Novità F.D.A: centri di senologia certificati e interdisciplinari

PUBBLICATO IL 06 NOVEMBRE 2019

Come abbiamo visto nel precedente articolo, la FDA (Federal & Drugs Administration) ha rivisto le linee guida per gli screening mammografici introducendo nuovi criteri di valutazione.

Le nuove indicazioni non riguardano solo i criteri diagnostici, ma anche i centri di senologia dove effettuare gli accertamenti.

Stando alle nuove linee guida, un centro per essere certificato deve possedere i requisiti previsti a livello europeo e in particolare deve:

  • trattare ogni anno più di 150 nuovi casi di carcinoma mammario,
  • adottare linee guida per la diagnosi, il trattamento del tumore a tutti gli stadi e
  • adottare linee guida per la riabilitazione psicofisica della paziente.
  • utilizzare un database per la raccolta dei dati.

I nuovi requisiti dei centri certificati 

“La novità dell'approccio di FDA sta nel dichiarare chiaramente che – illustra la Dott.ssa Veronica Girardi, Responsabile del Servizio di Senologia Clinica dell’Istituto Clinico S. Anna - gli screening mammografici devono essere eseguiti presso centri certificati e con strumenti ad hoc. In maniera tale da poter restituire esiti chiari stando alle linee guida della classificazione BI-RADS e da evidenziare pertanto tutti i possibili gradi di sospetto di cancro”. 

Anche il Parlamento italiano ha sottolineato la necessità di garantire a tutte le donne affette da carcinoma della mammella il diritto a essere curate in una rete di centri di senologia certificati e interdisciplinari che soddisfino standard di qualità ed efficacia della cura.

“La mia esperienza - ha proseguito la Dott.ssa Girardi - dice che nella nostra Penisola l’attenzione verso la tematica del referto è elevata e sono in corso lavori per giungere alla formulazione di un referto completo, rapido, confrontabile e standard. Detto questo, sarebbe a mio avviso rischioso dire che una simile situazione ottimale sia generalizzata ovunque”.

Infatti, se in alcune regioni ad alte risorse la diffusione dell’accesso gratuito agli screening organizzati a livello regionale si sta estendendo alla fascia di età interessata dai 45 ai 75 anni (anziché limitarla al range 50-69), in altre purtroppo i programmi di screening mammografico, che costituiscono il maggiore strumento di diagnosi precoce, non hanno le stesse condizioni: “I programmi non sono distribuiti in modo uniforme sul territorio nazionale, con differenze sostanziali tra le regioni e tra nord e sud”, commenta la dottoressa.

In modo positivo è giudicata anche la valutazione periodica delle performance dell'esecuzione degli esami, garantita fra gli altri dalla presenza di personale esperto e specializzato alla senologia, dato il vasto numero delle mammografie praticate.

“Perché un esame mammografico possa dirsi di buona qualità – conclude la Dott.ssa Girardi -, esso deve essere digitalizzato e rispondere a specifici criteri di qualità, ovvero esplorare in modo completo tutta la ghiandola mammaria, anche nelle porzioni periferiche, ossia quelle verso il muscolo pettorale e il solco sottomammario.

Quanto alle tecnologie alternative, la mammografia con tomosintesi — attraverso la quale il seno può essere analizzato su piani multipli — appare estremamente promettente, benché per ora in ambito di screening sia riservata a contesti di studi approvati da comitato.

E senz'altro l'ecografia porta con sé il vantaggio di riuscire ad identificare un maggior numero di tumori nella mammella densa ma, fino a questo momento, non ha la certezza di portare ad una riduzione significativa della mortalità”.

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