoni, Referenti della Chirurgia generale, Chirurgia di Parete e Coloproctologia dell'Unità operativa di Chirurgia generale del Policlinico San Marco, dove la correzione della diastasi addominali viene effettuata, con ottimi risultati,con una tecnica laparoscopica mininvasiva innovativa chiamata Mi-Sar.
Cosa è la diastasi addominale e cosa provoca
“La diastasi addominale consiste nella separazione e progressivo allontanamento dei muscoli retti addominali dalla linea mediana, sottile membrana fibrosa che divide i muscoli retti addominali in 2 sezioni - spiegano le 2 specialiste -. In altre parole, la linea alba si ‘rilassa’ perdendo elasticità in modo patologico lungo il suo diametro trasverso.
I muscoli retti addominali, che corrono verticalmente nel contesto della parete addominale centrale, dal torace fino al pube, sono i muscoli principali della parete dell’addome e hanno la funzione di consentire i movimenti quali flessione ed estensione e dare stabilità e sostegno al tronco e al pavimento pelvico - continuano - . Questo in condizioni fisiologiche.
Se però i muscoli retti con le proprie fasce di rivestimento e la linea alba subiscono una distensione forzata consegue un assottigliamento tale per cui si perde la funzione di sostegno, rinforzo naturale e contenimento per l’addome con lo sviluppo della diastasi addominale e i problemi a essa correlati”.
Le cause
Le cause per cui i muscoli addominali possono allontanarsi sono diverse:
- gravidanza: la diastasi addominale è evidente nel 66% delle donne nel terzo trimestre e persiste nel 30-60% delle donne dopo il parto. È un problema che interessa soprattutto le donne che hanno esercitato attività sportiva prima e durante la gravidanza; inoltre, la probabilità che si presenti aumenta nelle gravidanze successive e nelle gemellari, così come l’entità della diastasi e del danno parietale;
- eccessivo sport e sforzo fisico: l’attività sportiva non correttamente regolamentata può comportare la lacerazione dei muscoli retti e della linea alba e la conseguente diastasi dei muscoli retti da eccessivo sforzo fisico;
- aumento ponderale e obesità: l’aumento progressivo del peso corporeo determina una distensione della muscolatura addominale e la trasformazione della linea alba in una lamina aponeurotica, non in grado di contenere adeguatamente i visceri addominali nella cavità;
- familiarità e genetica: tra i fattori che potrebbero causare diastasi addominale troviamo le malattie del collagene, con le modificazioni tissutali che determinano;
- età: quella avanzata porta alla lassità tissutale.
I sintomi: come riconoscerla
Il segno tipico di diastasi addominale è una modifica della forma dell’addome con fuoriuscita di un ‘rigonfiamento centrale’ lungo la linea alba, sopra o sotto il livello dell'ombelico, evidente soprattutto durante i movimenti che aumentano la pressione intraddominale (per esempio, durante i crunch, ovvero gli esercizi per rafforzare gli addominali; i colpi di tosse; il ponzamento, ovvero lo sforzo eseguito nello spingere per partorire o, nella quotidianità, per evacuare).
“A questo aspetto estetico spesso però si associano problemi funzionali importanti, causati dalla diastasi, tra cui:
- lombalgia, con un cambiamento dell’assetto posturale;
- incontinenza urinaria, precisamente da sforzo in seguito a colpi di tosse, starnuti, esercizio fisico;
- gonfiore e/o dolore addominale, difficoltà digestive, nausea;
- alterazioni della meccanica respiratoria spesso associata ad un’ernia della parete addominale (per es. ernia ombelicale o ernia epigastrica)”.
Come si diagnostica
Per diagnosticare la diastasi addominale è necessario innanzitutto un esame obiettivo, associato a una accurata anamnesi. “L’esame obiettivo consiste in una serie di manovre specifiche da parte del medico, grazie alle quali è possibile verificare la presenza o l’assenza di una diastasi.
A completamento, poi, possono essere utili un’ecografia della parete addominale e una TC addome senza mezzo di contrasto, esami che ci permettono di identificare meglio le caratteristiche della diastasi del singolo paziente e, soprattutto, se vi siano patologie associate”, continuano la dottoressa Ciccarese e la dottoressa Zanoni.
L’intervento chirurgico miniinvasivo
In molti casi, soprattutto dopo la gravidanza, la diastasi addominale si riduce o risolve spontaneamente dopo alcuni mesi. “Questo purtroppo non si verifica nei casi di diastasi marcata in cui è molto probabile soffrire di disturbi correlati che possono compromettere la qualità di vita della persona.
In alcuni casi, per esempio in presenza di incontinenza urinaria da sforzo, lombalgia ricorrente o cronica, ernia ombelicale o della linea mediana, può essere necessario ricorrere all’intervento chirurgico con il quale si va a ricostruire la linea alba e a riposizionare i muscoli nella loro sede originaria attraverso l’inserimento di una rete protesica, così da rinforzare la parete addominale - sottolineano le specialiste -.
Presso il nostro ospedale l’intervento può essere effettuato in laparoscopia, ovvero attraverso 3 piccole incisioni, con una tecnica chiamata Mi-Sar”.
I vantaggi
Le dottoresse concludono: “I vantaggi di questo tipo di approccio sono molti:
- permette di ottenere risultati ottimali sia da un punto di vista funzionale sia estetico, poiché le microincisioni, una volta avvenuta la guarigione, sono quasi impercettibili alla vista anche perché effettuate al di sotto della linea dello slip;
- i rischi di infezione sono minimi;
- i tempi di ripresa più veloci e, qualora indicato, è possibile associare anche un intervento di addominoplastica o mini-addominoplastica”.