I danni del fumo: come fare una diagnosi precoce
PUBBLICATO IL 27 LUGLIO 2022
All’Istituto Clinico Beato Matteo è possibile eseguire esami per la diagnosi precoce dei danni da fumo come la BPCO, tra cui la spirometria.
Tosse? Dispnea? Espettorato? Sei esposto a fumo di sigaretta? La dottoressa Anna Beretta, pneumologa dell’Istituto Clinico Beato Matteo, ci spiega che in presenza di questi sintomi e condizioni è bene escludere alcune patologie. Per farlo, è necessario eseguire esami diagnostici in grado di inquadrare lo stato clinico del paziente ed escludere la presenza di BPCO (broncopneumopatia cronica ostruttiva), una malattia respiratoria causata da un’infezione delle vie aeree e dei polmoni.
La spirometria globale con metodo pletismografico: cos’è e a cosa serve
Per valutare la salute dei nostri polmoni, l’esame strumentale più indicato per la diagnosi precoce è la spirometria globale con metodo pletismografico. Gold standard nella diagnosi e nel monitoraggio della BPCO, è un esame non invasivo: il paziente, in posizione seduta, respira dentro ad un boccaglio collegato con lo spirometro, seguendo le indicazioni del medico e del tecnico.
La spirometria serve per verificare se è presente un danno nel funzionamento del nostro apparato respiratorio ed è indispensabile per una diagnosi corretta ed il follow up del paziente.
Nell’ambito della spirometria è possibile eseguire anche altri test, come la DLCO e il test di broncodilatazione farmacologica.
La DLCO
Un ulteriore test eseguibile con lo stesso macchinario è la DLCO diffusione alveolo capillare del CO. E’ un test semplice, non invasivo, che consiste sempre nel respirare attraverso un boccaglio collegato allo spirometro e serve per esaminare lo scambio dei gas tra gli alveoli e i capillari polmonari.
È molto sensibile nei confronti di quelle patologie che compromettono il polmone nella parte più profonda:
- fibrosi polmonare;
- enfisema;
- ipertensione polmonare.
Il test di broncodilatazione farmacologica
“In alcuni casi - precisa l’esperta – può essere necessario eseguire il test di broncodilatazione farmacologica, per una diagnosi differenziale tra BPCO e asma bronchiale. Può fornire indicazioni sulla eventuale terapia farmacologica da seguire.
Consiste nella somministrazione di un farmaco broncodilatatore spray somministrato al paziente mediante una camera di inalazione. Dopo 20 minuti si esegue nuovamente l’esame spirometrico, valutando se presente o meno un incremento dei valori del flusso respiratorio.
Broncopneumopatia cronica ostruttiva e le altre patologie
“La BPCO, acronimo di broncopneumopatia cronica ostruttiva - spiega la specialista - è una malattia respiratoria dovuta a una risposta infiammatoria delle vie aeree e del polmone all’inalazione del fumo di sigaretta o di altri inquinanti atmosferici, con limitazione al flusso aereo alla spirometria.
La BPCO può:
- coesistere con un quadro di enfisema polmonare (BPCO enfisematosa) o asma bronchiale;
- essere preceduta dalla bronchite cronica del fumatore”.
Enfisema polmonare
“L’enfisema polmonare spesso coesiste con un quadro di BPCO. È una malattia del tessuto polmonare che provoca una progressiva dilatazione e distruzione degli alveoli polmonari, che sono posti agli estremi dei bronchioli respiratori, responsabili dello scambio dei gas (ossigeno ed anidride carbonica).
Lo stato infiammatorio, provocato dal fumo e protratto nel tempo, è una delle cause dell’enfisema”, spiega la dottoressa Beretta.
Bronchite cronica
“La bronchite cronica è uno stato infiammatorio della mucosa bronchiale, senza limitazione al flusso aereo alla spirometria – spiega la pneumologa - È caratterizzata da:
- tosse persistente per almeno 3 mesi all’anno, per 2 anni consecutivi;
- eccessiva produzione di muco”.
