Farmaci anti-obesità: le ultime novità
PUBBLICATO IL 03 MAGGIO 2024
L’obesità è una malattia cronica, sempre più diffusa, con frequenti ricadute sulla salute. Combatterla non è facile: è necessario da parte di chi ne soffre intraprendere un percorso di cura, spesso difficile.
In questi anni la ricerca è andata avanti e sono in studio o quasi in arrivo nuovi farmaci anti-obesità, ovvero molecole che promettono risultati ancora migliori di quelli ottenuti con i farmaci per dimagrire finora autorizzati, mantenendo profili di sicurezza elevati o addirittura garantendo una protezione cardiometabolica.
Ne parliamo con il professor Lelio Francesco Morricone, responsabile del servizio di Nutrizione clinica e prevenzione cardiometabolica di Palazzo della Salute Wellness Clinic di Milano, dove è possibile essere seguiti in percorsi dietologici e nutrizionali personalizzati anche associati, qualora indicato, a terapie farmacologiche.
I farmaci più recenti, da poco disponibili anche in Italia
“Da molti anni la ricerca di base ha consentito di comprendere meglio i meccanismi regolatori del peso corporeo, che coinvolgono una complessa interazione tra cervello, tessuto adiposo e apparato digerente.
Sono state individuate delle molecole che, interferendo con vari processi neurotrasmettitoriali e metabolici, sono in grado di condizionare tutti i processi che riguardano l’assunzione di cibo, i segnali di fame/sazietà, il metabolismo del tessuto adiposo e di influenzare numerosi processi ormonali che regolano il metabolismo dei principali nutrienti.
Da qui sono nati farmaci che agiscono a questi livelli, spesso studiati allo scopo di curare il diabete, poi estesi alla terapia dell’obesità, in considerazione della loro capacità di ridurre il peso, indipendentemente dalla presenza o meno di diabete - osserva il professor Lelio Francesco Morricone -. Tra i più innovativi troviamo:
- la semaglutide;
- la tirzepatide”.
La semaglutide
La semaglutide è una molecola derivata dalla liraglutide, analogo dell’ormone GLP-1, attraverso i recettori presenti a livello enterico, aiuta a:
- tenere sotto controllo i livelli di glucosio nel sangue, favorendo la secrezione di insulina e riducendo quella di glucagone;
- rallenta lo svuotamento gastrico, aumentando così il senso di sazietà.
Un recentissimo studio ha dimostrato effetti favorevoli sul sistema cardiovascolare, riducendo la frequenza di infarto e ictus del 20%, anche nell’impiego per la cura dell’obesità senza diabete.
Questo farmaco è in grado di ottenere cali ponderali mediamente del 15% nei pazienti che lo utilizzano, naturalmente con risposte variabili che possono essere minori, ma anche molto maggiori.
Gli effetti collaterali di questi farmaci si manifestano spesso a carico dell’apparato digerente, ma non sono quasi mai tali da dover interrompere il trattamento. Tra questi:
- nausea;
- a volte vomito;
- disturbi dell’alvo.
Impiegata da tempo per la cura del diabete e ormai autorizzata (a dosaggi differenti) per la cura dell’obesità, è già in commercio in numerosi stati Europei e negli stati Uniti e dovrebbe diventare disponibile in tempi brevi anche in Italia al dosaggio di 2,4 mg alla settimana, con una piccola iniezione sottocute che si fa solo una volta alla settimana.
L’impiego improprio della semaglutide a dosaggi minori, come si usa per il diabete, a scopo ‘dimagrante’ ha avuto una diffusione incontrollata, specie negli Stati Uniti, diventando quasi una moda, tanto da fare esaurire la disponibilità del farmaco per la cura delle persone diabetiche. Per questo attualmente il farmaco deve essere impiegato solo per la cura del diabete, attendendo la prossima immissione in commercio della formulazione, autorizzata per la cura dell’obesità. La semaglutide è disponibile anche in formulazione orale, cioè in capsule che si assumono per bocca.
Anch’essa già impiegabile per la cura del diabete, è in fase di studio avanzato (sempre a un dosaggio differente) per la cura dell’obesità.
