Al Galeazzi un ambulatorio dedicato alle protesi metallo su metallo

PUBBLICATO IL 05 DICEMBRE 2020

Le protesi d’anca metallo su metallo vanno controllate periodicamente e monitorate da specialisti. All’ Istituto Ortopedico Galeazzi c’è per questo un ambulatorio dedicato.

Le protesi d’anca metallo su metallo (MoM) possono costituire la superficie di appoggio della protesi d’anca, cioè quella parte del dispositivo che si sposta durante i movimenti e porta il carico mobile durante il cammino. Questo materiale, molto utilizzato fino al primo decennio degli anni duemila, oggi è stato completamente sostituito dalla ceramica e dal polietilene di nuova generazione.

Il professor Luigi Zagra, responsabile dell’Unità operativa di Chirurgia dell’Anca I all’IRCCS Istituto Ortopedico Galeazzi, spiega quali sono state le problematiche legate a questi impianti e quali sono i servizi che la struttura offre ai pazienti operati.

I problemi causati dalle protesi metallo su metallo nel tempo  

“A lungo andare, ma in alcuni casi anche precocemente - spiega il prof. Zagra - queste protesi hanno cominciato a presentare conseguenze importanti che, inevitabilmente, andavano a incidere sulla funzionalità dell’impianto. 

Si è notato come, negli anni successivi, il dispositivo cominciava a rilasciare piano piano piccole quantità di ioni metallo (in particolare cobalto e cromo) che, in una percentuale alta di pazienti, soprattutto di sesso femminile e con determinate caratteristiche anatomiche articolari, oltre a essere presenti nell’ambiente articolare, entravano in circolo nel sangue e quindi in tutto l’organismo.

A valori non troppo elevati, non causano problemi, ma se al contrario i livelli si alzano di molto diventa necessario intervenire o quantomeno monitorare la situazione del paziente nel tempo. 

Soprattutto localmente, a livello articolare, questi ioni sono tossici sui tessuti: con una reazione linfocito-mediata dell’organismo, si può verificare in alcuni casi una distruzione dei tessuti stessi per cui l’osso si può riassorbire e anche le parti molli, cioè muscoli e tendini tendono a degenerare gravemente”, descrive l’esperto. 

Già i primi avvisi internazionali, apparsi con più chiarezza dal 2010, hanno portato alla sospensione dell’utilizzo di questi impianti cercando di far fronte anche alle problematiche ormai presenti in tutti i pazienti impiantati. 

A questo proposito, la stessa Commissione Europea ha creato SCENHIR (Scientific Committee on Emerging Newly Identified Health Risks), una commissione dedicata a questo tipo di problematiche che ha prodotto, nel 2016, un documento adottato poi da diversi paesi come linee guida per seguire questi pazienti e per cui il prof. Zagra ho avuto il privilegio di far parte come membro italiano

I servizi offerti dall’ambulatorio del galeazzi 

Proprio per far fronte a questa esigenza, l’IRCCS Galeazzi fin da subito si è mostrato all’avanguardia nel monitoraggio di questi soggetti, creando un ambulatorio dedicato per seguire pazienti da tutta Italia, con la possibilità di offrire loro un ampio ventaglio di esami clinici e diagnostici.

“I pazienti che giungono nella nostra struttura - conclude Zagra - hanno a disposizione 3 importanti servizi:

  • dosaggio ematico degli ioni metallo: grazie a un semplice prelievo, seguendo parametri specifici, si procede con la rilevazione del dosaggio del cromo e del cobalto nel sangue.

 

  • Risonanza magnetica con tecnica MARS (Metal Artifact Reduction Sequence): normalmente, durante la RM, la presenza di un qualsiasi corpo metallico nel paziente ha degli effetti distorsivi dell’immagine (a causa di una distorsione data dal campo magnetico). Il sistema MARS del servizio di Radiologia del Galeazzi (diretto dal Prof. Luca Sconfienza), all’avanguardia in Italia, basandosi su particolari e sofisticati software permette una riduzione a livello di imaging degli artefatti da metallo, garantendo così una resa di immagine ad alta qualità e precisione che il radiologo è in grado di vedere, leggere e interpretare dando informazioni al chirurgo non solo sulla parte ossea, ma anche su quella dei tessuti molli.
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  • Specialista ortopedico dell’anca: è importante che il paziente venga seguito da un ortopedico con esperienza dedicata in chirurgia dell’anca di revisione e che abbia una specifica competenza sui materiali protesici, in particolare metallo su metallo. L’esperto sarà in grado di dare una valutazione clinica visitando il paziente, sia relativa all’esito degli ioni cobalto-cromo e della risonanza magnetica consigliando un eventuale intervento di revisione oppure un semplice monitoraggio del paziente, come avviene nella maggior parte dei casi. 

Giova ricordare che comunque nella maggior parte dei casi anche queste protesi funzionano correttamente e che è comunque sempre possibile intervenire. L’unica cosa da evitare è trascurare il problema non sottoponendosi a controlli periodici”.

Tutto questo sempre per offrire al paziente un servizio completo a 360 gradi, in un’ottica di eccellenza e professionalità.

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