Protesi d’anca e ginocchio negli sportivi: cosa sapere

PUBBLICATO IL 27 MARZO 2024

L’impianto di una protesi (artroprotesi), quindi la ricostruzione chirurgica di un’articolazione come, ad esempio, quella di anca e ginocchio, è una procedura indirizzata non soltanto a pazienti anziani affetti da artrosi, ma anche a persone sportive giovani e di mezza età, che grazie ad essa possono tornare a condurre una vita normale. Nei prossimi 7 anni è previsto un incremento del 170% di questa chirurgia, con un’importante riduzione anche dell’età media dei pazienti. 

Il Prof. Arturo Guarino, specialista in Ortopedia e Traumatologia della Casa di Cura La Madonnina, ci spiega meglio cosa c’è da sapere sull’artroprotesi specie nel soggetto con richieste funzionali importanti, compresa la possibilità di praticare sport o meno. 

 

Problematiche che conducono alla protesi negli sportivi over 50 

Le problematiche principali che possono indurre a un’artroprotesi negli sportivi non solo anziani, ma anche di mezza età, sono: 

  • alterazioni ossee congenite
  • deformazioni articolari post traumatiche con osteonecrosi (la morte di una porzione d’osso dovuta a un’insufficiente apporto di sangue) a livello testa-femore o femoro-tibiale;
  • neoplasie
  • malattie metaboliche, che vanno ad alterare il metabolismo di ossa e scheletro (es. osteoporosi, osteomalacia, etc.); 
  • malattie degenerative, che, sebbene colpiscano prevalentemente gli anziani, presentano anche un’incidenza giovanile (es. artrosi e artrite reumatoide). 

“La chirurgia protesica consente il ritorno a una vita attiva a pazienti affetti da patologie invalidanti che, in alcuni casi, possono anche danneggiare la struttura delle articolazioni, determinando dolore e limitazioni funzionali”, spiega il professor Guarino

 

Materiali e fissaggio delle protesi  

Le protesi articolari devono garantire un ottimo funzionamento per molti anni, per cui devono essere composte da materiali di qualità. Al giorno d’oggi, vengono utilizzate delle leghe di metallo in titanio o cobalto-cromo, mentre la superficie di contatto delle interfacce protesiche è realizzata in materiali con un bassissimo coefficiente di attrito quali polietilene-metallo e polietilene-ceramica.  

Per quanto riguarda il suo fissaggio, invece, la protesi può essere legata all’articolazione con: 

  • cemento (polimetilmetacrilato);  
  • osteointegrazione, che sfrutta le peculiari caratteristiche della superficie delle protesi (superficie porosa, rivestimento di idrossiapatite) per un’integrazione naturale dell’osso con il nuovo impianto. 

La cementazione offre una stabilità immediata che consente una rapida ripresa della mobilitazione, ma rende più difficoltosa un’eventuale revisione chirurgica, mentre con la tecnica osteointegrata è richiesta una maggior attenzione nel percorso di riabilitazione post-chirurgico, ma risulta facilitato un eventuale intervento di revisione.  

Per questo motivo in genere la cementazione è utilizzata soprattutto nei pazienti più anziani, mentre per i giovani si preferisce un’osteointegrazione naturale. Il chirurgo è in grado di orientare al meglio il paziente a seconda che si tratti di ginocchio o anca. 

 

Il ritorno alla pratica sportiva dopo una protesi  

La ripresa dell’attività sportiva è la terza richiesta da parte del paziente che deve sottoporsi a chirurgia protesica, dopo la cessazione del dolore e la ripresa della mobilità. Soprattutto la popolazione più giovane, infatti, soffre maggiormente la sedentarietà e uno stile di vita poco attivo. 

La questione del ritorno allo sport, ad ogni modo, va affrontata in maniera approfondita con il proprio ortopedico per valutare attentamente benefici e rischi. 

 

Rischi dello sport dopo l’impianto della protesi 

Secondo i dati pubblicati sulle riviste di settore più importanti, dopo l’intervento di artroprotesi il 70% dei pazienti riprende l’attività sportiva e in particolare gli under 55. Le motivazioni per cui, ad ogni modo, alcuni soggetti operati decidono di non tornare a praticare sport sono spesso paura di infortuni, timore di usura dell’impianto, dolore. 

Un’attività fisica eccessiva dopo l’artroprotesi porta ovviamente a dei rischi quali: 

  • lussazioni; 
  • fratture periprotesiche, quindi in prossimità dell’impianto protesico; 
  • mobilizzazione asettica dell’impianto, ovverosia la protesi non aderisce perfettamente all’osso e non è stabile, ma ciò avviene senza processi infettivi in corso; 
  • precoce usura delle componenti protesiche. 

“La complicanza più comune è la mobilizzazione asettica dell’impianto protesico; evenienza che, ad ogni modo, al giorno d’oggi è sempre più rara” spiega il professore.  

L’integrazione del nuovo impianto all’interno dell’osso si è visto richiedere fino a 9 mesi per cui è auspicabile ritardare sino a quel periodo la pratica sportiva ad alto e moderato impatto a pieno regime, così da non determinare una perdita di stabilità della neo articolazione. Il tasso di usura, invece, è veramente molto basso. 

 

Benefici dello sport 

Lo sport può aiutare il paziente che ha ricevuto un impianto protesico a recuperare meglio, con benefici importanti quali: 

  • potenziamento muscolare e controllo del peso; 
  • miglioramento di mobilità e flessibilità; 
  • miglioramento della salute cardiovascolare; 
  • benessere psicologico. 

 

Quando tornare a fare sport 

Quando dedicarsi nuovamente all’attività sportiva dopo un’artroprotesi è una tematica delicata, che varia dal quadro clinico del singolo paziente e dal tipo di sport che si vuole praticare. Gli ultimi studi indicano come tempistiche auspicabili: 

  • sport a basso impatto (es. golf, nuoto, camminata, bowling, ciclismo, tennis da tavolo): dai 3 mesi post-intervento; 
  • sport a medio o alto-impatto (es. sci, tennis, jogging/corsa, calcio, basket, pallavolo, arti marziali, rugby) che richiedono coordinazione e sforzo: graduale inizio dal 7° mese con ritorno al livello pre-operatorio dopo almeno 1 anno.    

Oltre a questo, il Prof. Guarino sottolinea come un sicuro ritorno alla pratica sportiva sia frutto di un approccio multidisciplinare con altri professionisti della salute: “Se il ruolo del chirurgo è quello di informare il paziente sui rischi e benefici dello sport e incoraggiare un rientro alla pratica sportiva in maniera incrementale, perseguendo obiettivi realistici, figure quali fisioterapisti e trainer lavorano in sinergia con il medico per condurre il paziente a un recupero rapido, attraverso degli esercizi specifici e mirati”.

Cura e Prevenzione