È possibile curare l'aterosclerosi coronarica prima che determini l'infarto? Il ruolo della diagnostica cardiaca

PUBBLICATO IL 24 FEBBRAIO 2023

L’aterosclerosi coronarica è una malattia che colpisce i vasi arteriosi, determinando la formazione di placche, a contenuto lipidico, nelle arterie che portano il sangue al cuore. Questo tipo di patologia può comportare gravi conseguenze sulla salute dell’individuo colpito, quindi la prevenzione è fondamentale.

Approfondiamo questa patologia e l’importanza della sua prevenzione con il Professor Daniele Andreini, Responsabile dell’Unità Operativa di Cardiologia Clinica ed Imaging Cardiaco presso l’IRCCS Ospedale Galeazzi - Sant’Ambrogio e Professore associato in Malattie dell'Apparato Cardiovascolare dell’Università degli Studi di Milano.

 

Cos’è l’aterosclerosi coronarica

L’aterosclerosi coronarica è una malattia a carico delle pareti delle arterie del circolo coronarico. Questa patologia è caratterizzata dalla formazione di accumuli lipidici (placche) che determinano restringimenti e occlusioni a carico delle arterie che portano sangue e ossigeno al cuore.

“Questa malattia colpisce i nostri vasi arteriosi determinando la formazione di placche composte prevalentemente da derivati del colesterolo, il grasso presente nel sangue. È una patologia che progredisce negli anni: la placca diventando più voluminosa restringe la porzione interna del vaso sanguigno. La formazione lipidica, ostacolando il percorso naturale del sangue, impedisce l’adeguata perfusione cardiaca”, spiega il Professore.

Le conseguenze 

La malattia può rimanere silente o stabile nel corso della vita del paziente, non determinando sintomi o eventi acuti, ma nella maggior parte dei casi può sfociare in patologie più severe
“Nella maggior parte dei pazienti si assiste alla cosiddetta angina da sforzo, ischemia miocardica indotta dall’esercizio fisico, caratterizzata da dolore toracico e fiato corto.

Nei soggetti più sfortunati si può avere, invece, l’occlusione acuta del vaso determinata da una trombosi. Un’occlusione istantanea del vaso che si sovrappone a stenosi gravi, del 70/80/90%. Un’ischemia così grave che, se non rivascolarizzata precocemente, può determinare una necrosi di una parte del muscolo cardiaco, il vero e proprio infarto del miocardio”, specifica lo specialista.

 

Qual è l’incidenza dell’aterosclerosi coronarica

L’aterosclerosi coronarica è un problema epidemiologicamente estremamente rilevante. 
“Le malattie cardiovascolari sono al primo posto per mortalità: l’aterosclerosi coronarica è numericamente rilevante e in testa alle cause di mortalità per malattie cardiovascolari in Italia e in tutti i paesi occidentali”, conferma il Professor Andreini.

Si parla dunque di una patologia grave con possibili gravi conseguenze, ma che oggi può essere trattata con una risoluzione precoce, limitando il danno miocardico.

 

Le cause e i sintomi dell’aterosclerosi coronarica

I principali fattori di rischio dell'aterosclerosi coronarica sono:

  • ipercolesterolemia;
  • ipertensione arteriosa;
  • diabete mellito, sia di tipo I che di tipo II;
  • familiarità per malattia coronarica, ovvero parenti di I grado che abbiano avuto un evento coronarico in giovane età (sotto i 65 anni nelle donne, sotto i 55 nei maschi);
  • fumo di sigaretta.

“Tutti questi fattori concorrono a generare e ad accelerare lo sviluppo e la progressione della malattia coronarica - continua il professore -. Alcuni fattori di rischio, come il diabete, sono particolarmente subdoli e pericolosi. Da una parte contribuiscono a generare e a far progredire in modo molto vivace e diffuso l’aterosclerosi, dall’altra causano un confondimento dei sintomi”.

Dal punto di vista sintomatologico la malattia coronarica si identifica per:

  • dolore oppressivo toracico;
  • fiato corto. 

