Cos'è e come riconoscere la diastasi addominale

PUBBLICATO IL 31 GENNAIO 2022

La diastasi addominale riguarda circa il 30% delle donne dopo il parto, eppure ancora oggi se ne parla poco. Spesso sottovalutata o comunque confinata a un problema estetico, in realtà la diastasi addominale è un problema innanzitutto funzionale e per questo deve essere affrontata nel modo corretto. Come ci spiega il dottor Matteo Marino, responsabile dell’Unità di Chirurgia Plastica e Ricostruttiva del Policlinico San Pietro.

 

Cos’è la diastasi addominale

“Per diastasi addominale si intende l’allargamento e eccessiva separazione della muscolatura retto-addominale centrale, in senso longitudinale - spiega il dottor Marino - . 

Questa muscolatura, che è una delle principali della parete addominale anteriore, è formata da un muscolo retto addominale destro e un muscolo retto addominale sinistro, tenuti uniti da una sottile banda di tessuto connettivo, la cosiddetta linea alba, che corre da sotto lo sterno fino alle ossa del bacino congiungendo i due muscoli retto-addominali e permettendo la continenza dei visceri interni. 

Questa fascia è molto resistente, ma poco elastica, per questo quando, per qualche ragione, si sfibra o assottiglia, difficilmente torna alle sue condizioni iniziali in modo spontaneo. Ecco allora che si parla di diastasi addominale, problema che può avere diversi gradi a seconda dell’allontanamento, maggiore o minore, dei due muscoli retto-addominali”.

La diastasi addominale, in particolare, in base alla dimensione, viene classificata in:

  • diastasi di grado lieve, inferiore a 3 centimetri;
  • diastasi di grado moderato, tra i 3 e i 5 centimetri;
  • diastasi di grado severo, maggiore a 5 centimetri.

 

Perché si verifica la diastasi addominale post-parto

Il motivo principale per cui può originarsi la diastasi addominale è la gravidanza, soprattutto se gemellare. “Il peso e la pressione interna dovuta alla crescita del feto durante i nove mesi, uniti ai cambiamenti ormonali tipici di questa fase della vita della donna, favoriscono lo stiramento della muscolatura retto-addominale e l’assottigliamento dei tessuti connettivi, portando così alla separazione dei due muscoli retto addominali”. 

 

Le cause della diastasi addominale nell’uomo

Altri fattori che possono incidere sulla comparsa del problema sono un aumento di peso significativo. “Anche gli uomini possono essere soggetti a diastasi addominale - sottolinea lo specialista - . 

 In questo caso, le cause più frequenti sono, oltre all’aumento di peso:

  • la lassità muscolare;
  • l’obesità associata a un’alta percentuale di grasso addominale;
  • dimagrimenti importanti come capita, ad esempio, nelle persone che si sottopongono a chirurgia bariatrica”. 

 

Le conseguenze della diastasi

Contrariamente a quanto spesso si pensa, le conseguenze della diastasi addominale non sono solo estetiche, ma soprattutto funzionali. “Le conseguenze più visibili della diastasi addominale sono senza dubbio: 

  • la comparsa di una rientranza longitudinale lungo l’addome; 
  • l’impossibilità di avere un ventre piatto;
  •  la perdita del punto vita

Ma sono le conseguenze meno visibili dall’esterno quelle da non sottovalutare. Se la fascia addominale formata dai muscoli, infatti, perde la sua funzione di contenimento e mantenimento in sede dei visceri addominali, i visceri possono protrudere (ovvero fuoriuscire dalla loro sede naturale) dando origine a ernie addominali di vario grado e entità” continua l’esperto. 

In una buona percentuale dei casi, la diastasi infatti è associata a un’ernia ombelicale o a un’ernia epigastrica (localizzata nella parte superiore dell’addome), che possono, in alcuni casi, portare a complicanze anche gravi. 

 

I sintomi

I sintomi ‘funzionali’ con cui la diastasi addominale può manifestarsi sono:

  • gonfiore, soprattutto post prandiale;
  • dolore addominale;
  • difficoltà digestive;
  • dolori alla schiena, anche al bacino; 
  • incontinenza.

 

Diagnosi

Per diagnosticare la distasi addominali è necessaria una visita specialistica, che può essere accompagnata da un’ecografia della parete addominale. “Fondamentale, una volta riscontrata la presenza di diastasi addominale, è valutare con precisione la reale distanza tra i muscoli, uno dei parametri sulla base dei quali viene poi stabilito il corretto approccio terapeutico” evidenzia il dottor Marino.

 

Come curarla

La soluzione della diastasi addominale è chirurgica e richiede competenze chirurgiche specifiche. 

“L’intervento chirurgico varia a seconda del grado della diastasi. In caso di diastasi lievi o moderate si interviene con un’addominoplastica e il contestuale riposizionamento dei muscoli retto-addominali. In pratica i due muscoli che si sono allontanati vengono riavvicinati e uniti con particolari suture cosiddette a ‘doppio petto’. 

 

Se la diastasi è invece di grado severo, o se i muscoli non sono sufficientemente elastici da riuscire a essere riaffiancati, diventa necessario inserire una rete biocompatibile riassorbibile che funge da raccordo, favorendo il ricongiungimento dei muscoli e ristabilendo la funzione di contenimento degli organi interni”, spiega lo specialista. 

La dimissione avviene in genere dopo 2-3 giorni dall’intervento. Nel post operatorio è raccomandato indossare una pancera elastica contenitiva per circa 1 mese. 

 

Gli esercizi per la diastasi addominale sono utili? 

L’attività fisica per rinforzare i muscoli addominali non serve a migliorare la diastasi addominale, ma anzi in alcuni casi può persino peggiorare e portare a un’ipertrofia dei muscoli che già lavorano male. 

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