Sintomi e cause del dolore all'ernia ombelicale

PUBBLICATO IL 30 SETTEMBRE 2022

L’ernia ombelicale è la fuoriuscita dalla cavità addominale, attraverso l’ombelico, di parte dell’intestino, del grasso intestinale (omento) e/o del sacco che ricopre l’intestino (sacco erniario). In generale, si tratta di una patologia che si evidenzia già ad occhio nudo, tuttavia può essere fisicamente meno evidente, ma generare dolore e fastidi. 

Il Prof. Giampiero Campanelli, Ordinario di Chirurgia dell’Università dell’Insubria, nonché Direttore dell'Hernia Center Milano, con doppia sede in Casa di Cura La Madonnina e IRCCS Ospedale Galeazzi-Sant’Ambrogio, e Responsabile dell’Unità Operativa di Chirurgia Generale sezione Day&Week Surgery dell’IRCCS Ospedale Galeazzi-Sant’Ambrogio, ci spiega meglio come riconoscerla e quale sintomatologia la caratterizza.

 

Come si manifesta l’ernia ombelicale

“Generalmente l’ernia ombelicale si presenta senza particolari manifestazioni cliniche, se non la visibilità di una tumefazione nella zona dell’ombelico che diviene più turgida, quando ci si sottopone a uno sforzo fisico, mentre si riduce e rientra quando ci si sdraia o con manovra manuale”, spiega il Prof. Campanelli.

 

I sintomi a cui prestare attenzione 

Ad ogni modo, nelle forme più avanzate della patologia possono riscontrarsi determinati sintomi cui prestare molta attenzione:

  • dolore: può originarsi dopo uno sforzo o, ad esempio, da un foro erniale di dimensioni ridotte da cui, tuttavia, è fuoriuscita una porzione considerevole d’intestino. Se costante e violento, il dolore costituisce un campanello di allarme a cui prestare massima attenzione, recandosi in maniera tempestiva al pronto soccorso;
  • colorazione violacea: l’ernia, andando a spingere verso la cute dell’ombelico la rende più delicata e sottile, conferendole una colorazione violacea che dimostra la progressione della malattia. Tuttavia, se accompagnata da dolore intenso e costante, questa colorazione costituisce un altro fattore che richiede attenzione medica immediata

 

Le complicanze dell’ernia

Nella grande maggioranza dei pazienti, l’ernia ombelicale rimane una patologia asintomatica o poco invalidante, ma in alcuni casi, principalmente fra gli adulti, può determinare delle complicanze molto gravi: 

  • ernia incarcerata: il tratto di visceri fuoriuscito rimane intrappolato all’esterno della parete addominale e non riesce a rientrare, neanche da sdraiati o se spinto manualmente, determinando il serio rischio di ernia strozzata e di un’occlusione intestinale;
  • ernia strozzata: l’intestino, che non è in grado di rientrare nella cavità addominale, rimane strangolato al suo esterno a causa del mancato afflusso sanguigno;
  • occlusione intestinale: il contenuto presente all’interno dell’intestino rimane bloccato nella sezione fuoriuscita dalla parete addominale e non riesce ad avanzare, come avviene in condizioni normali, per essere espulso, con conseguenze chirurgiche importanti.

 

L’ernia ombelicale nei neonati

L’ernia ombelicale è una patologia molto frequente nei neonati in cui può presentarsi come ernia congenita o neonatale: il cordone ombelicale, reciso a livello dell’ombelico, continua a sporgere lievemente sotto la pelle di quest’area lasciando un piccolo spazio di comunicazione con la cavità addominale, che quindi non risulta chiusa in maniera completa. Nel neonato questa patologia tende a regredire e risolversi spontaneamente.

Bisogna, però, precisare che, sia nel bambino che nell’adulto, l’ernia ombelicale può anche insorgere successivamente a seguito di determinate circostanze.

 

Cause dell’ernia ombelicale

Come accennato, la causa più frequente dell’ernia ombelicale per i neonati è l’incompleta chiusura del canale ombelicale, mentre nell’età infantile o adulta questa è facilitata da fattori quali: 

  • obesità, anche a causa eventualmente di diabete;
  • gravidanza;
  • broncopneumopatia cronica ostruttiva: una malattia polmonare ostruttiva che determina tosse cronica;
  • fumo, perché aumenta il rischio di malattie cardio-polmonari e può causare tosse insistente;
  • stitichezza protratta;
  • sforzo fisico importante.

Tali fattori di rischio, che in condizioni normali non vanno a determinare una patologia erniaria, nei soggetti affetti da ernia ombelicale sono associati ad una debolezza dei tessuti per una problematica metabolica relativa alle fibre di collagene che li rende più suscettibili all’aumento di pressione a livello della cavità addominale.

