Cos’è la trombosi del viaggiatore e i consigli del chirurgo vascolare per prevenirla
PUBBLICATO IL 29 LUGLIO 2024
La chiamano ‘trombosi del viaggiatore’ poiché può colpire chi viaggia in aereo, ma anche in auto o in treno, per lunghe tratte. Rimanere seduti per molte ore, senza potersi muovere liberamente e in uno spazio limitato come quello del sedile, infatti, può causare problemi alla circolazione venosa, favorendo la comparsa di polpacci e piedi gonfi, ma anche la formazione di trombi, ovvero coaguli di sangue che possono, nei casi più gravi, staccarsi e andare in circolo per l’organismo.
Come prevenire questi problemi se si sta per partire per un lungo viaggio? Ne parliamo con il dottor Jason Mognarelli, chirurgo vascolare dell’Unità di Chirurgia vascolare del Policlinico San Marco, del Policlinico San Pietro e di Smart Clinic all’interno di Oriocenter.
Che cos'è la trombosi del viaggiatore
La trombosi del viaggiatore, in termini scientifici, è una trombosi venosa profonda (TVP) e consiste nella formazione di un coagulo di sangue (trombo) che più frequentemente si verifica a livello del sistema venoso degli arti inferiori, anche se può formarsi in qualsiasi parte del corpo. Questo coagulo all'interno delle vene può occludere del tutto o in parte i vasi sanguigni:
- creando così un ostacolo alla normale circolazione sanguigna;
- provocando un conseguente aumento della pressione nella zona interessata con gonfiore e dolore.
Si tratta di una condizione molto pericolosa, poiché il trombo, o un suo frammento, può staccarsi dalla sua sede d’origine formando un embolo che, attraverso la circolazione venosa, può raggiungere il circolo polmonare ostruendolo. In questo caso si parla di embolia polmonare.
I fattori di rischio
Nel caso della trombosi del viaggiatore, il maggior fattore di rischio è rappresentato da un’aumentata stasi venosa dovuta:
- all’immobilità prolungata degli arti;
- all’inattività della pompa muscolare e, in particolare, dei muscoli dei polpacci.
Altri fattori che aumentano il rischio di trombosi venosa durante o dopo un lungo viaggio sono:
- avere un tumore;
- soffrire di un difetto della coagulazione;
- essere stati sottoposti di recente a un intervento chirurgico o aver subito un trauma;
- l’età avanzata;
- la gravidanza;
- l’uso di estrogeni (inclusa la pillola anticoncezionale);
- l’obesità;
- il fumo.
I sintomi
La trombosi venosa profonda in molti casi può rimanere asintomatica e non dare segno di sé. In altri casi può manifestarsi con:
- gonfiore;
- dolore e tensione a carico di una gamba, che può diventare rossa e più calda dell'altra;
- crampi ai polpacci.
Come prevenirla: cosa fare prima e durante il viaggio
Se si deve affrontare un viaggio per lunghe tratte, più di 6-8 ore, è utile seguire alcune indicazioni, da adottare prima e/o durante il tragitto, che possono contribuire a prevenire problemi. Tra queste:
- muovere le gambe anche durante la posizione seduta per aiutare e migliorare il flusso sanguigno;
- eseguire flessioni, estensioni e rotazioni delle caviglie per attivare la circolazione sanguigna;
- scegliere se possibile un posto sul corridoio in modo da essere più liberi di alzarsi ogni tanto e camminare lungo il corridoio;
- indossare calze a compressione graduata sotto al ginocchio utili a favorire il deflusso del sangue al cuore;
- evitare abiti stretti all’inguine e ai polpacci, preferendo vestiti comodi;
- bere abbondante acqua per mantenere un buono stato di idratazione;
- evitare bevande alcoliche e/o a base di caffeina prima e durante il volo.
Questi suggerimenti preventivi valgono per tutti anche in assenza di fattori di rischio. Nelle persone a rischio molto elevato, invece, il medico, a seconda della situazione, valuterà se, prima del viaggio, sia opportuno seguire una profilassi con farmaci antitrombotici.