Super PATH, la tecnica innovativa per la protesi d’anca

Super PATH, la tecnica innovativa per la protesi d’anca

PUBBLICATO IL 27 MARZO 2025

Super PATH, la tecnica innovativa per la protesi d’anca

PUBBLICATO IL 27 MARZO 2025

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La cosiddetta Super PATH è una tecnica innovativa utilizzata per impiantare una protesi totale di anca

Quando ci si sottopone a un intervento di sostituzione protesica dell’anca, uno degli aspetti a cui pensa il chirurgo è come arrivare all’anca stessa, quella che tecnicamente viene chiamata ‘via di accesso all’articolazione’. 

La cosiddetta Super PATH sfrutta proprio una nuova via di accesso per eseguire l’intervento in maniera sicura, riproducibile e soprattutto mininvasiva. Ma quando si ricorre a questa tecnica e, soprattutto, quali vantaggi presenta?

Ce ne parla il dr. Marco Lavazza, corresponsabile dell’Unità Operativa di Ortopedia II all’Istituto Clinico Villa Aprica.

 

Le caratteristiche della Super PATH

“Questa particolare tecnica, che viene concordata dal chirurgo con il paziente - spiega il dr. Lavazza - consente di raggiungere il piano articolare senza sacrificare alcuna struttura muscolare o tendinea mantenendo inalterata la meccanica del movimento. 

Consente così di impiantare una protesi totale o parziale di anca:

  • con un recupero più rapido;
  • con meno giorni di ospedalizzazione;
  • riducendo il rischio di instabilità dell’impianto permettendo al paziente di fidarsi fin da subito della nuova articolazione.”

 

Per quali patologie è indicata questa tecnica

“Con l’aumentare dell’età media della popolazione aumenta l’incidenza della patologia degenerativa delle articolazioni che viene definita artrosi – afferma -.

Con questo termine, si intende il progressivo consumo della cartilagine articolare, importante struttura che consente lo scivolamento di due capi ossei tra di loro. 

Oltre all’età e alla familiarità ci sono molte concause che possono portare alla degenerazione articolare. Si pensi a:

 

I sintomi dell’artrosi

“La manifestazione clinica dell’artrosi è spesso progressiva con dolore inguinale che si irradia fino al ginocchio - continua il medico - . Può essere molto invalidante con diminuzione dell’autonomia nella deambulazione e una tipica rigidità articolare che rende eseguire compiti quotidiani come indossare scarpe e calze.”

Spesso, le terapie conservative non sono risolutive e si giunge alla necessità di intervenire con la sostituzione dell’articolazione con una protesi.

 

In cosa consiste l’intervento

L’intervento normalmente dura all’incirca 45-50 minuti. “Il paziente viene posizionato sul fianco con appositi sostegni antidecubito, dopodiché il chirurgo pratica un'incisione di circa 5-7 cm prossimale al grande trocantere (da cui ‘SUPER’) - spiega lo specialista -.

Giunti sul piano articolare, divaricando i tre piani dei muscoli glutei, si pratica una incisione di minima sulla capsula articolare e si prepara l’alloggio femorale. Successivamente, tramite un portale accessorio di circa 1 cm (da cui ‘PATH’, Portal Assisted Total Hip) viene preparato l’alloggio acetabolare. Dopo prove dinamiche e radiologiche si impianta, infine, la protesi definitiva. 

Non viene posizionato alcun drenaggio in quanto il sanguinamento è davvero minimo, il che consente pressoché di minimizzare la necessità di trasfusioni durante il ricovero. Dopo una breve sosta in area di osservazione postoperatoria, il paziente viene portato in reparto dove può iniziare il percorso riabilitativo.”

 

I vantaggi e i benefici

Il vantaggio più importante di questa tecnica consiste nel conservare intatta l’anatomia di quelle strutture che conferiscono il movimento e la stabilità all’articolazione. In termini concreti per il paziente si traduce, in molti casi, in un recupero più rapido, una miglior stabilità dell’impianto e una migliore confidenza nella propria anca. 

Preservare le inserzioni muscolo tendinee, infatti, può consentire di:

  • controllare il movimento;
  • sentirsi più sicuri nella stazione eretta e durante il passo. 

L’assoluta stabilità dell’impianto inoltre offre la possibilità di essere autonomi negli spostamenti senza ricorrere a device antilussazione come alza water o cuscini. 

 

Degenza e recupero

“Anche i giorni di degenza possono ridursi - sottolinea l’esperto -.  Questi variano da paziente a paziente ma, in media, sono sufficienti 5-6 giorni per essere dimessi in buone condizioni generali e autonomi nelle attività quotidiane. 

Il carico è concesso da subito e, come abbiamo sottolineato, la confidenza è pressoché immediata, tanto da poter abbandonare una stampella già dopo una settimana mentre dopo tre settimane è possibile abbandonare anche la seconda. 

A seguito della dimissione, il percorso riabilitativo può essere proseguito anche a livello ambulatoriale per 4/5 settimane, 2-3 giorni a settimana.

Il ritorno alle attività quotidiane, come guidare l’automobile e a lavoro, avviene circa dopo un mese. Anche i pazienti più performanti possono godere dei benefici di questa tecnica.

La volontà di tornare a praticare sport come sci, trekking, ciclismo o nuoto si sposa perfettamente con i principi conservativi di Super PATH - conclude Lavazza -. Recuperato il tono muscolare, in pochi mesi si torna a essere liberi di muoversi senza limitazioni.”