Cosa scatena il disturbo bipolare?

PUBBLICATO IL 13 GIUGNO 2022

Che cosa si intende per disturbo bipolare? Quali sono le cause e quale la sintomatologia? Comorbidità, eventi trigger e valore di una équipe multidisciplinare nel trattamento del noto disturbo dell’umore, anche conosciuto come bipolarismo: ne parliamo con il Dr. Edward Callus, Responsabile del Servizio di Psicologia Clinica all'IRCCS Policlinico San Donato di Milano e Ricercatore di Psicologia Clinica nel dipartimento di Scienze Biomediche all'Università degli Studi di Milano. 

 

Cos’è il disturbo bipolare

Il disturbo bipolare è caratterizzato da un’alternanza di fasi, laddove una tra queste può prevalere sull’altra: 

  • depressione
  • mania

I sintomi della depressione

La depressione o, ancor più precisamente, l’episodio di depressione maggiore, è contraddistinta da almeno 5 dei seguenti sintomi: 

  • umore depresso e costante tutto il giorno; 
  • significativa diminuzione di interesse per la maggior parte delle attività e mancanza di motivazione
  • aumento/perdita di peso con corrispondente alterazione dell’appetito; 
  • alterazione del sonno (insonnia o ipersonnia); 
  • agitazione, ansia, pianto ricorrente
  • riduzione della concentrazione;
  • sentimenti di colpa eccessivi o inappropriati; 
  • possibile ideazione suicidaria: si stima che l’incidenza del suicidio nei pazienti affetti da disturbo bipolare sia almeno 15 volte superiore a quella della popolazione generale. 

I sintomi della mania

La mania, invece, comporta: 

  • eccessiva euforia
  • ridotto bisogno di sonno
  • maggior loquacità
  • attività mentale accelerata e distraibilità
  • perdita di contatto con la realtà
  • comportamenti ad alto rischio, del quale il soggetto non è consapevole, come ad esempio, spese e acquisti fuori controllo, gioco d’azzardo, attività sessuale promiscua, sport estremi. 

Episodio maniacale

Si definisce maniacale un episodio di durata maggiore o uguale a 1 settimana, quest’ultimo caratterizzato da: 

  • umore euforico; 
  • notevole aumento di energia; 
  • presenza di 3 o più sintomi tra quelli tipici della mania. 

I pazienti in questa fase credono di trovarsi nel loro stato mentale migliore; tuttavia, è proprio durante la fase maniacale che i soggetti possono diventare un serio pericolo per sé stessi e per gli altri

Gli episodi maniacali differiscono dalla mania per i seguenti aspetti:

  • la psicosi maniacale: manifestazione più estrema, con sintomi spesso difficilmente distinguibili dalla schizofrenia, in cui i pazienti possono avere deliri di grandezza o persecutori, con frequente perdita di pensiero e comportamento coerenti (delirium);
  • l’ipomania: forma meno estrema di mania. Per alcuni pazienti, il funzionamento non è significativamente compromesso: aumentano l’energia e l’attività psicomotoria, mentre diminuisce il bisogno di sonno. Per altri, l’ipomania comporta, invece, maggiori distraibilità, irritabilità e umore labile.

 

Come viene classificato il disturbo bipolare

Il disturbo bipolare, generalmente, ha esordio durante l’adolescenza o intorno ai 20/30 anni e si classifica in:

  • disturbo bipolare di tipo I, si distingue per la presenza di almeno 1 episodio maniacale ed episodi depressivi; 
  • disturbo bipolare di tipo II, si distingue per la presenza di episodi depressivi maggiori e almeno un episodio ipomaniacale;
  • disturbo bipolare non altrimenti specificato: caratteri bipolari evidenti, non classificabili come l’una o l’altra delle tipologie precedentemente presentate.

 

Le cause del disturbo bipolare

Sebbene rimanga ancora sconosciuta la causa esatta, i fattori scatenanti (trigger) il disturbo bipolare possono essere vari: 

  • psicosociali; 
  • genetici; 
  • biologici. 

La familiarità gioca un ruolo importante, aumentando la possibilità di sviluppare il disturbo. 

Altri fattori di rischio sono: 

  • periodo di forte stress
  • lutto
  • evento traumatico
  • uso di sostanze quali alcol, alcuni antidepressivi, cocaina e anfetamine: la letteratura stabilisce un’associazione importante tra il disturbo bipolare e l’utilizzo di sostanze, sebbene la direzione di causalità sia incerta.

Vi è, inoltre, una frequente correlazione con: 

 

Remissioni e recidive del disturbo bipolare 

Come anticipato, il disturbo bipolare è caratterizzato da un alternarsi di fasi. L’esordio è contraddistinto da una fase acuta dei sintomi, a cui seguono remissioni e recidive. 

