Intervento protesi d’anca: tutto quello che c’è da sapere

PUBBLICATO IL 18 FEBBRAIO 2022

Le difficoltà generate da importanti condizioni come la coxartrosi (artrosi all’anca) e la gonartrosi (artrosi al ginocchio) sono davvero invalidanti e colpiscono una fetta di popolazione ancora attiva. Queste malattie degenerative, però, hanno una possibile soluzione grazie a interventi di chirurgia protesica. 

Dopo l’intervento di protesi al ginocchio, affrontiamo ora il tema dell’intervento di protesi d’anca sempre insieme al dottor Michele Massaro, specialista in Ortopedia e Traumatologia, esperto nella chirurgia protesica mini-invasiva di anca e ginocchio, responsabile del Centro OPRAM - Ortopedia Protesica Robotica e Ricostruttiva Avanzata Mininvasiva del Policlinico San Pietro e del nuovo Centro OPRAM - Ortopedia Protesica Ricostruttiva Avanzata Mininvasiva dell’Istituto Ortopedico Galeazzi.

 

Protesi anca: quando ricorrere all’intervento

Una delle indicazioni per cui si ricorre all’intervento di protesi d’anca è la coxartrosi (artrosi d’anca). “Bisognerebbe ovviamente intervenire prima che la malattia raggiunga stadi troppo avanzati e per fare questo è necessario riconoscere dei segnali” sottolinea il dottor Massaro. 

Cos’è la coxartrosi

“Volendo semplificare un po’ i concetti, potremmo dire che la coxartrosi è una malattia che va a colpire la cartilagine che ricopre la testa del femore e la cavità dell’anca in cui si muove la testa del femore stesso. In pratica questa malattia fa in modo che lo strato di cartilagine vada con il tempo assottigliandosi sempre più, fino a scomparire del tutto con la conseguenza che le parti ossee inizino a sfregare l'una contro l’altra. 

Non solo, questo sfregamento porta anche a infiammare altre parti molli come tendini e legamenti. Il risultato? Il paziente svilupperà un dolore cronico con una drastica riduzione della fluidità dei movimenti articolari” spiega il dottor Massaro.

L’anca è coinvolta in ogni movimento del corpo e sostiene gran parte del peso corporeo: non ci sono alternative all’uso dell’anca e con una coxartrosi in stato avanzato si sviluppa immediatamente un’invalidità grave nel paziente.

 

Gli esami da fare prima dell’intervento

Ovviamente non si deve prendere alcuna decisione in merito a un intervento all’anca in base soltanto alle sensazioni e ipotesi del paziente. È fondamentale una diagnosi accurata da parte di uno specialista che offra tutti i dettagli del problema, lo stadio della problematica e la valutazione dell’intervento tenendo presente i rischi e i tempi di recupero. “Solitamente è necessario una radiografia che vada a confermare la diagnosi e un’eventuale (e non sempre necessaria) risonanza magnetica, oltre a un sempre raccomandabile studio dei tessuti molli del paziente. 

A questo punto è possibile valutare, in accordo con il paziente, una serie di protesi anca, in modo da scegliere quella più adatta al caso specifico” prosegue il chirurgo.

 

Caratteristiche dell’intervento di protesi d’anca

“Le protesi all’anca di nuova concezione sono quanto di più tecnologico si possa pensare, seppure di fondo rimane una certa semplicità. L’idea è infatti quella di andare a:

  •  sostituire la parte colpita da coxartrosi;
  •  ripristinare il corretto funzionamento dell’articolazione.

Un intervento mininvasivo

Il tutto attraverso un intervento chirurgico che riduca al minimo l’invasività. Ai nostri giorni infatti è possibile intervenire sull’anca con operazioni mini invasive che riducono al minimo l’impatto sui tessuti del paziente. Basti pensare, a titolo esemplificativo, che nella quasi totalità dei casi non ci saranno tubi di drenaggio a fine intervento che fuoriescono dall’articolazione, nè cateteri vescicali né punti di sutura. 

Parliamo di tecniche innovative che risparmiano traumi e difficoltà sia al tessuto muscolare sia alla struttura ossea, grazie anche alla miniaturizzazione delle protesi stesse.

Non bisogna mai dimenticare che un intervento poco invasivo garantisce anche tempi di recupero più rapidi e una percentuale di totale successo superiore alle aspettative.”

 

L’intervento di protesi all’anca  presso OPRAM

Il centro OPRAM, grazie all’alta tecnologia e alla precisione della strumentazione che utilizza, offre un protocollo di intervento di eccellenza per quanto riguarda l’inserimento di protesi all’anca. Infatti le protesi di ultima generazione, create con materiali biocompatibili, possono essere installate in tempi rapidi, riducendo al minimo l’impatto nel paziente.

“La richiesta alla quale come specialisti siamo chiamati a rispondere è offrire percorsi di cura efficaci che, in tempi brevi, permettano ai pazienti di ritornare alle proprie attività quotidiane, ai propri hobby e passioni e perché no, a fare sport. In quest’ottica assume grande importanza l’approccio mininvasivo al quale io e la mia equipe ci dedichiamo da molti anni e nel quale ci siamo perfezionati anche confrontandoci con le più importanti scuole internazionali in questo campo” sottolinea il dottor Massaro.

