Che cos'è l'ansia

Nel lessico quotidiano il termine ‘ansia’ è divenuto uno dei termini più utilizzati e talvolta impropriamente, dal momento che essa viene spesso confusa con altre emozioni. Oggi, le problematiche legate all’ansia sono tra le più diffuse e possono colpire differenti fasce d’età: infanzia, adolescenza, età adulta, fino alla fascia più anziana della popolazione. 

Con il termine ‘ansia’ si intende una reazione anticipatoria caratterizzata da preoccupazione, apprensione, paura, manifestazioni fisiologiche e di tensione psicofisica, di fronte ad uno stimolo o a un evento negativo futuro, ovvero che non è realmente presente o che potrebbe accadere.

Questo indica come nella società moderna si è molto spesso orientati a vivere in un momento altro da quello presente, in cui si è costantemente iper-affaccendati nel tentare di risolvere o occuparsi di qualcosa di ipotetico, condizionale e che tipicamente assume delle caratteristiche negative.

L’ansia: una nemica o un’alleata?

Nel linguaggio comune, spesso si tende ad associare il termine ‘ansia’ ad uno stato emotivo negativo dal momento che essa sembrerebbe limitare e compromettere la qualità della vita della persona e del suo intero sistema familiare. In realtà, l’ansia definita ‘buona’ o fisiologica è quella reazione adattiva che mobilita tutte le risorse psicofisiche e cognitive dell’individuo, predisponendolo ad affrontare le varie situazioni e gli stimoli ambientali, in modo tale da anticipare e pianificare una risposta efficace, anche in una eventuale condizione di potenziale pericolo. Ecco che in tal senso, come per tutte le emozioni, essa assume un’accezione positiva. 

Nel concreto, in quelle circostanze come, ad esempio, dover sostenere un esame, se la persona non provasse un minimo di ansia, non sentirebbe la necessità di pianificazione e potrebbe andare incontro ad un ‘fallimento’. In tal senso l’ansia diventerebbe funzionale e dunque ‘necessaria’.

Diversamente, essa diventa negativa se perdura oltre lo stimolo (es. dopo aver terminato l’esame la persona continua a pensarci, a non dormire di notte, ad avere preoccupazioni sull’esito dello stesso), compromettendo, in tal modo, il funzionamento personale, sociale, famigliare o lavorativo.

In tutti questi casi, ove l’ansia diventa dunque persistente, essa si trasformerebbe in qualcosa di patologico, dando origine a un ‘disturbo d’ansia’. 

Quali sono i principali disturbi d’ansia?

I disturbi d’ansia spesso esordiscono nell'infanzia o nell'adolescenza, e tendono a persistere se non si interviene efficacemente. Da un punto di vista epidemiologico, le donne sembrano avere una probabilità 2 volte maggiore di soffrirne rispetto agli uomini.  

Il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi mentali, giunto oggi alla 5^ edizione (DSM-5), classifica e distingue i disturbi d’ansia in differenti categorie:

  • agorafobia;
  • ansia indotta dall’utilizzo di sostanze mediche;
  • disturbo da panico
  • disturbo d’ansia da separazione;
  • disturbo d’ansia generalizzata (DAG);
  • disturbo da stress post-traumatico;
  • fobia sociale
  • fobia specifica;
  • mutismo selettivo.

Tra i più diffusi vi è il disturbo d'ansia generalizzata (DAG),caratterizzato dalla presenza di sintomi sul piano psichico e fisico non legati ad un evento o a una situazione specifica, ma appunto ‘generalizzati’.

Le persone con DAG si preoccupano in modo eccessivo per qualsiasi cosa e non sempre riescono a risalire alle cause, alimentando, così, il ‘circolo vizioso’ dell’ansia. 

Le fobie sono caratterizzate, invece, da una paura specifica per un oggetto, un luogo, una situazione

Il disturbo di panico è caratterizzato da ricorrenti attacchi di panico, ovvero preoccupazioni eccessive, modificazioni fisiologiche, associati alla paura di morire e/o di impazzire, ai quali segue un periodo di tempo, in cui persiste la preoccupazione che possano ripresentarsi e avere conseguenze gravi (ad esempio, paura di avere un infarto, di morire). 

