Quando fare la coronarografia e come si esegue
PUBBLICATO IL 10 FEBBRAIO 2025
La coronarografia è un esame oggi di fondamentale importanza, perché offre informazioni indispensabili sulla salute del cuore e delle coronarie. Permette, infatti, non solo di diagnosticare malattie cardiache e valutare il rischio di eventi cardiovascolari, ma anche pianificare interventi terapeutici come l’angioplastica coronarica e il by-pass aorto-coronarico.
Approfondiamo l’argomento con il dottor Alessandro Durante, responsabile dell’Unità di Cardiologia ed Emodinamica del Policlinico San Marco, centro di riferimento ad alto volume per questo esame con all’attivo, nel 2024, 1.500 procedure.
A cosa serve la coronarografia
La coronarografia, o angiografia coronarica, è un'indagine diagnostica mini-invasiva che consente, utilizzando i raggi X e il mezzo di contrasto, di esaminare le coronarie, ovvero le arterie responsabili del trasporto del sangue ossigenato al cuore.
“La coronarografia permette di analizzare, in tempo reale, il flusso di sangue all’interno delle coronarie, rilevando eventuali punti in cui sono ristrette (stenosi) o chiuse (occlusioni) che possono rappresentare un ostacolo al corretto flusso sanguigno verso il cuore.
Se le coronarie si restringono o si chiudono, il cuore non riceve l’ossigeno necessario per svolgere le sue funzioni e può andare in sofferenza e ‘ammalarsi’ in modo più o meno grave, dando sintomi che possono andare dal dolore toracico fino all’infarto a seconda del grado di restringimento o chiusura - spiega il dottor Durante -.
La principale causa dei restringimenti coronarici è la formazione di placche aterosclerotiche, ossia accumuli di grasso e calcio che si depositano sulla parete interna delle arterie, soprattutto con il passare degli anni”.
Quando occorre farla
La coronarografia è indicata:
- quando si sospettano restringimenti oppure occlusioni delle coronarie;
- in presenza di anomalie cardiache come malformazioni congenite o difetti valvolari.
Ma quali sono le spie che possono e devono mettere in allerta?
“I segnali che possono indicare un restringimento delle arterie sono: dolore al petto, dispnea da sforzo, dolore al collo e/o al braccio (ossia sintomi di coronaropatia); dolore anomalo alla bocca dello stomaco, alla mandibola e al collo; difficoltà a respirare e tosse frequente soprattutto se distesi, ma anche gonfiore di piedi, caviglie e gambe e riduzione della quantità di urine di giorno e aumento di notte (sintomi di insufficienza cardiaca); dolore al petto improvviso che diventa sempre più intenso”, suggerisce lo specialista.
La coronarografia è indicata, inoltre, in caso di:
- difetti congeniti del cuore, ovvero malformazioni anatomiche del cuore presenti fin dalla nascita;
- difetti delle valvole cardiache, cioè delle valvole che regolano il passaggio del sangue all'interno delle cavità cardiache;
- esami cardiologici di routine (elettrocardiogramma, test da sforzo ed ecocardiogramma) dall'esito anomalo, come esame di secondo livello.
Coronarografia e interventi chirurgici
“Infine, ma non per importanza, la coronarografia è un esame fondamentale per programmare interventi chirurgici al cuore.
Per esempio, può precedere o essere associata a un'angioplastica coronarica, procedura di cardiologia interventistica che consiste nell'introduzione di uno stent a livello delle coronarie al fine di ‘riaprire’ l’arteria e ripristinare così il flusso sanguigno, oppure essere effettuata prima di un intervento di sostituzione valvolare per valutare potenziali complicanze.
Inoltre, permette di monitorare i risultati di un intervento alle arterie coronarie come, ad esempio, il bypass coronarico” continua il dottor Durante.
Come si svolge l’esame
La coronarografia viene eseguita in una sala chiamata di emodinamica, ovvero un locale interventistico attrezzato con un angiografo in grado di registrare immagini e video dell’anatomia delle coronarie.
“Sotto controllo radiografico, viene inserito un sottile catetere, in genere attraverso l'arteria radiale o più raramente attraverso l’arteria femorale, che viene poi fatto risalire lungo il vaso sanguigno fino alle coronarie.
Qui viene iniettato del mezzo di contrasto che permette di visualizzare in modo dettagliato i rami delle coronarie e valutare, quindi, la presenza o meno di punti di restringimento” spiega lo specialista.
La procedura viene svolta in anestesia locale, quindi con il paziente sveglio e vigile, e dura in media 20-30 minuti.
L’esame non è doloroso. È possibile percepire una sensazione di calore durante l’iniezione del mezzo di contrasto.
Cosa fare dopo la coronarografia
In genere, il paziente viene dimesso il giorno stesso della procedura di coronarografia. Se le condizioni cliniche lo consentono, l’assunzione di liquidi è consentita e consigliata per favorire l’eliminazione del mezzo di contrasto.
I rischi
La coronarografia è un esame mini-invasivo a basso rischio. Tuttavia, è importante che il paziente sia consapevole delle possibili complicanze, seppur estremamente rare. In sporadici casi, si possono manifestare dolori o fastidi nel punto di inserimento del catetere, oppure sensazioni di formicolio nella gamba utilizzata.
Complicazioni lievi comprendono:
- reazioni allergiche lievi, come eruzioni cutanee (è importante segnalare eventuali allergie prima dell'esame);
- nausea o vomito;
- formazione di ematomi nella zona di inserimento del catetere, che solitamente si risolvono autonomamente.
Complicazioni gravi, sebbene molto rare, possono includere:
- reazioni allergiche gravi al mezzo di contrasto;
- ictus cerebrale;
- embolia.
L’expertise del Policlinico San Marco
Se la coronarografia non mostra restringimenti alle coronarie o risultano lievi, nella maggior parte dei casi non sono necessari altri interventi e verrà prescritta solo una terapia farmacologica.
In caso ci siano invece dei restringimenti, molto spesso si procede direttamente con la dilatazione tramite palloncino e l’inserimento di uno o più stent.
“La nostra équipe del Policlinico San Marco è estremamente esperta nell’esecuzione della angioplastica coronarica e solo in questo anno sono stati seguiti più di 1.500 interventi.
Per questo motivo anche le complicanze dell’angioplastica sono rarissime e nella maggior parte dei casi il paziente viene dimesso il giorno successivo all’intervento e può tornare subito alla sua vita normale” conclude il dottor Durante.