La diagnosi di BPCO
La BPCO comprende, quindi, diagnosi di bronchite, bronchite cronica ostruttiva cronica ed enfisema e sono molti i pazienti che presentano entrambe le affezioni. Oltre alla spirometria, per fare una diagnosi corretta è necessario sottoporre il paziente ad esami specifici, in aggiunta a quelli ematochimici, per individuare possibili stati infettivi:
● esame colturale dell’espettorato (se presente), per valutare la presenza di germi nel muco;
● rx torace, per escludere la presenza di segni di infezioni più estese (polmonite);
● tac torace, deve sempre essere eseguita ad una prima diagnosi di BPCO (quindi dopo una spirometria che ci dia la conferma di una limitazione al flusso aereo) per verificare se si è in presenza di enfisema o bronchiectasie o addensamenti/noduli polmonari;
● emogasanalisi arteriosa, eseguito mediante prelievo arterioso, permette di valutare la concentrazione nel sangue di ossigeno e di anidride carbonica.
La diagnosi clinica
“Per prima cosa - spiega la dottoressa - è importante analizzare tutti i segni e i sintomi che il paziente riferisce. In questo caso si parla di diagnosi clinica, i cui dati vanno necessariamente incrociati con quelli che si ottengono dall’esame strumentale, per valutare con oggettività le funzioni respiratorie. Unitamente a una valutazione clinico strumentale si associa una diagnosi radiologica mediante TAC torace ad alta risoluzione.”
Perché è importante smettere di fumare
La prima forma di prevenzione si attua smettendo di fumare. Il fumo di tabacco, sigaretta, sigari o pipa irrita le mucose e favorisce l’instaurarsi dei processi infiammatori.
I danni provocati dal fumo di tabacco
È ben noto che il fumo di tabacco contiene numerose sostanze chimiche, tra cui:
- gas tossici, come monossido di carbonio, ossido d’azoto, formaldeide, cianuro di idrogeno, diossido di zolfo, nitrosammine;
- particolati,tra cui nicotina, metalli pesanti e benzopirene”.
Tali sostanze producono un effetto irritante diretto sull’epitelio respiratorio, oltre a numerosi effetti a lungo termine legati a meccanismi immunologici e, in alcuni casi, di provata cancerogenesi.
Le conseguenze del fumo di sigaretta
Il fumo di sigaretta è il fattore di rischio più importante per l’instaurarsi di alcune patologie polmonari ed è responsabile del 90% dei casi di broncopneumopatia cronica ostruttiva e di enfisema. “La funzionalità respiratoria di un fumatore – precisa la pneumologa - può subire un declino nel tempo rispetto a chi non ne fa uso.
Il fumo di sigaretta riduce le capacità di difesa di tutto l’apparato respiratorio. Soprattutto è in grado di alterare la capacità di purificazione dell’aria inspirata da parte delle vie aeree, favorendo l’esposizione della mucosa respiratoria ad agenti infettivi.
Come la sigaretta danneggia il meccanismo di pulizia delle vie aeree
Nelle vie aeree dell’apparato respiratorio sono presenti le cellule mucipare, cioè produttrici di muco, e delle strutture chiamate ciglia vibratili che, muovendosi simultaneamente, trasportano verso l’esterno il muco prodotto, determinando una corrente verso le vie aeree superiori. Una volta giunto a questo livello, il muco, al cui interno rimangono intrappolati i germi inalati, viene in parte eliminato attraverso la tosse.
Il fumo è in grado di danneggiare questo meccanismo di difesa, in quanto:
- stimola un’eccessiva produzione di muco da parte delle cellule mucipare;
- danneggia direttamente l’epitelio ciliato.
Se questo sistema di pulizia naturale viene danneggiato – conclude l’esperta - germi, particelle inalate e molte delle sostanze chimiche presenti nel fumo persistono nell’apparato respiratorio e raggiungono le porzioni più periferiche delle vie aeree, dove determinano i loro effetti nocivi. Il fumo di sigaretta danneggia gli alveoli causando, in alcuni casi e nel lungo periodo, una insufficienza respiratoria.”
Quali sono i sintomi respiratori provocati dal fumo
Tra i sintomi respiratori tipici del fumatore troviamo:
- tosse cronica;
- frequente espettorazione di muco;
- infezioni respiratorie frequenti;
- difficoltà respiratoria (dispnea) quando si esegue un piccolo sforzo, come salire le scale o effettuare una breve corsa.