Il protocollo Fast Track

Il protocollo Fast Track messo a punto da OPRAM, ispirato ai principi della Tissue Sparing Surgery (TSS), prevede una degenza piuttosto breve in ospedale, un intervento molto rapido ed efficace con una somministrazione di oppiacei fortemente ridotta rispetto agli standard. Tutto questo al fine di ottimizzare i tempi di recupero del paziente, anche sfruttando la tecnologia 3D e la programmazione computerizzata per tutto lo studio dell’anca da operare precedente all’intervento. “Un intervento ben programmato e progettato, avrà senza dubbio meno incognite da risolvere in sala operatoria e una probabilità di successo estremamente alta” evidenzia il chirurgo.

Tipi di operazione di protesi all’anca

“Per dare un’idea delle diverse tipologie di protesi a disposizione dei pazienti, possiamo dire che l’intervento di protesi, a seconda dei casi, può prevedere la sostituzione completa dell’articolazione malata o solo di una parte di essa, sempre con l’obiettivo di offrire la soluzione più efficace ma allo stesso tempo meno invasivo possibile. 

Dopo l’intervento, il paziente ha la possibilità, se lo desidera, di proseguire il ricovero in regime riabilitativo con l’assistenza di fisiatri specialisti e fisioterapisti specializzati nella riabilitazione protesica che lavorano in team e sinergia con il chirurgo ortopedico”.

 

Recupero e riabilitazione post-operatoria

In Italia gli impianti di protesi articolari hanno raggiunto cifre impressionanti: oltre 170 mila impianti all’anno. Gran parte di questi impianti sono proprio dovuti all’artrosi all’anca. “Il problema coxartrosi potrebbe avere anche numeri più alti visto che non tutte le persone afflitte da questa malattia degenerativa si affidano all’intervento chirurgico” sottolinea il dottor Massaro. “Questa grande diffusione della problematica ha però portato a sviluppare protocolli di riabilitazione molto efficienti e che, compatibilmente con le condizioni generali del paziente, offrono un recupero molto rapido. Ci sono molte variabili in questo delicato ambito legate prevalentemente all’età dei pazienti e alle condizioni di salute generale, ma nella stragrande maggioranza dei casi i tempi di recupero sono davvero molto brevi”. Solitamente dopo l’intervento il paziente, se non vi sono complicazioni specifiche, viene dimesso dall’ospedale nel giro di pochissimi giorni (quattro o cinque). 

A questo punto sarà necessario seguire un piccolo percorso di riabilitazione post operatoria finalizzato ad abituarsi alla protesi e a fare abituare il corpo alla presenza della stessa. 

“A questo proposito abbiamo approntato una brochure che viene consegnata al paziente al momento del ricovero che spiega tutto quello che bisogna fare nel post operatorio compresi gli esercizi di rinforzo muscolare da eseguire quando si ritorna a casa” dice l’esperto. In poche settimane, seguendo gli esercizi di mobilità e di fisioterapia, si potrà arrivare a un recupero totale andando a riprendere l’utilizzo normale dell’articolazione, senza più dolore. 

I tempi di recupero dipendono molto, oltre che dalle condizioni di salute del paziente, anche dall’impegno che dimostrerà durante il processo di riabilitazione: ad alcuni più determinati bastano poche settimane, altri avranno bisogno di qualche settimana in più.

 

Possibili rischi dell’intervento di protesi

La riabilitazione, come abbiamo visto, può fare la differenza nel recupero dell’articolazione, ma quello che è certo è che la qualità della vita del paziente, dopo l’intervento, subirà una vera e propria impennata, facendo sbiadire il ricordo delle preoccupazioni prima dell’intervento. 

“L’intervento chirurgico all’anca per quanto sia assolutamente mini invasivo è pur sempre un intervento chirurgico e presenta dei rischi legati principalmente a infezioni o trombosi

Le infezioni possono essere prevenute curando con molta attenzione la cicatrice dopo l’operazione andando a disinfettare la zona attenendosi alle istruzioni dei medici. 

La trombosi è invece solitamente da considerare come un rischio legato all’immobilità dell’articolazione. Questo rischio si presenta maggiormente per gli interventi di protesi al ginocchio visto che vi sono casi in cui sarà necessario tenere la gamba ferma. In questi casi specifici, durante l’inattività della gamba sarà prevista una cura a base di farmaci anticoagulanti per prevenire la formazione di questo tipo di pericoli.

È bene ricordare, come regola generale, che nella fase post operatoria il nemico numero uno è la mancanza di movimento. Fare esercizi riabilitativi, con costanza, ha un’importanza cruciale in questo tipo di contesto”, conclude lo specialista. 

 

Le complicanze dell’inserimento della protesi d’anca

Le complicanze legate all’inserimento della protesi all’anca sono davvero poche, soprattutto quelle tardive. I tassi di complicazione sono al di sotto dell’1%

““Vi sono però da considerare, come ipotesi, delle problematiche che si potrebbero verificare anche a distanza di molto tempo dall’intervento chirurgico.

In questi casi, piuttosto rari, la protesi non fa il suo lavoro in maniera corretta: si potrebbe avere infatti un movimento della protesi non perfetto che porterebbe alla necessità di un nuovo intervento per la revisione della stessa e del suo funzionamento. 

Problemi di questo tipo, seppur rari, possono presentarsi qualora la protesi venga malposizionata o si saldi in modo sbagliato all’interno dell’articolazione. Per prevenire questa tipologia di problemi è bene tenere sott’occhio l’articolazione rivolgendosi allo specialista qualora si sentano dolori o fastidi alla protesi

Prestare attenzione al funzionamento della protesi di anca, magari anche con qualche consulto periodico dallo specialista, può essere un modo per evitare ulteriori interventi chirurgici” suggerisce il dottor Massaro.

Cura e Prevenzione