Fecondazione assistita eterologa: perché farla in Italia

PUBBLICATO IL 14 GIUGNO 2024

Denatalità. È questa, senza dubbio, una delle parole che abbiamo ritrovato più spesso sui giornali di questo ultimo periodo e l’ultima relazione dell’ISTAT ce lo conferma. In effetti, il tema è attuale, oltre che ciclicamente ricorrente: è un problema che caratterizza il quadro demografico del Paese da diversi anni. Le ragioni del crollo demografico sono molte, ma tra queste troviamo anche l’infertilità: circa il 15-20% delle coppie che cercano figli scoprono di non poterne avere per cause mediche. 

La fecondazione assistita è una delle strade possibili per chi non riesce a realizzare il desiderio di diventare genitore. Da 10 anni a questa parte è nuovamente possibile ricorrere anche alle tecniche di tipo eterologo: secondo l’ultima relazione del Ministero della Salute al parlamento sullo stato di attuazione della legge contenente norme in materia di procreazione medicalmente assistita (Legge 19/02/2004, n. 40, art. 15) sono circa 8.000 le coppie che nell’anno di riferimento (2021) hanno fatto ricorso a questo tipo di tecniche. Eppure, ci sono coppie ancora convinte di dover andare all’estero per accedere a questi trattamenti. 

Approfondiamo allora l’argomento con il dottor Andrea Borini, responsabile del centro di Procreazione Medicalmente Assistita (PMA) del Policlinico San Pietro.

 

Fecondazione eterologa: autorizzata in Italia dal 2014

“Innanzitutto, chiariamo di cosa parliamo quando usiamo il termine eterologa: c’è molta confusione al riguardo - sottolinea il dottor Borini -. A volte la si confonde con pratiche completamente diverse, come la gestazione per altri, detta nel discorso comune utero in affitto. Niente di tutto questo: in realtà, i trattamenti di fecondazione assistita di tipo eterologo differiscono dai trattamenti di tipo omologo solo perché nel caso dell’eterologa si usano gameti (ovociti, seme o entrambi) provenienti da una donatrice o da un donatore esterno alla coppia”. 

Un altro aspetto su cui c’è poca informazione riguarda la possibilità di effettuare legalmente la fecondazione assistita eterologa in Italia. “A questo proposito è importante ribadire che in Italia la legge 40/2004 aveva vietato l’utilizzo di ovociti o seme da donatore, ma questo divieto è caduto nel 2014. Quindi, quest’anno festeggiamo il decimo anniversario del rinnovo della possibilità di accesso a queste tecniche. Peraltro, l’Istituto superiore della sanità (ISS) monitora l’attività dei centri, anche in merito all’esecuzione e ai risultati ottenuti con i trattamenti eterologhi”.

 

La donazione dei gameti

Lo specialista spiega: “Il ricorso a gameti donati viene effettuato:

  • in caso di problematiche che rendono impossibile l’uso del seme del partner maschile (motilità e numerosità degli spermatozoi), si fa ricorso al seme donato da altro uomo;
  • in caso di problemi in termini di qualità e numerosità degli ovociti, che rendono impossibile l’uso dei gameti della partner femminile, si fa ricorso a gameti donati da altra donna”.

La maggiore problematica oggi legata a questo tipo di trattamenti è la carenza di donatori in Italia e, soprattutto, di donatrici. “Questo però non significa affatto che sia necessario andare all’estero per poter accedere alla fecondazione eterologa - puntualizza lo specialista -. Proprio per questa carenza di donatori e donatrici nel nostro Paese , infatti, facciamo ricorso a banche di gameti estere, primariamente spagnole, ma non solo. Gli screening medici ai quali i donatori e le donatrici sono sottoposti sono definite da regolamenti europei, oltre che dai decreti nazionali, e quelli italiani sono molto stringenti. Sulla sicurezza dei trattamenti, quindi, possiamo stare tranquilli”.

 

In Italia competenze e tecniche all’avanguardia

La Spagna, peraltro tra i Paesi più inclusivi dal punto di vista del tipo di coppie che possono accedere ai trattamenti, sicuramente offre moltissime opzioni e un alto livello qualitativo di centri e professionisti della medicina della riproduzione e dell’embriologia. 

“L’Italia però non ha niente da invidiare alla Spagna, nemmeno in termini di competenza e tecnica - sottolinea il dottor Borini -. L’evoluzione e il perfezionamento delle tecniche di congelamento e scongelamento degli ovociti e degli embrioni ottenuti nei trattamenti consente di avere ottimi risultati anche quando si utilizza materiale crioconservato, come accade in Italia, quando utilizziamo gameti donati provenienti dall’estero”. 

 

Da cosa dipende il successo dei trattamenti

Ma da cosa dipendono le percentuali di successo? “Le percentuali di successo dei trattamenti di fecondazione assistita dipendono da molti fattori, a partire da:

  • tipo di tecnica applicata;
  • età di accesso alle tecniche

Certo, non tutti i centri sono uguali, né all’estero né in Italia. Bisogna scegliere bene il centro al quale affidarsi: effettuare molti cicli - spiega il dottore - significa di fatto poter garantire qualità, sicurezza e appropriatezza delle procedure nelle tecniche di PMA, derivanti da molta esperienza e capacità di gestione di casi diversi, in laboratorio e dal punto di vista clinico. Sarebbe il caso di tenerne conto quando si sceglie il centro al quale affidarsi. 

Aggiungo solo una cosa: quando si suggerisce a una coppia di andare all’estero, operazione alla quale a volte si fa riferimento parlando di ‘turismo procreativo’ bisognerebbe ricordare che i protagonisti di questi viaggi sono persone che stanno già sperimentando enormi difficoltà legate alla condizione di infertilità, prima di tutto emotive: non credo si godano molto i viaggi che fanno e diventa sempre più complicato (e costoso) per loro tentare di realizzare il proprio desiderio di diventare genitori”, conclude l’esperto.

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