La diastasi dei muscoli retti addominali

L’ernia ombelicale è spesso associata ad un altro fenomeno determinato da una debolezza dei tessuti della parete addominale: la diastasi dei retti addominali, ovverosia l’allontanamento e quindi la creazione di uno spazio fra i muscoli addominali retti, che costituiscono 2 blocchi paralleli, presenti nella parte destra e sinistra della parete addominale. 

Questo allontanamento, molto frequente, ad esempio, dopo il parto, crea l’effetto di un ventre gonfio che rimane tale nonostante l’esercizio fisico che anzi, se non adeguato, può anche peggiorare il quadro clinico.

 

L’ernia ombelicale può rientrare?

Una domanda che ci si pone spesso è se l’ernia ombelicale può rientrare e risolversi. La risposta del professore è no: può rientrare in modo temporaneo se distesi o se reinserita manualmente, ma è sostanzialmente un buco che, se non nel caso dei neonati, non è in grado di richiudersi da solo, ma può, al massimo, rimanere stabile.

 

La cura dell’ernia ombelicale

L’unico trattamento contro l’ernia ombelicale è la chirurgia. Se l’ernia non dà alcuna problematica, non si accresce e non provoca dolore, l’intervento viene effettuato su base estetica, mentre se vi sono anche disturbi e motivazioni cliniche acquista anche una base funzionale.  

L’intervento per ogni tipo di ernia

Ogni ernia ha le sue caratteristiche che prevedono un approccio più adatto ed efficace:

  • ernia ombelicale sotto il cm senza diastasi dei retti addominali: viene generalmente effettuato un intervento minimale, in anestesia locale, in cui il contenuto fuoriuscito dalla parete addominale viene riposto al suo interno e il buco erniario chiuso. In questo caso non si necessita di alcuna protesi;
  • ernia ombelicale sopra i 2 cm senza diastasi dei retti addominali: effettuato in anestesia di tipo locale, epidurale o spinale (a seconda dei casi), l’intervento chirurgico prevede l’inserimento di una protesi, le cosiddette ‘reti’ che vanno a riparare il buco come una toppa;
  • ernia ombelicale di dimensioni variabili con diastasi dei retti addominali: in questo caso, anche se le dimensioni dell’ernia possono essere al di sotto del centimetro, si procede d’abitudine con una procedura in anestesia generale. L’area addominale, che va dal termine dello sterno fino ai 5/6 cm sotto l’ombelico, viene riparata inserendo dietro ai muscoli retti, correttamente riposizionati, una rete, grossomodo di 15x20 cm, senza contatto con i visceri. In questo caso, infatti, trattare solo l’ernia esporrebbe il paziente ad una recidiva.

Metodiche per la cura dell’ernia ombelicale con diastasi dei retti

L’intervento di riparazione della parete addominale in presenza di ernia e diastasi può essere eseguito con diversi approcci:

  1. tecnica MILA (Minimally Invasive Laparotomy Approach): utilizzabile per i pazienti normopeso, quindi non obesi, che prevede un’incisione open di 5 cm per poi procedere con l’intervento descritto sopra;
  2. chirurgia robotica: questa tecnica, la più moderna, prevede lo stesso tipo di intervento con il posizionamento della rete, ma con approccio laparoscopico-robotico tramite 4 piccoli fori;
  3. approccio sovrapubico: se il paziente presenta una ptosi cutanea e sottocutanea importante, ovverosia delle lassità che generano l’effetto ‘pancetta cadente’, l’intervento viene effettuato con incisione sovrapubica, una sorta di cesareo esteso, che consente nel contempo di effettuare anche una mini-addominoplastica o un’addominoplastica, quindi non solo di riparare il foro erniario e riposizionare i retti addominali, ma anche di rimuovere la pelle in eccesso nell’area addominale.

 

Il post-operatorio: quando riprendere la propria vita regolare

Negli interventi minimali e in anestesia locale, il paziente può generalmente tornare alla sua vita normale già il giorno seguente l’operazione.

Nel caso di operazioni in anestesia generale, invece, sono richieste 1/2 giornate di ricovero, ma nel complesso, nel giro di 1 settimana, i soggetti riprendono una vita regolare con attività sportiva che può essere praticata gradualmente già da 8/9 giorni dopo.

Non vi sono, quindi, particolari accorgimenti post-operatori da seguire, se non l’utilizzo di fasce compressive che aiutano anche il drenaggio dei liquidi in eccesso.

 

La chirurgia tailored-made dell’Hernia Center Milano

L'Hernia Center Milano della Casa di Cura La Madonnina offre un approccio chirurgico ‘tailored-made’, ovverosia elaborato su misura sulla singola persona e le sue necessità. 

Qui, infatti, vengono effettuate le procedure mininvasive più all’avanguardia, comprese le robotiche, in grado di offrire al paziente il percorso chirurgico più adatto, elaborato sulle sue esigenze cliniche ed estetiche. 

Inoltre, gli specialisti del centro accompagnano in tutto e per tutto il paziente, sia durante interventi minimali, che in anestesia generale.

Cura e Prevenzione