Crioconservazione degli ovociti: quando si fa e come funziona

PUBBLICATO IL 27 LUGLIO 2023

L’Egg Freezing è una tecnica di fecondazione assistita, mediante la quale si procede con la crioconservazione in laboratorio, tramite congelamento, degli ovociti, al fine di preservare la fertilità della donna e consentirle di posticipare la gravidanza per ragioni mediche o personali.

Quali sono le modalità di accesso a questa procedura e come avviene? Lo abbiamo chiesto al dott. Enrico Papaleo, responsabile del Centro Scienze della Natalità dell’Unità di Ginecologia e Ostetricia dell’ Ospedale San Raffaele.

 

Perché si fa la crioconservazione degli ovociti

La procedura di Egg Freezing è indicata nei casi in cui la donna voglia preservare la propria possibilità di procreare, posticipandola rispetto al momento in cui vengono congelati i suoi ovociti, per motivazioni di vario genere, ad esempio:

  • necessità di sottoporsi a terapie che potrebbero causare problemi di fertilità o infertilità (chemioterapia, radioterapia, ecc.);
  • condizioni cliniche che incidono negativamente sulla fertilità (es. rischio di menopausa precoce, endometriosi, malattie genetiche o cromosomiche);
  • volontà di posticipare la gravidanza per ragioni personali, mantenendo la qualità ovocitaria del momento del congelamento (cosiddetto social freezing). Come noto, infatti, si assiste ad un declino dei concepimenti spontanei con l’aumentare dell’età.

 

Come funziona 

Il processo di crioconservazione degli ovociti si suddivide in diverse fasi. Vediamole di seguito.

Primo step: la visita preliminare

Innanzitutto, è necessario effettuare una visita per preservazione della fertilità. Presso il Centro Scienze della Natalità dell’Unità di Ginecologia e Ostetricia del San Raffaele sono attivi 2 ambulatori per la gestione e l’inquadramento delle pazienti:

  • ambulatorio di Onco-fertility: gestito da un team multidisciplinare di specialisti oncologi, ginecologi, psicologi, biologi, ostetriche, a cui accedono donne con recente diagnosi di patologia oncologica che devono sottoporsi a trattamenti che possono ridurre la propria fertilità;
  • ambulatorio di preservazione della fertilità: dedicato a tutte le pazienti con patologie benigne ginecologiche e non, in grado di ridurre il loro potenziale riproduttivo, e alle pazienti che scelgono di investire in questo trattamento per tutelare la loro fertilità futura.

Secondo step: gli esami pre-operatori

Per effettuare gli esami propedeutici all’intervento, viene programmato un appuntamento in Ospedale circa un paio di settimane prima dell’inizio del trattamento, che ha come obiettivo: 

  • la valutazione anestesiologica; 
  • l’esecuzione di esami del sangue ed elettrocardiogramma; 
  • il counseling con ostetrica per la consegna di esami e consensi informati; 
  • il chiarimento degli ultimi dubbi; 
  • la scelta della data di inizio del trattamento.

 

Terzo step: il trattamento

Il trattamento prevede 4 tappe:

  1. ciclo di stimolazione ormonale e monitoraggi ecografici;
  2. prelievo ovocitario;
  3. vitrificazione ovociti in laboratorio;
  4. scongelamento ovocitario.

Vediamole nel dettaglio.

Ciclo di stimolazione ormonale e monitoraggi ecografici

L'induzione controllata dell'ovulazione consiste nella somministrazione di farmaci che agiscono a livello ovarico, stimolando la produzione di follicoli.

Nelle tecniche di Fecondazione in Vitro, i farmaci impiegati sono rappresentati essenzialmente dalle Gonadotropine, la cui somministrazione è sottocutanea (mediante iniezioni), giornaliera, per circa 2 settimane. La dose di gonadotropine impiegata viene stabilita sulla base di programmi individualizzati in rapporto alle caratteristiche cliniche della paziente, finalizzando la stimolazione alla produzione di un numero di follicoli più elevato. 

