Incontinenza urinaria femminile: cause e rimedi

PUBBLICATO IL 23 DICEMBRE 2019

L’incontinenza urinaria femminile viene definita dalla ICS (International Continence Society) come “ogni perdita di urina oggettivamente dimostrabile e di entità tale da costituire un problema igienico e sociale”.

Il Dott. Carlo Gastaldi, Responsabile dell’U.O. di Ostetricia e Ginecologia dell’Istituto Clinico Città di Brescia, ci spiega di cosa si tratta e quali sono i rimedi.

 

Le cause e i tipi di incontinenza

Le principali cause dell’incontinenza urinaria sono la gravidanza, il parto, la menopausa

e la predisposizione genetica

Esistono diversi tipi di incontinenza. La classificazione di questo disturbo comprende:

  • incontinenza da sforzo, che è la più frequente e si verifica dopo un colpo di tosse, uno starnuto, uno sforzo o un movimento brusco;
  • incontinenza da urgenza, in cui la perdita si verifica dopo la comparsa di uno stimolo imperioso e improvviso di urinare (vescica iperattiva);
  • incontinenza mista, che si verifica quando i sintomi dei due precedenti tipi sono contemporaneamente presenti;
  • incontinenza da rigurgito, quando la vescica è incapace di svuotarsi in modo sufficiente e rimane troppo piena facendo “traboccare” l’urina;
  • incontinenza continua, che determina una perdita di urina persistente, goccia a goccia;
  • incontinenza da sgocciolamento post-minzionale, che compare dopo aver finito di urinare;
  • incontinenza notturna (enuresi), una perdita involontaria di urina durante il sonno notturno, tipica dell’età pediatrica, ma presente tal volta anche nell’età adulta.

 

Diagnosi e rimedi

Come si può curare? “La fase diagnostica è fondamentale per identificare le tipologie di incontinenza, le cause e i possibili trattamenti affinché paziente, medico di base e specialista possano pianificare il percorso terapeutico più idoneo”, spiega il Dott. Gastaldi.

Una completa valutazione clinica contempla:

  • l’esame oggettivo uroginecologico;
  • lo studio ecografico e/o radiografico del basso tratto urinario (cistomanometria, profilometria uretrale, flussimetria);
  • il PAD test (valutazione della quantità di urina persa, n.d.r. ).

Lo studio strumentale deve essere preceduto da una anamnesi mirata con l’uso di questionari di autovalutazione del sintomo incontinenza.

Per quanto riguarda l’esame oggettivo, esso richiede in particolare una precisa valutazione della funzionalità dei muscoli perineali (forza contrattile, tono, affaticabilità ecc.).

Un tale iter diagnostico permette di identificare il tipo e il grado di incontinenza urinaria (detrusoriale, da sforzo o mista) e di definire le caratteristiche muscolari del pavimento pelvico, individuandone i deficit funzionali e ponendo le basi per una corretta programmazione riabilitativa.

“Ciascuna tipologia di incontinenza - conclude il Dott. Gastaldi - può essere trattata con una o più modalità specifiche. In casi selezionati sono vantaggiosi e efficaci trattamenti multidisciplinari (ginecologici, urologici, fisiatrici).

La terapia può avvalersi fondamentalmente di tre strumenti che possono essere variamente combinati fra loro:

  • la riabilitazione pelvi-perineale
  • la chirurgia mininvasiva conservativa, che permette interventi rapidi, con minima degenza, e soprattutto risolutivi nella grande maggioranza dei casi
  • la farmacologia che mette a disposizione nuove ed efficaci molecole”.
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