Piede piatto nei bambini: quando preoccuparsi e cosa fare

Piede piatto nei bambini: quando preoccuparsi e cosa fare

PUBBLICATO IL 23 LUGLIO 2025

Piede piatto nei bambini: quando preoccuparsi e cosa fare

PUBBLICATO IL 23 LUGLIO 2025

Il piede piatto nei bambini è una patologia piuttosto frequente e, in molti casi, può essere una condizione fisiologica. Ma quando questa condizione si accompagna a dolore, affaticamento o a difficoltà motorie, è importante rivolgersi a uno specialista per valutare il problema e impostare un trattamento adeguato.

Ne parliamo con il dottor Fabio Verdoni, Responsabile dell’Unità operativa di Ortopedia Pediatrica all’IRCCS Ospedale Galeazzi – Sant’Ambrogio, Presidente della SITOP, la Società Italiana di Ortopedia e Traumatologia Pediatrica e ortopedico a Palazzo della Salute Wellness Clinic e presso la Casa di Cura La Madonnina.

 

Cos’è il piede piatto

Il piede piatto (o piede pronato) è una condizione in cui l’arco plantare, cioè la curva naturale che forma la pianta, è poco sviluppato o, in alcuni casi, del tutto assente. Non è di per sé una patologia grave in quanto l’arco plantare tende a formarsi durante la crescita, con la deambulazione.

Questo inarcamento svolge un ruolo fondamentale per l’appoggio, l’equilibrio e per la capacità del piede di spingere il corpo in avanti durante la camminata, la corsa e i salti.

Tuttavia, se l’arco plantare non si forma e iniziano a esserci sintomi (come il dolore), è fondamentale non sottovalutarlo.

“È importante poi ricordare che, nei casi più gravi, si associa anche uno scompenso del retropiede, che deviando verso l’esterno, crea una condizione nota come valgismo del retropiede” spiega il dottor Verdoni.

Negli ultimi anni, inoltre, si è registrato un aumento di casi di piede piatto nei bambini. “Questo potrebbe essere legato alla maggiore velocità di crescita dei bambini e ai loro stili di vita meno attivi” aggiunge lo specialista.

 

Quando preoccuparsi per il piede piatto nei bambini

Non tutti i piedi piatti causano problemi, ci sono dei segnali specifici che indicano quando è il caso di preoccuparsi e rivolgersi a un ortopedico pediatrico. Questi campanelli di allarme possono essere:

  • dolore al piede, soprattutto dopo l’attività fisica;
  • affaticamento rapido durante la camminata o lo sport;
  • difficoltà nel camminare o nel correre;
  • scarsa dinamicità in attività che richiedono una spinta del piede, come il salto o lo scatto.

“Sono tutti segnali che il piede non sta lavorando in modo corretto e che c’è un sovraccarico e uno scompenso articolare, che possono coinvolgere negativamente anche le articolazioni vicine come caviglia e ginocchio” spiega l’ortopedico.

 

Come avviene la diagnosi

“Per fare una diagnosi corretta del piede piatto, non basta una semplice osservazione. L’iter diagnostico prevede:

  • una visita ortopedica pediatrica approfondita;
  • un esame strumentale specifico, le radiografie comparative di entrambi i piedi in carico, ovvero con il peso del corpo.

Solo così possiamo valutare la struttura del piede e decidere il trattamento più adatto” precisa lo specialista.

 

I trattamenti per il piede piatto nei bambini

Il trattamento del piede piatto si basa su un approccio graduale, che tiene conto dell’età del bambino, della gravità del problema e della presenza di dolore.

Gli step terapeutici principali sono 3:

  • fisioterapia;
  • ortesi plantari;
  • approccio chirurgico, nei casi selezionati e più gravi.

Fisioterapia ed esercizi

Nei bambini, soprattutto fino ai 3 anni, è importante stimolare la formazione dell’arco plantare. In questo sono fondamentali i genitori, che possono aiutare il bambino a eseguire semplici esercizi come:

  • camminare in punta di piedi;
  • camminare sul bordo esterno del piede;
  • stare in equilibrio sui talloni.

“Queste ripetizioni giornaliere servono per favorire la dinamicità del piede e stimolarne la muscolatura. Con la crescita, si può proseguire con esercizi più strutturati, supervisionati da un fisioterapista” aggiunge il dottor Verdoni.

Quando il bambino è più grande anche alcune attività sportive si rivelano molto utili per allenare la muscolatura del piede, ad esempio, il calcio, il basket e la pallavolo.

Ortesi plantari su misura

Se il dolore persiste o l’arco plantare non si sviluppa adeguatamente con la crescita del bambino, allora si può ricorrere in seconda battuta all’ortesi, i plantari ortopedici. Questi sono supporti realizzati su misura che aiutano a correggere l’assetto del piede e a ridurre i sintomi.

“I plantari sono molto utili nei piedi dolorosi, soprattutto quando non è ancora il momento di intervenire chirurgicamente per motivi legati all’età” spiega l’ortopedico.

Chirurgia: quando è davvero necessaria?

Quando il piede piatto è grave, provoca dolore e non risponde ai trattamenti conservativi, allora l’ortopedico pediatrico può valutare la necessità di un intervento chirurgico.

La procedura più utilizzata è la artrorisi con vite nel seno del tarso, un tunnel naturale tra 2 ossa del piede, l’astragalo e il calcagno.

“Si tratta di un intervento mininvasivo che si effettua in un’età ben precisa. Di solito dai 12 ai 14 anni, poco prima che il piede abbia raggiunto la sua lunghezza massima” sottolinea lo specialista.

 

Il team specializzato del Galeazzi-Sant'Ambrogio

Ogni piede è diverso, e così anche ogni bambino. Per questo è importante che il trattamento sia personalizzato e valutato da uno specialista che conosca esattamente lo sviluppo scheletrico e motorio dell’età pediatrica.

Presso l’IRCCS Ospedale Galeazzi - Sant’Ambrogio è attivo un team altamente specializzato in ortopedia pediatrica, che si occupa anche della gestione del piede piatto nei bambini, individuandone precocemente le cause e intervenendo in modo mirato.

“L’attività fisica e la prevenzione giocano un ruolo fondamentale per contrastare il piede piatto. Tuttavia, è indispensabile che i genitori prestino attenzione ai segnali del bambino e non sottovalutino eventuali difficoltà motorie, rivolgendosi tempestivamente a un centro specializzato” conclude il dottor Verdoni.