TUIP, l’intervento mininvasivo per migliorare il flusso urinario

TUIP, l’intervento mininvasivo per migliorare il flusso urinario

PUBBLICATO IL 11 GIUGNO 2025

TUIP, l’intervento mininvasivo per migliorare il flusso urinario

PUBBLICATO IL 11 GIUGNO 2025

La TUIP (Transurethral Incision of the Prostate) è una procedura chirurgica mininvasiva utilizzata per trattare alcuni disturbi urologici maschili legati all’ostruzione del collo vescicale, ovvero la zona di passaggio tra la vescica e l’uretra, il canale che trasporta l’urina all’esterno.

Il problema all’origine del disturbo può dipendere da molteplici cause e la TUIP può rivelarsi, nella maggioranza dei casi, risolutiva mantenendo intatta la funzione sessuale.

Ne parliamo con il professor Luca Carmignani, Responsabile dell'Unità Operativa di Urologia dell'IRCCS Ospedale Galeazzi - Sant'Ambrogio.

 

A cosa serve e quando è indicata la TUIP

La TUIP viene eseguita per correggere un’ostruzione del collo vescicale che ostacola il corretto svuotamento della vescica. Le cause più comuni includono:

  • restringimento funzionale del collo vescicale;
  • sclerosi del collo vescicale, perdita di elasticità dei tessuti, congenita o acquisita (ad esempio, dopo interventi o infiammazioni croniche come le prostatiti);
  • sintomi prostatici iniziali, con la prostata non ancora particolarmente ingrossata, ma già in grado di esercitare una pressione sul collo vescicale.

I sintomi tipici di questa ostruzione sono:

  • difficoltà ad avviare la minzione;
  • sensazione di svuotamento incompleto della vescica;
  • frequente e urgente bisogno di urinare.

“La TUIP è particolarmente indicata nei pazienti giovani, sotto i 50 anni, o in chi desidera preservare la funzione eiaculatoria. Nella maggioranza dei casi, l’eiaculazione viene mantenuta (85-90%)” spiega il professor Carmignani.

Come si diagnostica l’ostruzione del collo vescicale

Prima di proporre una TUIP, è fondamentale un percorso diagnostico accurato per confermare la presenza e la gravità dell’ostruzione.

Il percorso inizia con una visita urologica specialistica, seguita da esami mirati:

  • uroflussometria, che misura la velocità del flusso urinario, utile per individuare eventuali ostruzioni;
  • cistoscopia, un esame endoscopico che permette di visualizzare direttamente il collo vescicale e programmare al meglio l’intervento.

“La cistoscopia è essenziale per valutare con precisione l’anatomia della zona da trattare e pianificare l’intervento”, sottolinea l’urologo.

 

Come si svolge l’intervento di TUIP

La TUIP viene eseguita in anestesia spinale e con approccio endoscopico (senza tagli esterni), utilizzando un laser introdotto attraverso l’uretra.

“Il laser al Tullio, utilizzato nella nostra struttura, consente un’azione molto precisa sui tessuti, minimizzando sanguinamenti ed effetti collaterali”, spiega il professor Carmignani.

Durante l’intervento, che dura circa 30 minuti, il chirurgo pratica una o più incisioni mirate sul collo vescicale per allargare il passaggio urinario. In alcuni casi, può essere necessaria una leggera vaporizzazione della prostata, sempre con un approccio conservativo.

Al termine, viene posizionato un catetere vescicale, rimosso solitamente entro 24 ore. In situazioni particolari, può essere mantenuto per alcuni giorni.  

La degenza è breve e la ripresa rapida, grazie alla natura mininvasiva della procedura.

 

Benefici e rischi della TUIP

La TUIP garantisce nella maggior parte dei casi un miglioramento rapido della qualità della minzione e una significativa riduzione dei sintomi urinari.

Tra i principali vantaggi è possibile individuare:

  • alta efficacia nel breve termine;
  • bassa invasività;
  • conservazione della funzione eiaculatoria nella grande maggioranza dei casi.

Tuttavia, come ogni intervento chirurgico, anche la TUIP presenta alcuni rischi:

  • lieve sanguinamento intra- o post-operatorio;
  • rischio di infezioni, prevenibile però con una profilassi antibiotica;
  • possibile necessità di prolungare il cateterismo;
  • eventuale recidiva dei sintomi nel lungo periodo, soprattutto nei pazienti già sottoposti a interventi o con patologie croniche.

“Nei casi congeniti, la TUIP si dimostra spesso definitiva. Nei pazienti con precedenti interventi o patologie croniche, i risultati potrebbero essere meno duraturi”, conclude il professor Carmignani.