Cos’è l’ecografia ano-rettale a sonda rotante 3D e a cosa serve

PUBBLICATO IL 03 MAGGIO 2023

Esistono esami diagnostici sempre più performanti per lo studio dettagliato di organi e visceri. È questo il caso dell’ecografia transanale a sonda rotante che permette allo specialista di studiare in 3D il retto-ano. Ma come viene eseguito l’esame ecografico e quando è indicata questa metodica? Ne parliamo con il Dott. Umberto Favetta, responsabile della Unità Operativa di Proctologia e Chirurgia del Pavimento Pelvico dell’Istituto di Cura Città di Pavia.  

 

Cos’è e a cosa serve 

È un esame diagnostico che viene eseguito su indicazione dello specialista proctologo per: 

  • approfondire lo studio della struttura anatomica ano-rettale
  • individuare o monitorare eventuali patologie. 

“In seguito alla visita proctologica, dopo un’attenta raccolta anamnestica dei sintomi riferiti dal paziente e al quadro clinico ottenuto, è possibile prescrivere un’ecografia anorettale”, spiega il dottore.

Questo permetterà di ottenere una diagnosi chiara e di escludere patologie, purtroppo a volte neoplastiche. Ad esempio, questo tipo di ecografia viene associato ad altri esami come l’ecografia transvaginale e/o perineale, per valutare la struttura e le funzioni della pelvi femminile. 

“Ma non solo: è un approfondimento necessario in tutti quei casi che presentano sintomi di incontinenza fecale, sepsi o fistole anali. È dirimente nei casi dubbi, soprattutto se parliamo di patologia neoplastica”, specifica lo specialista.

È utile anche in chi soffre di emorroidi o è affetto da sindrome da defecazione ostruita ed è candidato all’intervento. In questi casi è oltremodo utile per una valutazione preoperatoria che escluda patologie concomitanti, causa di complicanze o fallimento della terapia chirurgica proposta. 

Quando fare l’esame

Le principali patologie per cui è utile sottoporsi all’esame sono: 

  • sepsi anale, ovvero ascessi e fistole anali; 
  • incontinenza fecale; 
  • neoplasie anali e perianali; 
  • neoplasie rettali e peri-rettali; 
  • valutazione preoperatoria in caso di prolasso rettale (esclusione di patologie concomitanti);
  • valutazione pelvi femminile. 

 

Come avviene la procedura ecografica 

“Contrariamente a quanto si possa pensare, l’esame di per sé non è doloroso – afferma lo specialista -. È però necessario cercare il più possibile di mettere a proprio agio il malato, così da evitare di contrarre gli sfinteri anali al passaggio della sonda ed avvertire fastidio”.

La durata media della procedura è di pochi minuti.  È previsto un blando anestetico in gel che, applicato sulla sonda, consente un inserimento agevole ed indolore del dispositivo. Nello specifico, l’introduzione della sonda di diametro inferiore ai 2 cm, alla cui estremità è posta una testina rotante a 360°, avverrà con il paziente posizionato sul fianco di sinistra. Attivato quindi il meccanismo di scansione ecografica verrà riprodotta su monitor la ricostruzione anatomica in 3D dell’ano-retto

“Un vero vantaggio rispetto alla metodica tradizionale. Grazie a questo dispositivo, si valutano in modo immediato e reale le fisiologiche strutture anatomiche dell’ano-retto, così come le eventuali deviazioni patologiche dello stesso, indice di malattie, già segnalate durante visita specialistica. La procedura ultrasonora è, inoltre, minimamente invasiva e priva di effetti collaterali, quindi sicura anche nel caso di pazienti in condizioni cliniche particolarmente severe”, conclude lo specialista. 

 

Preparazione 

La preparazione all’esame è semplice: prima di sottoporsi all’ecografia bisogna eseguire la pulizia del tratto ano-rettale, in modo da permettere alla sonda di studiare il viscere agevolmente e senza difficoltà. 

La preparazione consiste semplicemente nel praticare un enteroclisma circa 2 ore prima dell’esecuzione dell’esame, a differenza dell’ecografia rettale dove, per la particolare struttura anatomica del retto, la preparazione è più articolata. In questo caso il paziente dovrà praticare un enteroclisma sia la sera prima, sia 2 ore prima dell’esame diagnostico. 

Non è necessario il digiuno o seguire particolari regimi dietetici preparatori nei giorni precedenti l'esame , come, ad esempio, avviene nella colonscopia.

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