“Esiste tutta la coorte dei soggetti asintomatici e dei soggetti, fattore confondente, con sintomatologia atipica. Ad esempio, la malattia coronarica che interessa la coronaria di destra, può essere confuso con un problema di tipo gastrointestinale”.

 

Come rallentare o curare l’Aterosclerosi Coronarica

“Le linee guida mediche dicono che in soggetti con aterosclerosi coronarica documentata è necessario ridurre il colesterolo LDL, quello cattivo, a dei valori sotto i 55 mg/dl (valori da sempre considerati corretti intorno ai 130 mg/dl)”.
Gli ultimi studi hanno dimostrato che non esiste un valore univoco per il colesterolo ottimale per ogni paziente, la concentrazione lipidica nel sangue deve avere un livello di riferimento dipendente dal rischio cardio vascolare. “Raggiungere il target appropriato riduce la mortalità per infarto di circa il 40/50%”. 

Al giorno d’oggi esistono molti farmaci che aiutano nel processo ipolipemizzante (riduzione dei lipidi nel sangue): 

  • la statina, che riduce la sintesi epatica;
  • l’ezetimibe, che riduce l’assorbimento intestinale del colesterolo.

“Quando questo tipo di approccio non è sufficiente, e dai dati della società di cardiologia non è sufficiente nel 50/60% dei casi, abbiamo delle nuove armi:

  • gli inibitori del PCSK9, farmaci somministrati sottocute ogni 2/3 settimane; 
  • un nuovissimo farmaco che si somministra sottocute 2 volte all’anno soprannominato anche ‘vaccino dell’aterosclerosi’. 

 

Prevenire l’aterosclerosi coronarica: il ruolo della diagnostica cardiaca

“Sicuramente il primo strumento di prevenzione è la valutazione clinica. Valutazione che può essere ad appannaggio del medico di medicina generale e, in caso di sospetto, dello specialista”.
Per la prevenzione è fondamentale fare particolarmente attenzione ad alcuni elementi:

  • il profilo di rischio generale;
  • l’intervento sui fattori di rischio modificabili; 
  • l’età del paziente; 
  • il sesso del paziente. 

Al giorno d’oggi abbiamo la possibilità di fare molti esami diagnostici che possono rappresentare un grande punto di partenza per la prevenzione. 
“Nei pazienti che hanno una sintomatologia sfumata o non del tutto tipica abbiamo vari test che vengono in nostro aiuto per la definizione della malattia, come quelli che utilizziamo qui all’IRCSS Ospedale Galeazzi- Sant’Ambrogio”. Strumenti fondamentali sono:

  • Ecocardiografia da SforzoFisico, estremamente utile nel sesso femminile che migliora sia la sensibilità sia la specificità nell’individuazione dell’ischemia miocardica;
  • Risonanza Magnetica da Stress, esame di terzo livello limitato ai pazienti con forte sospetto clinico;
  • Tac delle Coronarie: “In Galeazzi- Sant’Ambrogio viene eseguita da un’équipe con un’esperienza ventennale e con tecnologia di ultimissima generazione. Macchinari efficaci ed accurati nell’individuazione della malattia e nella caratterizzazione della placca. Strumentazioni estremamente accurate e al contempo sicure per il paziente, perché queste macchine consentono di utilizzare bassissime dosi di mezzo di contrasto ed erogare poche radiazioni”.

L’imaging cardiaco (la diagnostica per immagini cardiaca) è fondamentale per spiegare al paziente la valutazione clinica della patologia. È il mezzo concreto attraverso cui il paziente identifica visivamente la malattia coronarica.
“La diagnostica cardiaca è prevenzione primaria pura e calza molto bene con il concetto di medicina di precisione. Nulla è più preciso di andare a valutare la patologia in quello specifico soggetto. L’imaging infatti ci permette di identificare esattamente:

  • la presenza/assenza di malattia;
  • lo stadio; 
  • la gravità;
  • il rischio. 

La diagnostica, e nello specifico quella ad altissimo livello che oggi abbiamo in Galeazzi-Sant’Ambrogio, è prevenzione sull’individuo”, conclude il professor Andreini.

Cura e Prevenzione