Lo sviluppo follicolare viene quindi monitorato mediante controlli ecografici ripetuti ed eventualmente dosaggi ematici dei livelli ormonali fintanto che i follicoli di maggiori dimensioni non abbiano raggiunto un diametro medio intorno ai 17-18 mm. In questo caso, si programmerà l’induzione all’ovulazione e, 34-36 ore dopo, la paziente sarà pronta per il prelievo ovocitario.

Prelievo ovocitario

Il prelievo degli ovociti (pick-up ovocitario) costituisce la seconda fase della procedura di Procreazione Medicalmente Assistita, eseguita per via transvaginale ecoguidata, in sedazione profonda

Nel complesso la procedura ha una durata di circa 10 -15 minuti e necessita di un ricovero ospedaliero in regime di Day Surgery. Il prelievo viene eseguito mediante un apposito ago montato sulla sonda ecografica transvaginale per mezzo del quale vengono raggiunte le ovaie ed aspirato il contenuto dei follicoli, per raccogliere gli ovociti in essi contenuti. 

Il liquido follicolare aspirato viene immediatamente portato in laboratorio ed esaminato dal biologo per verificare la presenza degli ovociti.

Vitrificazione ovociti in laboratorio

Gli ovociti prelevati vengono mantenuti per circa 2 ore in incubatore. In seguito, si procede alla loro preparazione per la crioconservazione. 

In questa fase si identificano gli ovociti in adeguata fase di maturazione, che vengono crioconservati (congelati) mediante tecnica di vitrificazione e posti in azoto liquido dove possono essere mantenuti per diversi anni.

Gli ovociti prelevati presso il Centro del San Raffaele sono conservati nella crio-banca presente all’interno del Centro stesso.

Scongelamento ovocitario

Nel momento in cui la paziente desideri una gravidanza, può utilizzare i propri ovociti crioconservati secondo la normativa vigente (legge 40/2004). In questo caso, gli ovociti vengono quindi sottoposti a scongelamento e successivamente a fecondazione in vitro, con il seme del partner, tramite una tecnica di Procreazione Medico Assistita (PMA), la microiniezione dello spermatozoo (ICSI).

 

Probabilità di successo e insuccesso della crioconservazione degli ovociti

È molto importante sapere che la probabilità di ottenere un buon recupero ovocitario, e quindi una buona quota di ovociti idonei alla crioconservazione, è correlata principalmente all’età della donna e alla sua riserva ovarica, fattori fondamentali nel determinare la qualità degli ovociti e la risposta alla terapia di induzione dell’ovulazione multipla. 

I dati di letteratura, infatti, affermano che dopo il compimento dei 35 anni si assiste ad un repentino calo della qualità dei gameti femminili ed indicano come adeguata a garantire una buona prognosi riproduttiva la crioconservazione di almeno 8-15 ovociti maturi.
In una situazione di questo tipo, la probabilità di riuscire ad avere una gravidanza è stimata a circa il 40-50%, per donne di età inferiore ai 35 anni, per poi ridursi drasticamente per donne di età superiore, anche a parità di numero di ovociti recuperati. 

Va comunque precisato che, oltre a quelli riportati, altri elementi concorrono al successo in termini di concepimento, tra cui: 

  • le caratteristiche del seme del partner; 
  • le condizioni del viscere uterino femminile.

 

Quali sono i rischi

I principali rischi della crioconservazione degli ovociti sono generalmente minimi, collegati a:

  • stimolazione ovarica, nel momento in cui viene somministrata la terapia ormonale; 
  • anestesia;
  • prelievo chirurgico delle cellule uovo. 

Ciascuna coppia, prima di iniziare la procedura ed in relazione alla sua storia clinica, viene adeguatamente informata di queste evenienze dallo specialista e dal team del Centro.

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