Terza dose vaccino Covid: perché è importante farla
PUBBLICATO IL 03 DICEMBRE 2021
La terza dose del vaccino Covid è un’opportunità per aumentare la protezione da un’eventuale infezione. Parola al Prof. Pregliasco che spiega come potrebbe evolversi questa vaccinazione in futuro.
Alla luce della situazione epidemiologica, in diversi stati, si sta discutendo sull’opportunità della terza dose del vaccino Covid e su quando farla. In Germania, per esempio, l’indicazione del richiamo è passata dai 70 anni ai 18 anni in sù.
“La situazione pandemica per il Covid-19 è fluida e noi abbiamo imparato di conseguenza a essere flessibili nel fare delle scelte, cercando di dare una valutazione oggettiva sull’efficacia della vaccinazione, sull’andamento epidemiologico e sullo studio delle varianti - spiega il prof. Pregliasco -.
All’interno di questo contesto, studi di efficacia del vaccino sul campo evidenziano la possibilità di reinfezione a 6 mesi di distanza, dimostrando che c’è un calo nella capacità protettiva dall’infezione di circa un 20% rispetto al valore basale, mentre per l’evitamento dei casi più gravi rimane, ed è importante, una protezione che si aggira sui 90-94%.
Questa evidenza rappresenta uno degli elementi da considerare per la valutazione del potenziale rischio di continuazione delle ‘onde’ pandemiche. Dobbiamo immaginare, infatti, l’andamento di questa pandemia come le onde causate da un sasso che cade nello stagno: le prime sono più ampie e le successive sono ondulazioni sempre più leggere”.
In questa situazione metereologica favorente (come tutti i virus respiratori, in inverno si sta più al chiuso, ci sono più sbalzi termici, ecc.) e con la riapertura degli esercizi commerciali, sono tante le occasioni di contatto e quindi di infezione. La probabilità non è certa, ma c’è e può aumentare. Quindi bisogna sempre stare in guardia e rispettare il cosiddetto nuovo Galateo (mascherina, distanza di sicurezza, igienizzazione delle mani, ecc.)”.
La proposta di vaccinazione a 5 mesi
“In Italia, l’idea di vaccinare gli over 40 a 6 mesi è già un buon inizio, ma ritengo si potrà rimodulare, in base all’andamento della curva delle prossime settimane - continua l’esperto -. La recente proposta di anticipare il vaccino a 5 mesi vuol dire rinforzare ancora di più le nostre difese.
Con la terza dose, i primi risultati ci dicono che si avranno esiti migliori: non si recupereranno le difese rimaste dal primo ciclo di vaccinazione, ma si aumenterà ancora di più la protezione. Il dato di efficacia non è il recupero, ma il guadagno”.
Le tipologie di vaccino saranno:
- Pfizer (che si può fare anche se precedentemente ci si è sottoposti ad AstraZeneca o Johnson&Johnson): 1 dose;
- Moderna: mezza dose.
La vaccinazione anti-covid in futuro
“Credo che la vaccinazione anti-covid in futuro diventerà, così come l’antinfluenzale, un appuntamento annuale fisso, quindi un’esigenza di richiamo, targettizzata ai soggetti a rischio - conclude Pregliasco -. Anche rispetto alla definizione dei Green Pass, che prima era stata portata a 12 mesi mentre adesso sarà presumibilmente a 9 mesi, dipenderà sempre dall’andamento della curva dei contagi: se ci saranno valori elevati, allora si sarà costretti ad attuare dei richiami, altrimenti ci si potrà ‘accontentare’ di una risposta residua.
Il valore del test sierologico, ci tengo a sottolineare, non è indicativo, perché non è utile nel misurare nel complesso la reazione dell’organismo e la risposta immunitaria, in particolare a livello cellulare. A questo proposito, sono in atto ricerche su nuove metodologie che valuteranno questo tipo di risposta”.