 

Come riconoscere i sintomi dell’ansia?

L’ansia è caratterizzata da manifestazioni che agiscono su 3 livelli: 

  1. cognitivo:
  • intensa e persistente preoccupazione;
  • scarsa concentrazione e vuoto mentale;
  • problemi di memoria;
  • rimuginio di pensieri;
  • sensazione costante di allarme;
  • presenza di immagini, ricordi e/o pensieri negativi;
  1. comportamentale:
  • evitamento delle situazioni temute;
  • irritabilità;
  • difficoltà ad addormentarsi;
  • agitazione psico-motoria;
  1. fisiologico, dove i sintomi interessano prevalentemente le aree cardiovascolare, gastrointestinale, vestibolare e psicosensoriale
  • sensazione di irrigidimento;
  • iper-sudorazione;
  • tachicardia;
  • derealizzazione/depersonalizzazione;
  • tensione;
  • sensazione di soffocamento;
  • vampate di calore;
  • tremore;
  • dolori al petto;
  • brividi;
  • vertigini;
  • parestesie.

Come si fa a capire se si soffre di ansia patologica?

La sintomatologia dell’ansia è caratterizzata da una multifattorialità e investe molte aree del funzionamento della persona. Pertanto è utile osservare la frequenza con la quale essa si manifesta e l’intensità rispetto alla situazione reale, osservando se: 

  • diventa eccessiva o sproporzionata
  • si manifesta in momenti non appropriati
  • limita le normali attività della vita quotidiana
  • perdura nel tempo, divenendo così invalidante. 

Come si curano i disturbi dell’ansia 

Quando ci si accorge della presenza di 1 o più dei sintomi sopra indicati e ci si rende conto che ciò sta avendo un impatto sulla qualità della vita in generale, occorre affidarsi a degli specialisti per un inquadramento anamnestico che prevede la raccolta delle informazioni relative alle sfere personale e famigliare e per la formulazione di una diagnosi specifica e accurata che consenta di individuare lo specifico disturbo d’ansia e di conseguenza lo specifico trattamento. Questo percorso diagnostico e terapeutico può avvenire sia tramite il Servizio Sanitario Nazionale sia in Solvenza. 

Le figure professionali specializzate nel trattamento dei disturbi d’ansia sono:

  • Psichiatra (lo specialista che di solito fa la prima valutazione e può indirizzare il paziente verso il percorso più appropriato);
  • Psicologo/Psicoterapeuta.

In presenza di un disturbo d’ansia, la psicoterapia, che oggi conta di numerosi approcci terapeutici, prevede un percorso mirato dove con l’aiuto dello psicoterapeuta la persona può aumentare la propria consapevolezza circa i fattori che innescano reazioni di ansia e/o timore eccessivo, fino all’acquisizione di nuove di strategie di fronteggiamento delle situazioni ansiogene. 

A volte, quando la sintomatologia è in fase più acuta e dunque diventa invalidante, perché limita fortemente la vita quotidiana della persona, si rende necessario integrare alla psicoterapia una terapia farmacologica individuata soltanto a seguito di una consulenza psichiatrica.

Lo psichiatra individuerà, infatti, il farmaco più indicato per la gestione dello specifico disturbo. Inoltre, in letteratura è stata dimostrata l’efficacia delle tecniche di rilassamento, per la gestione di stati ansiosi. La pratica del rilassamento consiste in semplici esercizi che hanno l’obiettivo di favorire il rilascio dei muscoli spesso contratti e di ripristinare la consapevolezza nel qui ed ora. Questa tecnica si fonda sul principio secondo il quale tramite un rilassamento completo del corpo si otterrà allo stesso tempo un allentamento dei pensieri, con la conseguente riduzione dell’ansia e delle preoccupazioni.