Il silenzio manipolatorio e tossico in una relazione: come riconoscerlo e cosa fare

PUBBLICATO IL 14 FEBBRAIO 2025

Il silenzio manipolatorio e tossico in una relazione: come riconoscerlo e cosa fare

PUBBLICATO IL 14 FEBBRAIO 2025

Le parole hanno un forte potere. Impariamo fin da piccoli a esprimere i concetti e le nostre emozioni tramite le parole, che cerchiamo di scegliere con cura per creare relazioni autentiche. Sappiamo, però, che esistono meccanismi più o meno inconsci nelle relazioni, che si basano sull’evitamento del confronto, sull’uso del silenzio come arma

In questa giornata dedicata agli innamorati, affrontiamo la tematica con la prof.ssa Serena Borroni, psicologa e psicoterapeuta dell’Istituto di Cura Città di Pavia e associata di Psicologia clinica della Facoltà di Psicologia dell’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano.

 

La comunicazione nelle relazioni 

Con le parole comunichiamo all’altro un pensiero, un’emozione e ci aspettiamo lo stesso dal nostro interlocutore per dare vita a un rapporto bilanciato e virtuoso, fatto di scambi, di un sottointeso do ut des (ossia, ‘do perché tu dia’) che arricchisca e che dia luogo a una relazione sana. 

Una relazione non per forza d’amore. Anche l’amicizia, il rapporto figli-genitori o quello tra colleghi si basano sulla stessa dinamica. Sono tutte relazioni importanti, sulle quali in modo più o meno profondo si investe sull’altro.  

Ma comunichiamo non solo con le parole, ma anche con il non detto. La comunicazione non verbale è importante, così come i silenzi: dire o non dire volontariamente un concetto è pur sempre una forma per comunicare qualcosa all’altro. 

 

Il silenzio manipolatorio e punitivo nella relazione  

Possiamo stare in silenzio per quieto vivere, per stemperare una lite, per omettere qualcosa, per non ferire o per ferire. Perché non dimentichiamoci che smettere di parlare, in modo puntuale e volontario, può essere una forma di aggressione che uno dei 2 interlocutori fa nei confronti dell’altro. 

Ci sono persone che usano il silenzio per punire o attaccare il proprio partner non proferendo parola per ore o giorni interi. In questo caso si parla del cosiddetto silenzio manipolatorio, una vera e propria forma di violenza psicologica. 

In genere questo tipo di situazione si crea quando nella relazione vi è un soggetto in posizione up rispetto all’altro, che cerca di raggiungere i propri scopi adottando lo stratagemma del silenzio. 

Nella relazione questo modus operandi diventa uno schema fisso, che il più delle volte non è chiaro neppure per chi lo subisce. Il passivo-aggressivo, così definito, è la persona che usa il silenzio come forma di potere per controllare l’altro e dominare nel rapporto. Un circolo vizioso che, se non viene riconosciuto e rotto, rischia di alimentare una situazione tossica

Nel caso della coppia spesso è il partner narcisista che punisce la compagna (o compagno) in questo modo, contribuendo ad aumentare malessere, incertezza e inadeguatezza nella vittima, verso la quale dimostra mancanza di rispetto e attenzione.

 

Altre forme di silenzio e il silenzio positivo

Il silenzio può essere anche una risposta perché non ci si sente capiti o si è offesi e si attua con il fine di far ragionare l’altra persona sulle proprie azioni, per tentare di superare il ‘conflitto’ e migliorare la relazione. 

Può altresì essere una modalità per creare un ‘muro’ e rendersi meno penetrabili. In genere, questa forma viene messa in atto come protezione in situazioni in cui non ci si sente tranquilli o si è troppo vulnerabili. 

In altri casi si ricorre al silenzio quando si reputa che non ci siano più parole da usare nella discussione, quando il confronto su certi argomenti sarebbe inutile e talvolta pericoloso. È una forma utilizzata per disinnescare possibili conflitti o discussioni in atto. Una buona strategia per ristabilire in alcuni casi la serenità nel rapporto. 