Con il termine remissione si intende la diminuzione della gravità dei sintomi propri di un determinato quadro morboso: in altre parole, l’assenza di segni che indicano che la malattia è in atto. In alcuni pazienti la remissione è completa, in altri possono manifestarsi sintomi residui. 

Quando si parla, invece, di recidiva, si intende la riacutizzazione di un processo morboso in via di guarigione o apparentemente guarito. In questa fase i sintomi tornano a manifestarsi in maniera marcata e possono essere di tipo maniacale, depressivo o ipomaniacale, spesso compresenti gli uni agli altri. Un episodio può durare da qualche settimana sino a 3-6 mesi e generalmente le fasi depressive durano più a lungo di quelle maniacali. 

La frequenza con cui si manifestano gli episodi può variare da paziente a paziente: è possibile che intercorra poco tempo tra un episodio e il successivo o, viceversa, che trascorra un lungo periodo senza il verificarsi di eventi marcatamente sintomatici.

 

La diagnosi

È, anzitutto, necessario approfondire e identificare i sintomi di mania o ipomania, qualora fossero presenti, attraverso l’esclusione di alcune problematiche mediche, come l’ipertiroidismo, l’influenza di abuso di stupefacenti che possono avere un’influenza significativa su questi sintomi. 

La diagnosi di disturbo bipolare di tipo 1 è, tra tutte, la più severa, comportando la presenza di sintomi maniacali tali da compromettere in maniera significativa il funzionamento del soggetto e da richiedere l’ospedalizzazione in talune circostanze, pericolose per il soggetto stesso e per altri.

Accade spesso che il paziente in fase depressiva non riferisca spontaneamente il fatto di aver precedentemente vissuto un episodio di mania o ipomania: lo specialista può quindi avvalersi, oltre che del supporto dei familiari del paziente, di questionari utili a rivelare segni patologici.

 

Come si cura il disturbo bipolare

Il trattamento del disturbo bipolare idealmente include:

  • trattamento farmacologico;
  • il supporto psicoterapeutico.

L’unione dei due è necessaria e fondamentale perché il paziente venga assistito e curato nella maniera corretta. 

Nella maggior parte dei casi, è sufficiente il trattamento ambulatoriale. Solo in corrispondenza di sintomi gravi è necessaria l’ospedalizzazione del paziente. 

Per prima cosa, si devono stabilizzare e controllare gli episodi acuti (fase acuta). Una volta sotto controllo, il trattamento prosegue sino al raggiungimento della remissione completa (continuazione) e al mantenimento della stessa (mantenimento e prevenzione). 

Il trattamento farmacologico

Il trattamento farmacologico adeguato è stabilito attraverso una consultazione psichiatrica e potrebbe includere:  

  • stabilizzatori dell’umore, quali litio e alcuni anticonvulsivanti;
  • antipsicotici di seconda generazione, nei casi più gravi. 

Vengono utilizzati da soli o in combinazione per tutte le fasi del trattamento, anche a dosaggi diversi. 

È doveroso considerare gli eventi avversi legati all’uso dei farmaci, i quali devono essere scelti sulla base di efficacia e tollerabilità, qualora al paziente fossero stati in precedenza somministrati farmaci per il trattamento del disturbo bipolare e sulla base dell’anamnesi e della gravità dei sintomi, nel caso in cui ci si trovasse in una situazione non nota. 

È, infine, possibile ricorrere ad antidepressivi, sebbene non siano consigliati come sola ed esclusiva terapia.

Il trattamento psicoterapeutico

Eseguito l’inquadramento psichiatrico e scelto il supporto farmacologico, la psicoterapia permette di integrare quelle parti dell’io non sufficientemente elaborate o consapevolizzate. 

Proficua è l’alternanza tra terapia individuale e di gruppo, quest’ultima potrebbe essere guidata da psicoterapeuta e psichiatra insieme. La terapia di gruppo è spesso raccomandata per i pazienti e i familiari, in molti casi i partner, il cui sostegno è fondamentale per prevenire gli episodi più gravi. Le tematiche trattate possono essere varie: 

  • gestione della rabbia e delle relazioni; 
  • progettualità; 
  • conseguenze sociali del disturbo; 
  • ruolo dei farmaci stabilizzatori, questi ultimi non sempre accettati dal paziente, il quale ritiene che essi esercitino su di lui un controllo eccessivo, rendendolo meno vigile. 

La psicoterapia individuale, analizzando le diverse sfere della vita, può aiutare i pazienti a ripensare a loro stessi attraverso l’elaborazione di eventi traumatici, il racconto, la creazione di nuovi significati. 

Sicuramente, in un percorso psicologico, l’aspetto più curativo è il fatto di avere una persona affidabile, con cui stabilire una relazione, capace di ascoltare, dare supporto e aiuto ad integrare le parti, capace di accompagnarti a rivivere esperienze traumatiche, nel costruire significati nuovi ed elaborare nuovi modelli per stare e abitare il mondo”, conclude il Dr. Edward Callus.

Cura e Prevenzione