Pressione alta: sintomi, cosa fare e l’importanza del medico

PUBBLICATO IL 17 APRILE 2023

L’ipertensione arteriosa, comunemente detta anche ‘pressione alta’, è una condizione caratterizzata dall’elevata pressione del sangue all’interno delle arterie.
Una condizione spesso silente, come dimostra anche un importante lavoro pubblicato su The Lancet (2021) in cui vengono analizzati 1.201 studi internazionali condotti dal 1990 al 2019, con 104 milioni di partecipanti in età 30-79 anni e dati da 184 Paesi del mondo. Lo studio ha evidenziato come ben il 41% delle donne e il 51% degli uomini affetti da ipertensione non ne fosse a conoscenza, con rischi anche gravi per la propria salute. 

Abbiamo, quindi, chiesto allo specialista in cardiologia della Casa di Cura La Madonnina, il dottor Angelo Ancona, e allo specialista cardiologo della Casa di Cura La Madonnina e dell’Unità di Cardiologia interventistica ed Emodinamica dell’IRCCS Ospedale San Raffaele, dott. Marco Bruno Maria Ancona, di spiegarci meglio come si riconosce l’ipertensione e come si cura.

 

Pressione arteriosa e ipertensione

Partendo da una piccola premessa, come ricorda il Ministero della Salute, la pressione arteriosa è la forza esercitata dal sangue contro le pareti delle arterie. Viene convenzionalmente misurata in millimetri di mercurio mmHg (le prime apparecchiature per la sua misurazione erano composte, infatti, da una colonna in mercurio) che vanno a quantificare:

  • pressione sistolica (massima): esercitata quando il cuore si contrae per pompare il sangue;
  • pressione diastolica (minima): esercitata nella fase successiva alla contrazione, in cui il cuore è rilassato.

Se, a seguito di misurazioni effettuate più volte nel corso di giornate differenti, i valori pressori riscontrati superano i 140 mmHg per la pressione sistolica e/oppure 90 mmHg per la diastolica si parla di ipertensione arteriosa, ovverosia di una pressione arteriosa più alta della media che, a seconda del livello di gravità, può essere lieve, media o elevata.

 

Quali sono i sintomi della pressione alta

L’ipertensione generalmente non dà sintomi, quindi purtroppo molti ipertesi non sanno di esserlo, se non dopo un controllo della pressione che, proprio per questo motivo, andrebbe effettuato di routine in maniera periodica: almeno 1 volta l’anno, in assenza di familiarità o condizioni particolari”, spiega il dottor Angelo Ancona.

Quando è presente, tuttavia, la sintomatologia è di carattere generale, quindi spesso difficilmente associabile in maniera chiara alla problematica. Essa può comprendere, infatti:

  • mal di testa e capogiri;
  • difficoltà visive (impossibilità nel mettere a fuoco, visione sdoppiata, puntini luminosi);
  • epistassi (naso sanguinante);
  • vertigini e stordimento;
  • acufeni e ronzii nelle orecchie.

 

I rischi dell’ipertensione

Una pressione arteriosa alta non rilevata e, soprattutto, non trattata nel corso degli anni può andare a danneggiare:

  • i vasi sanguigni, che diventano meno elastici e si lesionano, favorendo l’accumulo dei grassi su queste lesioni e lo sviluppo di placche aterosclerotiche che vanno a ridurre il volume interno delle arterie;
  • il cuore, in quanto questo si affatica e può modificare anche la propria conformazione strutturale con un ispessimento delle sue pareti. Si danneggia la circolazione sanguigna e si favorisce, assieme all’aterosclerosi, l’insorgenza di malattie cardiovascolari (ictus, infarti, scompenso cardiaco etc.), che nel loro insieme rappresentano la prima causa di morte in Italia e in Occidente;
  • gli altri organi, un circolo sanguigno inefficiente e l’aterosclerosi possono generare danni ai vari organi (es. reni, cervello, occhi etc) che non risultano opportunamente irrorati.

 

Le cause dell’ipertensione

Il dottor Marco Bruno Maria Ancona ricorda come l’ipertensione possa essere determinata da molteplici fattori come, per citarne i principali:

  • ereditarietà genetica: che, anche in giovane età, determina una predisposizione verso una pressione arteriosa alta e alcune malattie cardiovascolari;
  • dieta e stili di vita scorretti: stress, abuso di fumo, alcol, caffè, oppure diete povere di fibre e/o ricche di sale e/o grassi della carne o, ancora, abitudini sedentarie che escludono l’attività sportiva;
  • obesità: la pressione arteriosa cresce in maniera proporzionale all’indice di massa corporea con il cuore che si affatica per portare sangue al tessuto adiposo in eccesso;
  • età: secondo i dati dell’ISS, l’ipertensione interessa il 3% degli under 35 e il 36% dei 50-69enni. Non si tratta di un fattore fisiologicamente associato all’età, ma alcuni cambiamenti a carico dei vasi arteriosi nelle fasce di età più mature possono determinare una predisposizione all’ipertensione che richiede un’attenzione ancora maggiore allo stile di vita e abitudini alimentari;  
  • altre malattie: alcune patologie come, ad esempio, diabete, malattie renali oppure ormonali possono determinare lo sviluppo di un’ipertensione che, in questo caso viene definita ‘ipertensione secondaria’, in quanto originata da un’altra problematica.
  • farmaci: l’utilizzo prolungato o persistente di alcuni farmaci come cortisonici, pillola anticoncezionale o droghe possono determinare lo sviluppo di ipertensione;
  • gravidanza e menopausa: in gravidanza, soprattutto nelle gravidanze multiple, la donna può riscontrare un aumento della pressione arteriosa, la quale può condurre anche alla sindrome pre-eclampasia (caratterizzata da edemi e gonfiori), in grado di causare sofferenza fetale. In menopausa, invece, la ridotta produzione di estrogeni e conseguentemente anche della loro funzione protettiva dell’apparato cardiovascolare può determinare ipertensione. 

 

Cosa fare in caso di ipertensione

Se si sospetta un’ipertensione o semplicemente per effettuare un controllo periodico occorre innanzitutto rilevare quali sono i valori della propria pressione arteriosa. Questa viene comunemente misurata attraverso lo sfigmomanometro, ovverosia uno strumento avvolto e gonfiato meccanicamente o manualmente al braccio del paziente assieme ad un fonendoscopio che il dottore utilizza per auscultare l’arteria del paziente.
Valori sopra i 140 mmHg per la pressione sistolica e/o 90 mmHg per la diastolica, rilevati più volte nel corso di giornate differenti, determinano una diagnosi di ipertensione.

Oltre all’anamnesi, la visita cardiologica prevede di routine l’esame obiettivo associato alla misurazione della pressione e l’elettrocardiogramma cui possono aggiungersi esami di secondo livello come prelievi ematici, ecocardiogramma, ecocolordoppler etc.

 

Terapia per la pressione alta

“La cura dell’ipertensione passa in prima istanza tramite un’opportuna dieta e uno stile di vita sano ed equilibrato che vada ad agire sui fattori, anche esterni, che possono determinare l’ipertensione (è noto che l’attività fisica di tipo aerobico e la perdita di peso possono ridurre la pressione nell’iperteso fino a 10 mmHg, ciascuno). Qualora il quadro clinico lo renda necessario, a questa il cardiologo può associare anche una terapia farmacologica personalizzata”, spiega sempre il dottor Marco Bruno Maria Ancona.
L’efficacia dei farmaci non è immediata, ma risulta valutabile dopo alcune settimane di trattamento il quale, con gli opportuni aggiustamenti che negli anni possono essere richiesti, si protrae nella maggioranza dei casi a vita.

Le terapie ad oggi in uso prevedono l’utilizzo di diverse molecole in grado di regolare la pressione tramite meccanismi differenti. Spesso queste vengono anche associate fra loro a dosaggi bassi, in maniera tale da consentire un risultato terapeutico ottimale, evitando gli effetti collaterali che si possono avere utilizzando un solo farmaco ad alto dosaggio. 

I più comuni antipertensivi appartengono alle categorie di:

  • Diuretici;
  • ACE inibitori;
  • Alfa o Beta-bloccanti;
  • Calcio-antagonisti;
  • Antagonisti dei recettori di angiotensina II (sartani);
  • Vasodilatatori ad azione diretta;
  • Denervazione renale (metodica di relativamente recente introduzione con indicazioni riservate all’ipertensione resistente).

 

L’importanza del medico ed effetti collaterali 

“I farmaci per il trattamento dell’ipertensione devono essere utilizzati seguendo strettamente le modalità e quantitativi prescritti dal medico in quanto altrimenti potrebbero rappresentare anche un serio rischio per la vita”, conclude il dottor Angelo Ancona.

La terapia personalizzata viene stabilita dallo specialista cardiologo dopo un’accurata valutazione dei possibili benefici clinici e dei possibili effetti collaterali rispetto allo stato di salute del paziente, andando a considerare:

  • il livello di ipertensione;
  • presenza di altri fattori di rischio per lo sviluppo di malattie cardiovascolari;
  • comorbidità.

Per questo è importante non ricorrere mai al ‘fai da te’, ma affidarsi, invece, a un professionista di propria scelta che accompagni la persona nel corso degli anni, con controlli periodici per la valutazione del quadro clinico e del percorso terapeutico intrapreso. 

Cura e Prevenzione