Appendicite: cos'è, come si manifesta e come prevenire
PUBBLICATO IL 05 MARZO 2021
Può manifestarsi con dolori al basso ventre, di solito localizzati nella parte destra dell’addome, ma non solo. Scopri quali sono i sintomi dell’infiammazione della appendice, come si cura e previene.
Molti si saranno sicuramente chiesti, almeno una volta nella vita, quale fosse l’utilità dell’appendice senza mai riuscire a capirne fino in fondo la funzione. Piccola struttura tubulare, il cui nome completo è appendice ciecale o appendice vermiforme, rappresenta una difesa per il nostro organismo, poiché vi sono stazioni linfatiche deputate alla difesa del nostro organismo dalle infezioni.
Finché L'appendice funziona, è utile; però, come succede anche per la colecisti, se questa si infiamma provocando un’appendicite, a un certo punto si può decidere di rimuoverla senza alcun effetto negativo sulla vita di tutti i giorni.
Come riconoscere l’infiammazione dell’appendice da altri possibili disturbi? Ce ne parla il professor Giancarlo Micheletto, responsabile dell’Unità Operativa di Chirurgia Generale all’Istituto Clinico Sant’Ambrogio.
Che cos’è l’appendice e cosa succede quando si infiamma
L’appendice viene detta ciecale, perché si localizza a livello del cieco, porzione del nostro intestino (più precisamente del colon di destra) situata nell’addome inferiore destro, e vermiforme, perché assume proprio l’aspetto di un vermicello.
“È importante parlarne perché, in effetti, quando si infiamma evolvendo in appendicite, diventa una delle malattie più frequenti ed è anche forse la prima delle forme che può causare un addome acuto chirurgico, ovvero una situazione acuta nel vero senso della parola, per cui il paziente si reca in Pronto Soccorso perché accusa dolori molto forti, per lo più localizzati nella parte inferiore destra dell’addome e che poi, magari, si possono irradiare verso la coscia o verso il rene destro - spiega il prof. Micheletto -.
Può colpire a tutte le età, dal bambino al grande anziano, anche se c’è un particolare interessamento della fascia più giovane/adulta.
Nonostante sia una forma frequente e piuttosto semplice da inquadrare, richiede comunque una diagnosi molto accurata, perché nell’addome inferiore, vi è la presenza degli organi genitali e a volte, il dolore dell’appendice può essere confuso con una situazione invece di tipo ovarico o di tipo uterino.
Anni fa, in maniera particolare nelle ragazze giovani ai primi cicli mestruali, i dolori al basso ventre venivano interpretati in maniera poco corretta, lasciando presagire si trattasse di dolore appendicolare. Non avendo ancora affinato gli strumenti diagnostici e gli atteggiamenti dal punto di vista chirurgico, all’epoca tante giovani adolescenti finivano ‘sotto i ferri’ per un’appendicectomia, mentre in realtà si trattava semplicemente di dolori mestruali!”.
I sintomi dell’appendicite
Se l’appendice si infiamma, la reazione immediata è quella di un’appendicite acuta, e sicuramente esiste l’indicazione al trattamento chirurgico.
“Come sintomatologia, l’appendicite dà dolori importanti – continua Micheletto -: può essere un dolore che insorge spontaneamente oppure un episodio acuto nell’ambito di una forma cronica.
Può essere che, ad esempio, una mattina una persona si svegli e accusi dolori importanti che possono far pensare a coliche conseguenti a un’abbondante mangiata, magari con pietanze irritanti per l’intestino. Se a questo dolore importante si associano nausea, vomito, febbre, malessere generale è ovvio che, a questo punto, recarsi al Pronto Soccorso è la cosa più indicata da fare”.
Gli esami per diagnosticarla
“Qui, la diagnosi è di tipo clinico e di tipo strumentale (ecografico). Se i sintomi continuano a persistere e si verifica anche un innalzamento dei livelli di globuli bianchi (che denotano la presenza di infiammazione), è necessario valutare la possibilità di un intervento chirurgico”, approfondisce il dottore.
La forma cronica
Al contrario del caso acuto, si può verificare una forma cronica, caratterizzata sempre da una certa intensità di dolori, ma di breve durata e a comparsa sporadica.
“A questo punto, il paziente può recarsi dal gastroenterologo o dal chirurgo, per decidere che tipo di terapia conservativa intraprendere”, consiglia lo specialista.
La terapia conservativa per la forma cronica
Si può cercare di regolarizzare l’alimentazione assumendo parallelamente anche dei fermenti lattici per disinfettare l’intestino (l’appendice è, infatti, collegata al colon). L’appendice funge un po’ da baluardo nei confronti delle infezioni intestinali, però, quando queste la coinvolgono in maniera eccessiva, è ovvio che si deve ricorrere alla chirurgia.
Le cause dell’appendicite
“A oggi, in realtà, le cause per cui l’appendice si infiamma non sono ancora del tutto note - afferma lo specialista -. Nel nostro intestino ci sono miliardi di germi che, per lo più, vivono e fungono da flora intestinale. Per ragioni non ancora spiegate, la flora intestinale (o una componente di essa) può virulentarsi e quindi produrre un’infezione.
L’utilizzo di fermenti lattici e di cicli di antibiotici può tenere sotto controllo l’infiammazione ma, anche in questi casi, non si sa come evolverà la situazione e se l’appendice si infetterà nuovamente.
La regolarizzazione delle proprie abitudini alimentari può essere un valido aiuto per prevenire l’infiammazione dell’appendice o tenerla sotto controllo.
Però se gli episodi si ripetono o si riacutizzano, forse vale la pena di procedere chirurgicamente”.
L’intervento di appendicectomia mininvasivo
“Oggi, l’intervento è sicuramente di tipo mininvasivo ed è indubbiamente frequente perché, grosso modo, in Italia, si effettuano circa 60mila interventi l’anno - asserisce Micheletto -.
L’indicazione e il gold standard della chirurgia è l’appendicectomia laparoscopica eseguita con l’approccio mininvasivo di 3 buchi di 0.5-1.0 cm nell’addome. Di solito, con questo intervento è possibile risolvere la situazione con un vantaggio non indifferente, ovvero poter osservare con la telecamera inserita anche le aree circostanti.
Rispetto all’approccio di qualche anno fa, di tipo laparotomico (cioè che implica un taglio nella pancia), l’approccio in laparoscopia e la telecamera permettono di visionare tutto l’addome, confermare la diagnosi clinica di appendicite e osservare la presenza di eventuali problematiche”.
L’intervento dura 30-40 minuti ed è eseguito in anestesia generale. Un paio di giorni di degenza è la tempistica indicata di permanenza in struttura, sia in acuto, sia in elezione.
“È necessario procedere tempestivamente con l’intervento se non si vuole rischiare l’insorgenza della peritonite, cioè un’infezione grave che interessa tutto l’addome - conclude Micheletto -. È sicuramente una situazione che, al giorno d’oggi, si può trattare, ma è ovvio che la degenza in ospedale diventerà più lunga, con la necessità di instaurare anche una terapia antibiotica adeguata”.