
Per quali patologie è indicata l’artroscopia dell’anca e i tempi di recupero
PUBBLICATO IL 20 GIUGNO 2025
Presso Villa Erbosa è possibile effettuare l’artroscopia dell’anca, una procedura mininvasiva indicata per diverse patologie articolari.
Ne parliamo con la dott.ssa Federica Mariotti, ortopedico traumatologo dell’Unità operativa di Ortopedia 9 di Villa Erbosa diretta dal dott. Federico Biondi, per approfondire le condizioni trattabili, come si svolge l’intervento e il percorso post-operatorio.
Cos’è l’artroscopia dell’anca
L’artroscopia dell’anca è una procedura chirurgica mininvasiva impiegata per il trattamento di patologie dell’anca selezionate. Questa tecnica permette di accedere direttamente all’articolazione:
- riducendo il danno ai tessuti circostanti rispetto agli interventi tradizionali;
- favorendo un decorso post-operatorio più rapido e un precoce ritorno alle attività quotidiane e sportive.
I sintomi e le condizioni che possono richiedere l’intervento
Le problematiche che portano a considerare l’artroscopia dell’anca si possono presentare con:
- dolore;
- limitazione del movimento;
- difficoltà nelle attività quotidiane (salire e scendere dalla macchina, salire le scale, stare seduti a lungo);
- problematiche nelle attività sportive (correre, calciare, giocare a tennis, ballare, ecc…).
Questi disturbi possono derivare da traumi, sovraccarichi articolari, anomalie anatomiche e lesioni del labbro acetabolare. Inoltre, in alcuni casi selezionati, l’artroscopia dell’anca può risolvere eventuali problemi successivi all’intervento di protesi d’anca.
Spesso i sintomi si manifestano gradualmente, con dolore persistente all’inguine o alla parte anteriore della coscia, rigidità articolare e ridotta mobilità.
Le patologie trattabili con l’artroscopia dell’anca
L’intervento è indicato quando i trattamenti conservativi non hanno prodotto miglioramenti significativi. È perciò indicato per la cura di:
- lesioni del labbro acetabolare;
- conflitto femoro-acetabolare (FAI);
- corpi liberi intra-articolari;
- sinoviti o infiammazioni articolari;
- anca a scatto interno o esterno;
- conflitto dello psoas con la protesi d’anca;
- lesioni dei tendini glutei.
Queste patologie, se non trattate tempestivamente, possono evolvere in un deterioramento progressivo dell’articolazione ed eventualmente portare all’insorgenza dell’artrosi.
I pazienti principali candidati all’artroscopia
Il dolore all’anca è molto comune nei giovani e negli adulti di mezza età, in particolare sportivi, che presentano sintomi articolari riconducibili a lesioni intra-articolari, in assenza di artrosi avanzata.
I pazienti più frequentemente indicati sono:
- atleti e giovani sportivi affetti da conflitto femoro-acetabolari o lesioni del labbro;
- soggetti con storia di traumi o sovraccarichi meccanici ripetuti;
- pazienti con patologie congenite (conflitto femoro acetabolare – Epifisiolisi) o degenerative che compromettono la funzionalità articolare, ma per cui non è ancora indicata la protesi;
- pazienti operati di protesi d’anca con dolore in regione anteriore alla flessione dell’anca.
Come si svolge l’intervento, durata e preparazione
L’artroscopia dell’anca si esegue in anestesia generale o spinale tramite 2-3 piccole incisioni.
Durante l’operazione, viene introdotto un sottile strumento chiamato artroscopio, dotato di telecamera ad alta definizione, che consente al chirurgo di visualizzare in dettaglio l’interno dell’articolazione dal suo interno.
Attraverso altre 2 piccole incisioni, vengono inseriti strumenti chirurgici miniaturizzati per trattare eventuali lesioni, come la riparazione del labbro acetabolare, la rimozione di frammenti ossei o cartilaginei, la reinserzione o liberazione dei tendini psoas o glutei, e successivamente, ripristinare la corretta anatomia del femore o dell’acetabolo.
L’intervento dura circa 60-90 minuti, a seconda della complessità del caso.
“Prima dell’operazione – sottolinea la dott.ssa Mariotti - è fondamentale eseguire presso Villa Erbosa:
- una valutazione clinica approfondita;
- l’esecuzione di alcuni esami strumentali (radiografie, risonanza magnetica dell’anca) per identificare con precisione le lesioni e pianificare l’intervento”.
Recupero post-operatorio e ritorno alle attività quotidiane
Il paziente viene solitamente dimesso entro 1-2 giorni dall’intervento.
Inizialmente, è normale avvertire moderato dolore o gonfiore nella zona operata, che vengono gestiti con una terapia farmacologica prescritta. Trattandosi di una tecnica mininvasiva, il dolore tende a essere lieve o minimo.
“Nel recupero post-operatorio si consiglia di seguire un percorso di fisioterapia per recuperare forza e funzionalità dell’anca attraverso dei programmi personalizzati in base all’intervento e alle condizioni generali del paziente.
Nelle settimane successive – prosegue la dott.ssa Mariotti – sono previsti controlli regolari con il chirurgo per assicurare un supporto costante e monitorare i progressi.
Il ritorno alle normali attività quotidiane e sportive varia in base al tipo di intervento effettuato e alla risposta individuale del paziente.
Nelle prime settimane si consiglia di evitare sforzi eccessivi. Alcune attività, come camminare con le stampelle, possono essere riprese subito, mentre quelle più intense dopo qualche settimana.
La guida è sconsigliata per 3-4 settimane, mentre il ritorno allo sport è possibile dopo circa 4-6 mesi”.
Le controindicazioni all’artroscopia dell’anca
“L’artroscopia dell’anca è controindicata in casi di artrosi avanzata, quando l’articolazione è gravemente danneggiata, in cui il trattamento artroscopico risulta inefficace nel migliorare la sintomatologia.
Non è inoltre indicata:
- in presenza di infezioni attive nell’area dell’anca;
- in presenza di deformità ossee importanti che richiedono interventi più complessi;
- quando le condizioni generali del paziente rendono troppo rischioso l’intervento chirurgico.
Ogni caso – conclude la dottoressa – viene valutato attentamente per garantire l’efficacia dell’intervento”.
Informazioni e contatti
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