La tirzepatide
La tirzepatide è un nuovo farmaco che agisce sia sugli stessi recettori enterici su cui agisce la semaglutide (GLP-1), sia su altri recettori di un altro ‘gastroenterormone’, chiamato GIP, anch’esso coinvolto nella secrezione di insulina.
L’FDA (Food and Drug Administration) ha approvato nel maggio 2022 la tirzepatide per la cura del diabete, mentre l’impiego per la terapia dell’obesità è stato autorizzato molto di recente. L’efficacia risulta notevole, come dimostrato dagli studi SURMONT, già presentati alla comunità scientifica mondiale. In particolare, l’impiego del farmaco per 88 settimane ha consentito di ottenere un calo ponderale medio del 26% rispetto al peso di partenza, con una perdita di peso assoluta di circa 28 Kg; oltre la metà dei soggetti arruolati nello studio ha ottenuto un calo ponderale superiore al 25%.
È in corso un grande trial per valutare la ricaduta sulla mortalità e sugli eventi cardiovascolari della tirzepatide, che sarà completato entro un paio di anni. Nel frattempo la tirzepatide dovrebbe essere a breve approvata anche in Italia per l’impiego nella cura del diabete.
I farmaci del futuro
“Altri farmaci molto promettenti sono in fase di studio. La loro disponibilità richiederà l’autorizzazione definitiva da parte delle Autorità Regolatorie Europee ed Italiane, che potrà avvenire solo dopo la fine degli studi in corso, atti a verificarne efficacia e sicurezza” aggiunge il professor Morricone.
Ecco un cenno alle molecole più ‘promettenti’:
- retatrutide: questo farmaco viene anche definito come ‘triplice agonista’ in quanto agisce contemporaneamente sui recettori di GLP-1, GIP e Glucagone, ormone prodotto dal pancreas. Negli studi preliminari (Fase 2) si riscontra un calo ponderale molto importante, di circa il 24% in 48 settimane, con una perdita assoluta media di circa 26 Kg alle dosi più elevate testate. Oltre il 90% dei pazienti perde almeno il 10% di peso, due terzi il 20% e un quarto oltre il 30% del peso iniziale. È in corso lo studio di fase 3;
- cagrilintide: questo farmaco agisce come analogo dell'amilina, un altro ormone coinvolto nella regolazione del peso corporeo. È in corso di sperimentazione, sia da solo sia in associazione con semaglutide, e i risultati preliminari sono molto incoraggianti. Gli studi in corso termineranno nel 2024, 2025 e 2027 e indagheranno anche le ricadute sull'obesità e sull'apparato cardiovascolare;
- survodutide: duplice analogo per glucagone e GLP-1 pare anch'esso in grado di ottenere cali ponderali significativi. È in corso lo studio di fase 3;
- orforglipron: questa è una piccola molecola che agisce sempre sul recettore del GLP-1 e che viene assunta per via orale. I risultati preliminari evidenziano una riduzione ponderale di oltre il 14% (almeno la metà dei partecipanti allo studio hanno ottenuto cali superiori al 15%). È in corso lo studio di fase 3.
“Concludendo, ci sono molti studi in una fase ormai avanzata che porteranno verosimilmente a disporre di molecole molto efficaci nella cura dell'obesità. Queste si aggiungeranno nei prossimi anni a quelle già disponibili o che verranno disponibili a breve (Semaglutide 2,4 e tirzepatide).
Va sempre ribadito e sottolineato però che tali terapie devono essere iniziate e proseguite sotto la guida di medici esperti e non possono essere materia di ‘fai da te’. Infatti la gestione della terapia comprende anche la gestione dei possibili effetti indesiderati e richiede comunque un monitoraggio di stretta pertinenza medico-specialistica.
Inoltre queste terapie, per essere efficaci, devono sempre essere associate a cambiamenti di stile di vita e modifiche delle proprie abitudini alimentari. La lotta all'obesità quindi può e potrà avvalersi sempre di più di strumenti preziosi, se però usati nel giusto modo e nei pazienti che abbiano i giusti requisiti”, conclude il professor Morricone.