Protesi d’anca mininvasiva: recupero rapido e cicatrici meno visibili

PUBBLICATO IL 16 APRILE 2021

*(pagina aggiornata l'11 settembre 2023)

La protesi d'anca mininvasiva offre numerosi benefici, tra cui un veloce recupero e una riduzione delle complicanze post operatorie, sia per il paziente sportivo che vuole ritornare alle proprie attività, sia per il paziente che vuole tornare a camminare e a vivere al meglio la propria quotidianità.

Approfondiamo l'argomento insieme all'équipe del Centro di Traumatologia Sportiva, diretta dal prof. Alberto Ventura.

 

Protesica d’anca: cosa è cambiato

In questi ultimi anni, la protesica d’anca come intervento chirurgico ha raggiunto standard molto elevati in termini di:

  • rischi durante l’intervento;
  • recupero post intervento.

Anche la durata dell’impianto (per una futura revisione e sostituzione), che una volta era mediamente valutata verso i 15 anni, oggi si aggira addirittura attorno ai 30-40 anni, grazie ai nuovi materiali, alle nuove conoscenze e alle nuove tecniche operatorie, anche se vi sono dei fattori che purtroppo non si possono ignorare.

Il chirurgo deve avere numerose accortezze durante l’intervento: non solo prestare attenzione a garantire la massima sicurezza in sala operatoria, ma anche essere il meno invasivi possibili con un occhio di riguardo anche al lato estetico, senza dimenticare la possibilità di un fallimento dell’intervento stesso. 

 

I vantaggi della protesi d’anca mininvasiva

La tecnica mininvasiva rappresenta un’alternativa valida per il paziente per tante ragioni:

  • garantire un recupero veloce;
  • risultato funzionale e visivo che soddisfi appieno le aspettative del paziente;
  • riduzione delle complicanze come, ad esempio, infezioni (0,3% dei casi di protesi di anca e ginocchio), soprattutto in presenza di fattori di rischio (diabete, obesità, immunodepressione, abuso di alcol o fumo di sigaretta).

 

L’intervento mininvasivo con accesso per via anteriore

A differenza della chirurgia tradizionale, la chirurgia per via anteriore mininvasiva, conosciuta come AMIS - Anterior Minimally Invasive Surgery, si distingue per:

  • mininvasività: il chirurgo accede all’articolazione danneggiata attraverso un piccolo taglio, senza ricorrere a un’aggressività muscolare;
  • risparmio del tessuto muscolare e osseo: grazie alla presenza in sede della muscolatura originale, la via anteriore è la procedura che presenta percentuali basse di lussazione (<1%), cioè fuoriuscita della protesi dalla sede;
  • taglio osseo: attraverso questa procedura, viene impiantato all’interno del femore uno stelo corto che in una potenziale revisione futura permetterà al chirurgo di beneficiare del precedente lavoro per impiantare una nuova protesi senza difficoltà.

Bikini: la tecnica preferita per le donne

Un’ulteriore variante alle vie d’accesso è quella anteriore per via smussa che prevede un’incisione inguinale, quindi su di un tratto cutaneo già preesistente (come quello, appunto, dell’inguine) e coperto, che rende la cicatrice meno visibile e facilmente nascondibile con il costume da bagnoProprio per questa caratteristica, la tecnica prende il curioso nome di Bikini ed è molto apprezzata dalla popolazione femminile.

A livello di tipologia, vi sono però alcune controindicazioni per determinati soggetti:

  • nella paziente obesa per non accrescere le difficoltà durante l’intervento;
  • nell’uomo perché, avendo massa muscolare più sviluppata, ci potrebbe essere un aumento delle complicanze perioperatorie portando il chirurgo a optare per un’incisione longitudinale classica, per via anteriore.

 

Consigli per il recupero post-operatorio

A seguito di intervento con tecnica AMIS, è prevista:

  • la deambulazione con le stampelle per i primi giorni, da 1 a 3 settimane, finché il paziente non ritrova la postura più corretta durante la camminata;
  • si procede in seguito con un carico totale sulla gamba operata senza nessun limite di mobilità dettato dal rischio di una possibile lussazione.

Nei momenti in cui si abbandonano le stampelle (nel giro di una settimana o di 10 giorni), il paziente se è in grado può riprendere a guidare.

 

Per chi è indicato l’intervento di protesi d’anca mini invasivo

Tanti sono i giovani sportivi (40-50 anni) che vengono operati con la tecnica mininvasiva anche se, normalmente, il target di pazienti candidabili a questo tipo di intervento si aggira intorno ai 65-70 anni.

La tecnica AMIS può essere consigliata anche ai soggetti più anziani: non solo perché sarebbero rimessi in piedi in prima giornata senza rischi, con l’ausilio di un fisioterapista, ma sfaterebbe quel mito per cui tecniche troppo innovative non possano essere applicate a pazienti over 70, a causa della loro avanzata età.

Per quanto riguarda l’attività sportiva, questa rappresenta uno dei motivi più frequenti per cui i pazienti si sottopongono a questa operazione: alcuni di loro non si accontentano di essere operati solo per poter riprendere a camminare bene, ma anche, e soprattutto, per ritornare a praticare le performance sportive di un tempo.

Potenzialmente, il paziente è in grado di riprendere qualsiasi tipo di sport che preveda anche cambi di direzioni, salti, corsa, nuoto; è comunque consigliabile per preservare una maggior durata dell’impianto protesico negli anni evitare gli sport ad alto impatto come calcio, arti marziali, soprattutto se praticati in maniera agonistica.

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