Chirurgia robotica mininvasiva per il tumore al rene: l’intervento eseguito all’Ospedale Galeazzi-Sant’Ambrogio

Chirurgia robotica mininvasiva per il tumore al rene: l’intervento eseguito all’Ospedale Galeazzi-Sant’Ambrogio

PUBBLICATO IL 25 LUGLIO 2025

Chirurgia robotica mininvasiva per il tumore al rene: l’intervento eseguito all’Ospedale Galeazzi-Sant’Ambrogio

PUBBLICATO IL 25 LUGLIO 2025

Il tumore al rene rappresenta circa il 2-3% di tutte le neoplasie e la sua incidenza è in costante aumento, soprattutto nei Paesi occidentali. Colpisce più frequentemente gli uomini, con un picco tra i 60 e i 70 anni.

Nonostante l’aumento dei casi, la mortalità legata al tumore renale rimane relativamente bassa.

Un risultato reso possibile dai progressi nella diagnosi precoce e nelle strategie terapeutiche sempre più mirate. Tra le innovazioni più significative, la chirurgia robotica mininvasiva ha rivoluzionato il modo di trattare questa malattia, offrendo nuove prospettive e vantaggi concreti per i pazienti.

Ne parliamo con il professor Luca Carmignani, responsabile dell'Unità operativa di Urologia dell'IRCCS Ospedale Galeazzi-Sant'Ambrogio, per approfondire le potenzialità di questo approccio.

 

Cos’è il tumore al rene

Il tumore renale è una crescita anomala di cellule che si sviluppa nel parenchima renale, la parte solida del rene responsabile della produzione di urina.

In alcuni casi, può assumere una forma cistica, presentando sia componenti liquide che solide all’interno della stessa lesione.

“È importante distinguere questi tumori da quelli che colpiscono le cavità caliceali (anche detti, calici renali) la pelvi renale, le strutture che raccolgono l’urina. Si tratta di forme più rare che richiedono approcci terapeutici differenti” spiega il professor Carmignani.

Il tumore renale è spesso asintomatico e nella maggior parte dei casi viene scoperto casualmente durante esami diagnostici eseguiti per altri motivi, come un’ecografia o una Tac. Per questo motivo, la diagnosi precoce gioca un ruolo cruciale nella buona riuscita del trattamento.

 

I fattori di rischio del tumore renale

Non esiste una vera e propria prevenzione per il tumore del rene, ma sono noti alcuni fattori che aumentano il rischio di svilupparlo:

  • familiarità;
  • fumo di sigaretta;
  • obesità;
  • ipertensione arteriosa.

“Fortunatamente, circa il 65-70% dei tumori renali viene individuato in fase iniziale. Questo ci permette di intervenire in modo conservativo, sfruttando tecniche mininvasive”, aggiunge l’urologo.

 

Chirurgia robotica mininvasiva per il tumore al rene: cosa cambia rispetto al passato?

Fino a pochi anni fa, la chirurgia del tumore renale prevedeva interventi tradizionali ‘a cielo aperto’, con incisioni ampie e l’asportazione di una parte significativa del rene o di tutto l’organo.

Oggi la chirurgia robotica mininvasiva ha trasformato radicalmente questo scenario.

“Gli interventi erano complessi e comportavano un recupero lungo e doloroso per il paziente - racconta il professor Carmignani -. Con l’avvento della tecnica robotica possiamo rimuovere il tumore attraverso piccole incisioni da 1-2 cm, utilizzando strumenti ad alta precisione comandati dal chirurgo.”

Uno dei grandi punti di forza di questa tecnica è la possibilità di preservare il rene, asportando solo il tumore con estrema precisione (intervento noto come enucleazione). In questo modo, si protegge il tessuto sano e si salvaguarda la funzionalità dell’organo.

I vantaggi della chirurgia robotica mininvasiva per il tumore al rene

La chirurgia mininvasiva robotica per l’asportazione di un tumore renale offre, dunque, numerosi vantaggi rispetto all’intervento tradizionale, tra cui:

  • minor perdita di sangue e quindi una riduzione del rischio di trasfusioni;
  • tempi operatori contenuti, nella maggior parte dei casi l’intervento dura circa 2 ore;
  • una degenza ospedaliera più breve, in media 2-3 giorni.

La minore invasività si traduce anche in una serie di benefici per il paziente, come:

  • minori complicazioni post-intervento (come infezione di ferita, ernie);
  • un dolore post-operatorio significativamente ridotto;
  • una ripresa rapida delle normali attività quotidiane.

“La maggior parte dei pazienti può riprendere a mangiare e bere già il giorno successivo all'intervento, con una ripresa funzionale del rene molto veloce”, specifica il professor Carmignani.

 

Trattamenti successivi e follow-up

Dopo la rimozione del tumore il follow-up è fondamentale per monitorare eventuali recidive.

“Nella maggior parte dei casi, i pazienti che hanno subito un intervento robotico conservativo non hanno bisogno di ulteriori trattamenti, se non di controlli periodici con esami di imaging.

Nei casi più complessi può essere necessario coinvolgere anche l’oncologo per un trattamento integrato. Tuttavia, anche in questi scenari, la chirurgia robotica offre ottime prospettive di successo”, conclude il professor Carmignani.