Malattia da reflusso gastroesofageo: come diagnosticarla?

PUBBLICATO IL 24 AGOSTO 2023

Che cosa si intende per malattia da reflusso gastroesofageo? Quali sono i principali sintomi e come si diagnostica? Approfondiamo con l’équipe di Chirurgia Generale e d’Urgenza dell’IRCCS Policlinico San Donato, diretta dal Prof. Emanuele Asti, quali esami e procedure diagnostiche eseguire per riconoscerla.

 

La malattia da reflusso gastro-esofageo (MRGE): cos’è e quando si verifica

Un’eccessiva esposizione dell’esofago ad un ambiente acido può causare sintomi e danni strutturali al viscere esofageo stesso. Per evitare che questo accada, l’organismo possiede diversi meccanismi protettivi, quali lo sfintere esofageo inferiore (sfintere intrinseco) e il muscolo diaframma (sfintere estrinseco). Il difetto di uno o di entrambi gli sfinteri, la presenza di ernia iatale e diversi altri fattori possono portare ad un eccessivo reflusso, tale da determinare - se cronico - la malattia da reflusso gastro-esofageo (MRGE) e impedire una buona qualità di vita.
Con il tempo, inoltre, la parete dell’esofago può danneggiarsi e subire delle erosioni (esofagite) o una trasformazione dell’epitelio (esofago di Barrett). 

I sintomi principali sono: 

  • esofagei (pirosi retrosternale e rigurgito acido); 
  • extra-esofagei (come faringite, raucedine, tosse): questi ultimi scarsamente controllabili con la terapia medica. 

 

Come si diagnostica la MRGE: i principali esami e procedure 

Un percorso diagnostico completo e corretto prevede, anzitutto, la compilazione di alcuni questionari di screening, alla ricezione dei quali il paziente viene indirizzato ad una prima visita specialistica gastroenterologica o chirurgica generale. Durante la visita, lo specialista valuta l’opportunità di prescrivere degli approfondimenti diagnostici. Di seguito le procedure principali:

  • esofagogastroduodenoscopia (EGDS): comunemente chiamata gastroscopia, è volta a esaminare la parete dell’esofago, dello stomaco e del duodeno, per diagnosticare eventuali patologie gastrointestinali. Consente, inoltre, di prelevare dei campioni mediante una pinza bioptica, per procedere poi all’analisi istologica;
  • radiografia del tubo digerente con mezzo di contrasto: permette di valutare l’anatomia delle prime vie digestive e il transito del mezzo di contrasto attraverso gli organi esaminati;
  • manometria esofagea: consente di valutare la motilità esofagea e la funzionalità degli sfinteri esofagei, attraverso la misurazione delle pressioni presenti nell’esofago;
  • pH-impedenziometria esofagea: consente di valutare la presenza di reflussi gastroesofagei acidi e non acidi per 24 ore; permette, inoltre, di accertare se vi sia correlazione tra i sintomi del paziente e gli eventuali reflussi.

Approfondiamo, di seguito, ciascun esame con gli esperti del Policlinico San Donato.

L’esofagogastroduodenoscopia (EGDS)

L’EGDS è rivolta ad un’ampia gamma di pazienti: innanzitutto coloro che hanno sintomi quali difficoltà di deglutizione (disfagia), bruciore o dolore retrosternale, rigurgito acido o altri sintomi potenzialmente riconducibili a patologie quali il reflusso gastro-esofageo, la gastrite, i tumori o altre patologie esofago-gastriche. Poi ai pazienti con anemia, sospetto sanguinamento gastrointestinale alto o sospetta celiachia. Infine, viene utilizzata come indagine diagnostica prima di procedere ad un qualsiasi intervento sul giunto esofago-gastrico e di follow-up nei pazienti con determinate patologie quali l’ernia iatale e l’esofago di Barrett. 

Al fine di rendere più tollerabile l’esame, al paziente viene somministrata dell’anestesia locale spray e, se lo desidera, una sedazione endovenosa. Il paziente rimane, comunque, cosciente per tutta la durata dell’esame. A questo punto l’esaminatore introduce il gastroscopio e visualizza la superficie di tutti gli organi interessati dall’esame. La durata dell’esame è di circa 5 minuti

Al paziente è richiesto il digiuno 6 ore prima dell’esame e di recarsi in Ospedale accompagnato. Dopo la sedazione endovenosa, infatti, il paziente non può mettersi alla guida di alcun veicolo per le successive 24 ore.

Radiografia del tubo digerente con mezzo di contrasto

La radiografia del tubo digerente è rivolta in particolare ai pazienti affetti da disfagia (difficoltà di deglutizione), diverticoli esofagei, tumori, voluminose ernie iatali o utilizzata come esame preoperatorio di un intervento antireflusso. 

L’esame consiste nell’acquisizione di radiografie seriate, mentre al paziente è chiesto di bere del mezzo di contrasto. Il paziente viene poi posizionato supino e prono per aumentare il potere diagnostico della metodica. 

Al paziente è richiesto il digiuno 6 ore prima dell’esame.

Manometria esofagea e pH-impedenziometria esofagea

La manometria viene eseguita su pazienti con: 

  • disfagia (difficoltà al transito del cibo) come esame di secondo livello dopo EGDS o radiografia con mezzo di contrasto; 
  • dolore toracico non cardiaco. 

Essa aiuta, inoltre, ad identificare la causa di un possibile reflusso gastro-esofageo, la cui diagnosi è assicurata dalla pH-impedenziometria

La manometria e la pH-impedenziometria esofagea sono esami svolti ambulatorialmente. Non viene praticata sedazione in quanto è necessaria la collaborazione attiva del paziente. Il sondino manometrico viene introdotto per via nasale, previa anestesia locale con lidocaina, in posizione semiseduta. Al paziente viene chiesto di effettuare alcune deglutizioni con un piccolo quantitativo di acqua somministrata dall’operatore. Al termine dell’esame, vengono eseguiti alcuni test provocativi.
Il sondino manometrico viene quindi rimosso e un sondino più piccolo viene inserito. Tale sondino rimane in sede per 24 ore, durante le quali al paziente è chiesto di vivere una vita il più possibile sovrapponibile a quella che vive tutti i giorni. Dopo 24 ore, il paziente ritorna presso l’ambulatorio, dove il sondino viene rimosso.

Al termine degli esami diagnostici viene rilasciata, oltre ai referti dei singoli esami, una valutazione complessiva con la quale il paziente ritorna dallo specialista, o di persona o mediante teleconsulto, per la decisione terapeutica. 

 

Il percorso attivo al Policlinico San Donato

“Al Policlinico San Donato garantiamo un programma di follow-up per il monitoraggio nel tempo dei sintomi e di eventuali danni mucosi emersi al momento dell’esecuzione degli esami strumentali - spiega il Prof. Asti -. I nostri esperti eseguono, inoltre, un’intensa attività di ricerca scientifica focalizzata, appunto, sullo studio della MRGE e dell’ernia iatale, aderendo a studi nazionali ed internazionali, con circa 100 pubblicazioni scientifiche su riviste internazionali” spiega il Prof. Emanuele Asti.

Presso il Policlinico San Donato è attivo un percorso diagnostico completo: gli esperti garantiscono al paziente l’esecuzione delle 4 procedure diagnostiche nell’arco di sole 48 ore.

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