
Protesi d’anca con accesso anteriore: la tecnica mininvasiva all’Istituto Clinico San Siro
PUBBLICATO IL 30 SETTEMBRE 2025
La protesi d’anca è un intervento chirurgico che consente di sostituire un’articolazione danneggiata, per esempio da artrosi avanzata o necrosi della testa del femore, con una protesi artificiale. Lo scopo è quello di alleviare il dolore, ripristinare la funzionalità dell’anca e permettere al paziente di tornare alla quotidianità.
Solitamente, questa procedura viene eseguita attraverso 2 vie d’accesso chirurgiche all’anca, laterale diretta o postero-laterale. Negli ultimi anni, però, si è affermata una tecnica che offre numerosi vantaggi, ovvero quella per via anteriore.
Presso l’Istituto Clinico San Siro, questo approccio viene adottato da un’équipe altamente specializzata. Ne parliamo con il dottor Matteo Del Re, chirurgo ortopedico e traumatologo dell’Istituto Clinico San Siro di Milano e dell'équipe Universitaria di Ortopedia Rigenerativa e Ricostruttiva (E.U.O.R.R.) dell’IRCCS Ospedale Galeazzi - Sant'Ambrogio e dell’Istituto Clinico San Siro di Milano.
Cos’è l’accesso anteriore nella chirurgia protesica d’anca
L’accesso anteriore è una tecnica mininvasiva che consente di raggiungere l’articolazione dell’anca senza danneggiare i muscoli principali che la avvolgono. Il chirurgo raggiunge l’articolazione passando, quindi, tra i muscoli che vengono delicatamente spostati anziché incisi.
“Intervenire in questo modo, senza dover incidere nessun muscolo, riduce il trauma ai tessuti molli e permette una ripresa molto più veloce per il paziente” spiega il dottor Del Re.
Questo si traduce in alcuni vantaggi specifici che sono:
- minor sanguinamento durante l’operazione;
- minore dolore post-operatorio;
- ripresa precoce della deambulazione;
- degenza ospedaliera più breve.
“È una tecnica molto vantaggiosa, ma in particolare ancora di più lo è per chi ha uno stile di vita attivo e desidera tornare alle proprie abitudini in tempi rapidi” delinea lo specialista.
L’approccio chirurgico adottato adell’Istituto Clinico San Siro: la tecnica AMIS
Presso l’Istituto Clinico San Siro viene adottato il metodo chirurgico anteriore denominato AMIS (Anterior Minimally Invasive Surgery).
Durante l’intervento, la gamba del paziente viene posizionata su un supporto speciale collegato a un sistema di trazione controllata.
Questa tecnica permette al chirurgo di operare con maggiore precisione e sicurezza, minimizzando il rischio di danni ai tessuti molli e riducendo le possibili complicanze post-operatorie.
L’incisione cutanea viene eseguita nella parte anteriore della coscia prossimale, partendo 1.5 cm lateralmente e distalmente alla spina iliaca antero superiore e prosegue in direzione del margine laterale della rotula per circa 6 cm.
La tecnica Bikini
Per alcuni pazienti, il chirurgo può valutare anche la cosiddetta incisione Bikini, che segue la piega inguinale, lasciando una cicatrice quasi impercettibile e ben nascosta.
“L’incisione Bikini è esteticamente più confondibile con le pieghe della pelle, ma non è sempre applicabile. La sua scelta dipende, infatti, da diversi fattori tra cui le deformità ossee e il grado di usura articolare. In ogni caso, la procedura chirurgica, una volta eseguita l’incisione cutanea, resta identica” precisa il dottor Del Re.
Il percorso del pazientechirurgico: dalla diagnosi all’intervento
Il percorso del paziente inizia con una visita ortopedica specialistica, in cui vengono valutati i sintomi e prescritte indagini diagnostiche di approfondimento, solitamente in prima battuta una radiografia dell’anca e del bacino.
In caso di sintomi importanti, ma immagini poco chiare della radiografia, può essere indicata anche una risonanza magnetica per avvalorare la diagnosi.
Se viene confermata la necessità di un intervento, il paziente dovrà seguire poi il percorso preoperatorio che prevede:
- esami radiografici con repere metallico per una pianificazione preoperatoria più precisa dell’intervento;
- visita anestesiologica;
- accertamenti aggiuntivi, se necessari.
L’intervento si svolge solitamente in anestesia spinale, eventualmente associata a una sedazione.
In casi particolari, quando entrambe le anche risultano compromesse, come nelle necrosi o nelle artrosi simmetriche, la via anteriore consente al chirurgo di valutare la possibilità di intervenire su tutte e 2 le articolazioni nella stessa seduta operatoria.
Tempi di recupero e ritorno alla normalità
Uno dei principali vantaggi dell’accesso anteriore è la rapida ripresa post-operatoria.
“Se l’intervento avviene al mattino, il paziente può essere mobilizzato già nel pomeriggio; appena passa l’effetto dell’anestesia, viene assistito nei primi passi, con l’ausilio di 2 stampelle. Questo è un momento chiave del percorso di recupero, sia fisico che psicologico” spiega il chirurgo.
Il recupero post-operatorio prevede poi, solitamente:
- l’uso delle stampelle per circa 2 settimane;
- la rimozione dei punti a 14 giorni dall’intervento;
- il ritorno alla guida e alle normali attività entro 2 settimane;
- il recupero funzionale completo in circa 1 mese.
“Per i pazienti che necessitano di maggiore assistenza il chirurgo può valutare un percorso presso il reparto di riabilitazione interna” specifica il dott. Del Re.
Riabilitazione dopo protesi d’anca: personalizzazioneta e sicurezza del recupero
“La riabilitazione inizia subito. Il programma è personalizzato in base all’età, alla condizione fisica e allo stile di vita del paziente - delinea l’ortopedico -. L’obiettivo è:
- tornare a muovere l’anca in modo fluido;
- rinforzare i muscoli;
- recuperare gradualmente l’autonomia nei gesti di tutti i giorni”.
Alla dimissione, vengono dati consigli pratici anche su come gestire il ritorno a casa, come:
- evitare movimenti in iperestensione ed extrarotazione dell’anca nei primi giorni;
- rispettare i tempi di recupero, aumentando il carico in modo progressivo;
- mantenere uno stile di vita attivo, ma senza forzature eccessive.
“L’educazione post-operatoria è fondamentale. Forniamo indicazioni precise per aiutare i pazienti a evitare gesti potenzialmente dannosi e vivere al meglio la fase di recupero” spiega lo specialista.
Quando non è indicata la via anteriore
L’accesso anteriore è adatto alla maggior parte dei pazienti, ma esistono alcune situazioni cliniche in cui si preferisce un approccio diverso.
“Quando ci troviamo davanti a casi complessi, come displasie importanti o la necessità di sostituire una protesi già esistente, optiamo per approcci alternativi, che ci permettono una maggiore esposizione dell’articolazione e una gestione ad hoc dell’intervento” conclude il dottor Del Re.