L’incontinenza urinaria: quali sono le cure più efficaci
PUBBLICATO IL 03 FEBBRAIO 2023
In Italia sono circa 4 milioni le donne (e non solo) che soffrono di incontinenza urinaria. Una patologia invalidante, che costringe chi ne è affetto a modificare il proprio stile di vita per gestire o nascondere fastidiose perdite di urina.
Ne parliamo con il dott. Favetta, specialista proctologo, da poco entrato a far parte del team come Responsabile dell’U.O. di Proctologia e Chirurgia del Pavimento Pelvico dell’Istituto di Cura Città di Pavia del Gruppo San Donato.
Che cos’è l’incontinenza urinaria
Le donne oggi sono dinamiche e impegnate su molti fronti: dal lavoro alla famiglia, dai 1.000 interessi e hobby allo sport. Non intendono quindi limitare la loro libertà per colpa di fastidiose perdite urinarie che creano non pochi problemi nella quotidianità ed incidono negativamente anche sui rapporti sociali e familiari.
“A differenza di quello che si possa pensare - spiega il dott. Favetta - l’incontinenza urinaria non è una patologia legata necessariamente all’avanzare dell’età e non è solo femminile. In realtà, sebbene in percentuale minore, anche gli uomini possono soffrirne, seppur per cause diverse da quelle femminili.
L’incontinenza urinaria si può manifestare in vari gradi di gravità in relazione alla frequenza ed alle modalità. Le perdite possono essere:
- esigue, presentandosi sporadicamente in occasione di una semplice risata o di uno starnuto;
- frequenti e copiose, tanto da diventare parte della quotidianità di chi ne soffre. In questi casi abitualmente la paziente prova a contenerle con l’utilizzo di assorbenti igienici.
Lo stadio più grave è quello che si accompagna anche alla mancanza di controllo da parte dello sfintere anale, cioè all’incontinenza fecale”.
Le cause dell’incontinenza urinaria
L’incontinenza urinaria è caratterizzata dall’incapacità di controllare sia gli sfinteri uretrali che la vescica, che spesso si presenta prolassata. “Questa condizione - spiega lo specialista - può dipendere da molti fattori spesso associati, quali:
- malattie del connettivo o metaboliche, come il diabete;
- fattori ormonali come nel caso della menopausa;
- esiti traumatici post-parto o chirurgici come nell’isterectomia.
Ma non solo. Anche infiammazioni vescicali ricorrenti o cistiti importanti possono indurre alterazioni strutturali della parete vescicale e degli sfinteri uretrali, alterandone la percezione dello stimolo e provocando, quindi, l’aumento sia della frequenza minzionale che dell’urgenza urinaria.
Negli uomini, invece, si può presentare in seguito a:
- patologie prostatiche;
- esiti traumatici chirurgici.
Infine, è soggetto a questo tipo di condizione invalidante anche chi soffre di malattie neurologiche come Parkinson e Alzheimer o di lesioni a carico del midollo spinale, che compromettono a vario grado le funzionalità nervose, comprese quelle del tratto urinario”.
I rimedi per l’incontinenza urinaria
Gli assorbenti di ultima generazione sono un valido aiuto, ma se usati quotidianamente e per molte ore, possono arrecare problemi collaterali, innescando un circolo vizioso di infezioni che peggiorano il quadro complessivo di salute del paziente. Inoltre, alcune forme di incontinenza sono così importanti da non poter essere gestite in modo efficace solo con questi ausili.
Esistono però soluzioni efficaci e definitive a questa patologia. Vediamole di seguito.
Dalla riabilitazione del pavimento pelvico all’intervento chirurgico
Se l’incontinenza è dovuta a un disturbo pelvico e/o perineale, anatomico o funzionale (ad es., prolasso pelvico mono-multi-organo, ostruzione defecatoria e dissinergia addomino pelvica), prima di procedere con interventi chirurgici, il primo step è quello di tentare di riabilitare il pavimento pelvico, il cui compito è quello di sostenere gli organi pelvici e permettere un corretto espletamento delle funzioni minzionale e defecatoria.
“Per fare questo - spiega il dott. Favetta -, si utilizza la Riabilitazione Addomino Pelvica Elettrostimolata o biofeedback che, tramite delle sonde endocavitarie, permette alla paziente di riacquisire un fisiologico controllo dell’attività muscolare sfinterica e migliorare quindi la continenza sia urinaria che fecale. Bastano generalmente dalle 5 alle 10 sedute di 1 ora circa, per vedere i primi risultati”.
Se la situazione strutturale e funzionale pelvica e degli organi in essa contenuti è notevolmente compromessa o se fallisce la riabilitazione del pavimento pelvico, la chirurgia rimane la scelta più indicata. Sicura e dai tempi di recupero veloci, garantisce risultati importanti.
“Si tratta - spiega il dott. Favetta - di inserire una rete protesica in laparoscopia semplice o robotica che, rinforzando il pavimento pelvico e stabilizzando il corretto posizionamento degli organi endopelvici, consente alla vescica e all’uretra una corretta modulazione dei movimenti verso il basso in seguito a sforzi. Ciò consentirà di recuperare quindi una normale continenza urinaria”.
I filler per l’incontinenza urinaria
I filler sono indicati soprattutto nei casi più severi di incontinenza urinaria, quando la perdita si presenta a riposo e non in seguito a uno sforzo.
“Si utilizzano instillazioni di collagene attorno al condotto uretrale che, aumentando lo spessore - spiega lo specialista –, ne restringono il diametro in modo da poter limitare importanti fuoriuscite di urina. Sono materiali riempitivi, che vengono riassorbiti dall’organismo e per questo motivo il soggetto può essere costretto a sottoporsi ripetutamente, ogni 2 anni circa, a questo tipo di procedura.” È una metodica che viene eseguita in day hospital, in seguito ad anestesia locale.
Nei casi in cui è l’urgenza minzionale il sintomo invalidante principale sono indicate delle infiltrazioni di botulinico nella parete vescicale durante la cistoscopia. “Il botox infatti non è di mera pertinenza della medicina estetica, ma può essere utile per controllare l’attività muscolare della vescica, ovviamente solo in casi specifici e ben selezionati”, conclude lo specialista.