Come riconoscere le ragadi anali e come curarle
PUBBLICATO IL 11 MARZO 2024
Le ragadi anali possono colpire a qualsiasi età, causando dolore anche molto intenso durante la defecazione e sanguinamento. A volte il dolore è così forte che chi ne soffre ha paura ad andare in bagno e cerca di trattenere le feci, innescando così un circolo vizioso. Ne parliamo con il dottor Mauro Montuori, chirurgo e proctologo dell’Unità di chirurgia generale del Policlinico San Pietro e di Smart Clinic all’interno di Oriocenter.
Che cos’è la ragade anale
“La ragade anale è una piccola ferita dell'anoderma, la parte più esterna dell'ano, che si estende alla mucosa anale, cioè il tessuto sottile e umido che riveste l'ano, spesso causata dal passaggio di feci dure e grandi che provocano un'abrasione e lacerazione nel tessuto interno dell'ano” spiega il dottor Montuori.
Le cause
Le cause più frequenti di ragadi anali sono rappresentate da:
- passaggio attraverso lo sfintere anale di feci dure e voluminose;
- stitichezza e sforzo eccessivo durante l'evacuazione;
- sindrome da defecazione ostruita;
- diarrea cronica;
- infiammazione anorettale, causata da malattie intestinali infiammatorie.
Tra le cause meno comuni si trovano:
- tumore del tratto anale;
- infezione da HIV;
- rapporti sessuali di tipo anale;
- infezioni a trasmissione sessuale, come sifilide o herpes.
Come si manifesta
La ragade anale si manifesta generalmente con un dolore molto acuto durante la defecazione, in genere associato a sanguinamento rosso vivo sulla carta igienica. Altri sintomi sono:
- bruciore anale, causato dalle feci che, passando a contatto con la ferita, determinano una irritazione locale;
- prurito anale, conseguente alla fuoriuscita di piccole quantità di muco che causano irritazione della cute perianale.
Attenzione al sanguinamento
Un sanguinamento anale può essere causato da disturbi diversi. “Nella maggior parte dei casi si tratta di problemi come ragadi, ma anche emorroidi, polipi, diverticoli. In alcuni casi, soprattutto nelle persone anziane, può anche essere conseguenza dell’uso di anticoagulanti utilizzati per patologie cardio-vascolari.
In ogni caso, è fondamentale escludere che possa esserci qualcosa di più grave, come un tumore del colon, del retto o dell'ano” sottolinea lo specialista.
La diagnosi
Lo specialista di riferimento, qualora si sospetti di soffrire di ragadi anali, è il proctologo che attraverso una adeguata anamnesi e una visita proctologica, comprensiva di ispezione della cute perianale ed esplorazione rettale, potrà confermare la diagnosi.
“Oltre alla visita specialistica, in alcuni casi - osserva il dottor Montuori-, può essere utile effettuare anche alcune indagini diagnostiche:
- manometria ano-rettale, che serve a quantificare l’ipertono dello sfintere anale (la lacerazione si associa a un aumentato tono dello sfintere detto ‘ipertono sfinteriale’);
- anoscopia, al fine di visualizzare, se possibile, l'eventuale esposizione dello sfintere anale e per monitorare l'evoluzione del disturbo e la risposta alla terapia”.
Come si curano le ragadi anali
Per curare le ragadi anali si deve andare per gradi, dalle modifiche dello stile di vita fino all’intervento come ultima soluzione.
Nella maggior parte dei casi, le ragadi anali guariscono nell’arco di poche settimane adottando alcune precauzioni come:
- aumentare le fibre nell’alimentazione;
- bere più acqua in modo da ammorbidire le feci e facilitare il transito intestinale;
- effettuare lavaggi locali in acqua tiepida diverse volte al giorno, soprattutto dopo l'evacuazione, in modo da aiutare lo sfintere a rilassarsi.
“Nel caso in cui questo non basti lo specialista potrà valutare una terapia medica, con farmaci da applicare a livello topico per alleviare il dolore e favorire il rilassamento dello sfintere anale. Solo in caso di fallimento della terapia medica si potrà prendere in considerazione il trattamento chirurgico che consiste in una procedura chiamata sfinterotomia laterale interna, con la quale si effettua il taglio di una piccola porzione del muscolo dello sfintere anale per ridurre lo spasmo e il dolore e favorire così la guarigione” conclude il dottor Montuori.