
Sportivi e dolore all’anca: cosa succede a chi esagera con l’attività fisica?
PUBBLICATO IL 01 DICEMBRE 2025
Fare sport fa bene, è una verità che conosciamo tutti. Ma come per ogni cosa, anche l’attività fisica ha bisogno di equilibrio, tecnica, ma soprattutto l'ascolto del proprio corpo. Altrimenti, il rischio è quello di trasformare un’abitudine sana in un problema, soprattutto per alcune articolazioni fondamentali come l’anca che può andare incontro a sovraccarichi, microtraumi e fare male.
Per capire meglio quando lo sport può diventare dannoso per questa articolazione e quali sono i campanelli d’allarme da non sottovalutare, abbiamo parlato con il dottor Andrea Panzeri, responsabile dell’Unità operativa di Sport Trauma e Research Center dell’Istituto Clinico San Siro, consulente Ortopedico presso la Casa di Cura La Madonnina e Presidente della Commissione Medica della Federazione Italiana Sport Invernali (FISI).
Quando lo sport fa male: gli effetti di sovraccarico ed eccessivo allenamento
“Lo sport, se praticato in modo corretto, fa sempre bene e ha molti benefici - spiega il dottor Panzeri -. Ma esistono delle patologie da overuse, ovvero da sovraccarico o da eccessivo allenamento, che possono colpire soprattutto chi pratica alcune discipline ad alta intensità.
Sono soprattutto gli sport in cui si corre a lungo, si salta o si atterra spesso quelli che mettono sotto sforzo l’anca. Ogni impatto sulle articolazioni inferiori, se ripetuto per tante volte, può provocare piccoli traumi e la somma di questi porta all’usura”.
Gli sport che mettono a rischio l’anca
Tra gli sport che possono impattare maggiormente sull’anca possiamo trovare, quindi:
- la corsa;
- il calcio;
- l’atletica:
- il basket;
- la pallavolo.
Non è solo questione di impatto. Anche alcuni gesti tecnici ripetitivi, eseguiti migliaia di volte, possono sovraccaricare muscoli, tendini e articolazioni.
“Più ripeto il gesto atletico, più carico metto sull’articolazione e l’usura aumenta, soprattutto se non c’è una corretta preparazione o recupero” aggiunge lo specialista.
Dolore all’anca: i segnali da non ignorare
Il primo segnale che qualcosa non va è sempre il dolore.
“Non va mai sottovalutato - sottolinea Panzeri -. Mai allenarsi oltre la soglia del dolore. È un campanello d’allarme importante, che indica che qualcosa non funziona come dovrebbe. In generale, è sempre meglio non aspettare troppo tempo prima di rivolgersi a uno specialista. Più si aspetta, più aumenta il rischio che il problema diventi cronico”.
In altre articolazioni, come il ginocchio o la caviglia, anche il gonfiore può essere un sintomo da tenere d’occhio.
Quali sono le patologie dell’anca che causano dolore?
Tra le problematiche più frequenti legate all’anca e che possono provocare dolore possiamo trovare:
Condropatie
Le condropatie sono tutti quei dolori legati all’usura della cartilagine: “Queste, con il tempo, possono portare all’artrosi, soprattutto se il soggetto è predisposto. Alcune persone hanno, infatti, delle varianti anatomiche, come nel caso delle sindromi da conflitto, che facilitano l’usura. In questi soggetti, la forma particolare della testa del femore o del bacino può aumentare il rischio”, spiega il dottor Panzeri.
Groin Pain Syndrome.
“La Groin Pain Syndrome è una sindrome complessa, che coinvolge anche l’anca, ma ha origine da diversi fattori, non solo ortopedici. Può derivare da squilibri muscolari, anche addominali, che causano dolore irradiato all’inguine. Una volta veniva chiamata semplicemente pubalgia, ma oggi sappiamo che le cause possono essere tante e molto diverse tra loro”.
Tendinopatie
Tra queste, rientrano le sindromi dolorose del grande trocantere, più comunemente dette trocanteriti, un’infiammazione che colpisce i tendini dei muscoli che si inseriscono in quest’area, come i glutei e i muscoli che ruotano esternamente l’anca. Anche quest’ultima è una stretta conseguenza di microtraumi e carichi ripetuti;
Patologie di natura traumatica
“Parliamo di fratture, come quella da stress del collo del femore, o di lesioni muscolari e tendinee causate da cadute o traumi diretti. In questi casi, ovviamente, la dinamica è diversa, ma non meno importante e impattante sulla salute dell’anca”, conclude il dottore.
Come si effettua la diagnosi
Quando un paziente si presenta con un dolore all’anca, è importante individuare la causa in modo preciso.
“Dopo un’accurata visita clinica, comprensiva dell’anamnesi e dell’analisi delle abitudini del paziente, una volta formulata una diagnosi, può essere utile ricorrere a esami strumentali per un approfondimento ulteriore. Tra questi:
- radiografia: soprattutto se eseguita in proiezioni mirate, può già confermare il sospetto diagnostico, in particolare in presenza di microfratture;
- ecografia: qualora vi sia il sospetto di un coinvolgimento muscolare o tendineo, l’rappresenta un valido supporto diagnostico.
- risonanza magnetica, o artro-risonanza: nei casi più complessi, per una valutazione dettagliata e completa dell’articolazione”.
Amatori o professionisti: chi è più a rischio?
Ma solo gli atleti professionisti sono esposti a questi problemi o anche gli amatori? La risposta è entrambi.
“Sicuramente chi pratica sport ad alto impatto in modo continuativo è più a rischio – spiega il dottor Panzeri -. Ma non bisogna pensare che questo riguardi solo i professionisti. Anche molti sportivi amatoriali, se si allenano senza seguire un programma corretto o ignorando i segnali del corpo, possono sviluppare patologie da sovraccarico”.
I trattamenti e l’importanza della prevenzione
Il trattamento varia in base al tipo di problema e alla sua gravità. “L’intervento chirurgico è sempre l’ultima opzione, tranne nei casi di frattura - spiega Panzeri -. Molti disturbi si risolvono con fisioterapia mirata, con il riposo, oppure modificando le abitudini di allenamento”.
Anche l’attrezzatura gioca un ruolo importante. “Correre con le scarpe sbagliate, per esempio, può peggiorare notevolmente la situazione. A volte basta cambiare calzature, correggere il gesto atletico o ridurre il carico per ottenere miglioramenti significativi”.
Il messaggio più importante, però, resta quello della prevenzione: “Con una buona preparazione fisica, una corretta tecnica, materiali adeguati e tempi di recupero rispettati, molte patologie possono essere evitate” conclude il dottor Panzeri.



