Tumore al rene: la chirurgia laparoscopica e le ultime tecnologie

PUBBLICATO IL 04 NOVEMBRE 2022

L’adenocarcinoma, la forma più comune di tumore del rene, rappresenta circa il 2% di tutte le neoplasie e colpisce soprattutto il sesso maschile: dei 4.000 casi che si registrano ogni anno nel nostro Paese, i 2/3 sono uomini. 

L’intervento chirurgico, che rappresenta l’unica forma di terapia efficace, oggi può essere effettuato per via laparoscopica con notevoli vantaggi e identico risultato rispetto alla chirurgia tradizionale. Ne parliamo con il dottor Alessandro Piccinelli, urologo dell’Unità di Urologia II del Policlinico San Marco.

 

A che età insorge il tumore 

Il tumore del rene presenta un picco d’insorgenza intorno ai 60 anni d’età, anche se è sempre più frequente osservarlo in 40enni e 50enni

“Questo anche grazie al miglioramento delle tecniche diagnostiche e alla sempre più estesa applicazione dell’ecografia, che consente di individuare il tumore del rene in fase iniziale e in pazienti asintomatici, spesso come riscontro occasionale nel corso di un esame all’addome effettuato per altri motivi”, sottolinea lo specialista. 

 

I sintomi del tumore al rene

Il tumore al rene è di solito asintomatico. 

“Solo in fase avanzata si manifestano i sintomi tipici della malattia, ovvero: 

  • massa palpabile nell’addome; 
  • sangue e coaguli nelle urine; 
  • dolore localizzato a livello lombare”. 

Esistono poi altri sintomi non specifici che possono comparire in caso di tumore al rene, tra cui: 

  • perdita di peso; 
  • marcata stanchezza; 
  • febbriciattola; 
  • anemia
  • ipertensione
  • ipercalcemia (condizione di aumentato calcio nel sangue).

 

I diversi tipi di tumore al rene

Esistono diversi tipi di tumore al rene:

  • adenocarcinoma: trae origine dalle cellule che rivestono i tubuli interni dell’organo, che hanno il compito di filtrare il sangue per eliminare le sostanze tossiche e i rifiuti prodotti dall’organismo; 
  • sarcoma: più raro, si origina in tessuti diversi, ad esempio, nella capsula che circonda il rene; 
  • nefroblastoma: è il tumore del rene più diffuso in età infantile.

 

Le cause del tumore al rene

Il principale fattore di rischio per la comparsa del tumore del rene, come per altre forme di malattie oncologiche, è il fumo di sigaretta

“Altri fattori di rischio sono: 

  • sovrappeso; 
  • esposizione prolungata ad alcuni metalli e sostanze, come il piombo, il cadmio, la fenacetina e il torio. 

Esistono, inoltre, rare forme di tumore renale nell’ambito di sindromi genetiche, prima fra tutte la sindrome di Von Recklinghausen”, osserva lo specialista.

 

Come si diagnostica

Ecografia e TAC sono gli accertamenti normalmente utilizzati per la diagnosi di questo tipo di tumore. 

“La TAC (Tomografia Assiale Computerizzata), in particolare, oltre a contribuire alla definizione della natura benigna o maligna della massa, fornisce informazioni sull’estensione locale del tumore e sulla presenza e sede di eventuali metastasi che si originano principalmente nel polmone, nel fegato, nelle ossa, più raramente nel surrene, nell'altro rene, nel cervello, nella milza, nell'intestino e sulla cute. 

La Risonanza Magnetica, invece, riveste in questo campo un ruolo molto limitato, e si rivela utile nei pazienti allergici al mezzo di contrasto e per definire particolari aspetti diagnostici in casi selezionati”, spiega il dottor Piccinelli.
 

Dalla chirurgia tradizionale a quella laparoscopica  

La terapia del tumore del rene è rappresentata esclusivamente dalla chirurgia che riveste un ruolo fondamentale, sia nelle forme tumorali localizzate, sia in quelle localmente avanzate e metastatiche. “In quest’ultimo caso, successivamente all’asportazione del rene, il paziente viene sottoposto a terapie farmacologiche oggi molto efficaci, alcune delle quali mirano ad attivare il sistema immunitario del paziente contro il cancro”, sottolinea il dottor Piccinelli. 

Generalmente l’intervento chirurgico prevede l’asportazione completa del rene malato, la cosiddetta nefrectomia radicale. In alcuni casi, però, quando il tumore è periferico e di diametro non superiore a cm 4, è possibile eliminare solamente la parte malata dell’organo, in questo caso si parla di nefrectomia parziale

“In entrambi i casi, l’intervento chirurgico tradizionale, detto a ‘cielo aperto’, prevede incisioni cutanee ampie, che comportano dolore post-operatorio, degenza prolungata e una lenta e graduale ripresa della vita sociale e lavorativa. 

Oggi, però, la nefrectomia può essere eseguita per via laparoscopica, cioè con tecnica mini-invasiva, accedendo alla cavità addominale mediante 3 piccoli fori attraverso i quali, con strumenti particolari tra cui una telecamera miniaturizzata detta laparoscopio, si esegue l’intervento chirurgico”. 

I vantaggi della chirurgia laparoscopica

Questa tecnica garantisce gli stessi risultati in termini di efficacia oncologica, come documentato ormai da numerose pubblicazioni scientifiche, e presenta indubbi vantaggi per il paziente

  • netta riduzione del dolore post-operatorio; 
  • rapida ripresa dell’attività fisica, anche di tipo sportivo, e lavorativa in tempi molto più brevi.
  • assenza di cicatrici addominali. 

Per queste ragioni la chirurgia laparoscopica del tumore renale rappresenta la prima scelta terapeutica per la cura di questa neoplasia come indicato anche dalle linee guida della società scientifica europea di urologia, l’European association of Urology”, continua il dottor Piccinelli.

 

2 nuove tecnologie per interventi ancora più mirati

La prima asportazione di rene per via laparoscopica è stata effettuata nel 1991 dal chirurgo americano Klaiman. Da allora questa tecnica chirurgica mini-invasiva si è diffusa fino a divenire routinaria presso centri urologici di riferimento ed è stata implementata grazie a nuovi strumenti che utilizzano energie ultrasoniche e radiofrequenze. 

“Recentemente sono state introdotte 2 nuove tecnologie:

  • telecamere intraoperatorie miniaturizzate 3D che offrono una visione tridimensionale del campo operatorio;
  • Near-infrared fluorescence con uso di verde di indocianina, un colorante fluorescente somministrato al paziente durante l’intervento e visualizzabile a livello renale, che funziona all’interno dell’addome come un tracciante che guida il chirurgo durante l’intervento. 

Queste 2 tecnologie permettono, utilizzate insieme, di ottenere una precisa topografia della vascolarizzazione renale e dei margini del tumore consentendo al chirurgo di essere più preciso, radicale e con minor numero di complicanze.

Grazie a queste innovazioni tecnologiche oggi è possibile affrontare con tecniche videolaparoscopiche anche tumori renali per i quali in passato era preferibile l’uso del robot chirurgico”, conclude il dottor Piccinelli.

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