In questo caso parliamo di silenzio positivo, il famoso ‘conta fino a 10 prima di parlare’! Certo è che una pausa nella conversazione deve essere solo un momento: il confronto dovrebbe essere solo posticipato a un tempo migliore, quando si sarà più sereni e pronti a riaprirlo e cercare un accordo. 

Il silenzio, invece, fine a sé stesso rischierebbe di essere sterile o addirittura un covo di rancore e risentimento che, prima o poi, potrebbe tornare indietro come un boomerang nella relazione.   

 

Come riconoscere il silenzio tossico: i segnali a cui fare attenzione  

“Il silenzio tossico rappresenta uno stile relazionale e comunicativo vessatorio e controllante. Non c'è nulla di positivo nel ricevere questo tipo di comportamento da parte di un partner. Come altre forme di abuso, anche il silenzio manipolatorio o punitivo può innescare un insidioso ciclo di abusi emotivi se non si verifica un cambiamento” spiega la dott.ssa Borroni

I segnali di allarme del silenzio tossico:

  • quando il silenzio viene utilizzato come tattica di manipolazione, per controllare la situazione o la conversazione e si protrae per un periodo di tempo eccessivo, potremmo trovarci di fronte a una situazione di abuso emotivo;
  • il silenzio diventa manipolatorio o punitivo quando la persona che lo mette in atto è consapevole del fatto che con questo comportamento causa disagio emotivo al partner, ma non modifica questa modalità comunicativa manifestando una mancanza di considerazione dei bisogni dell’altro;
  • quando il silenzio causa nella persona che lo riceve una sensazione di malessere, caratterizzata da ansia e senso di isolamento, arrivando a erodere il suo senso di valore personale;
  • quando la persona che lo subisce ha paura delle possibili reazioni del proprio partner e inizia a ‘camminare sui gusci d’uova’ per evitare di infastidire il partner.

 

Cosa fare 

“Se si è vittime di un silenzio tossico è importante mantenere la calma ed evitare di mettersi sulla difensiva. Può essere utile – sottolinea la professoressa - cercare di capire perché l'altra persona usa il silenzio manipolatorio e punitivo e cosa spera di ottenere. 

È anche importante stabilire dei confini precisi su quale sia il comportamento accettabile e su come ci si aspetta di essere trattati, comunicando chiaramente le proprie esigenze. 

Se il silenzio viene usato come forma di punizione, è fondamentale che la persona che lo subisce ricordi al partner che non ha fatto nulla di male e che merita di essere trattata con rispetto. 

Se questo non venisse accettato, potrebbe essere utile rivolgersi ad amici e familiari e alla propria rete di supporto per ottenere sostegno. Inoltre, se il partner non dovesse impegnarsi a modificare il proprio stile relazionale andrebbe presa in considerazione l'idea di rivolgersi a una figura specialistica o di chiudere la relazione”.

 

La terapia individuale o di coppia

“La terapia individuale - spiega la specialista - potrebbe essere necessaria per chi mette in atto il silenzio manipolatorio e desidera modificare questo stile comunicativo, riconoscendo il potere distruttivo di questo comportamento nelle relazioni. Il lavoro con un professionista potrebbe aiutare ad apprendere nuovi comportamenti e praticare abilità comunicative sane. 

Il lavoro terapeutico in questi casi si focalizza sul riconoscimento dei fattori scatenanti che causano il silenzio. L’identificazione delle emozioni o dei fattori contestuali che innescano tale comportamento è fondamentale per apprendere modalità alternative di gestione dei momenti relazionali stressanti, al fine di prevenire l’utilizzo del silenzio. 

La terapia di coppia, invece, potrebbe rappresentare la strada da percorrere quando entrambi i membri della coppia ritengono che valga la pena tentare di salvare la relazione” conclude la prof.ssa Borroni.