Scoliosi idiopatica: che cos’è e come si cura

PUBBLICATO IL 14 FEBBRAIO 2022

La scoliosi è una deformità vertebrale che può comparire nell’età dello sviluppo scheletrico, dalla nascita ai 18 anni. Si presenta come una deviazione laterale della colonna con rotazione sul suo asse, producendo una deformità a curva doppia o singola

La comparsa della scoliosi non è necessariamente associata a patologie sindromiche o congenite, infatti, in età giovanile può comparire anche in soggetti sani.

Ma come distinguerla e diagnosticarla? Come si cura? Ce ne parla il dottor Marco Brayda-Bruno, responsabile dell’Unità operativa di Chirurgia Vertebrale III dell’IRCCS Istituto Ortopedico Galeazzi.

 

Tipi di scoliosi e cause

“Come accennato, la scoliosi può non essere associata a patologie congenite e può comparire anche in nei giovani in ottima salute: in questo caso, si parla di scoliosi idiopatica giovanile e dell’adolescenza, in base all’età di insorgenza, prima o dopo i 10 anni di età - spiega il dott. Brayda-Bruno -.

Non si conosce con esattezza la causa della forma idiopatica: è da almeno mezzo secolo che la ricerca scientifica cerca di capire quali possano essere le cause che provocano una scoliosi idiopatica del giovane. Al momento, è certo che le cause sono per lo più su base genetica multifattoriale: in questo caso si ereditano alcuni fattori predisponenti allo sviluppo della patologia soprattutto negli anni della pre-adolescenza e adolescenza (dai 9-10 anni fino ai 14-15 anni). 

Vi è infine la scoliosi dell’adulto che può essere:

  • l’evoluzione di una scoliosi giovanile;
  • presentarsi ex novo in seguito a degenerazioni dei dischi intervertebrali e dei legamenti che producono una rotazione della colonna (scoliosi degenerativa). 

Da considerare soprattutto considerare il tasso di evolutività della scoliosi: più è precoce la sua comparsa, più ha la possibilità di diventare anche molto grave. Scoliosi infantili apparse sotto i 3 anni di età o giovanili apparse sotto i 10 anni sono perciò più gravi di quelle che compaiono nell’adolescenza, cioè dopo i 10 anni”. 

 

La diagnosi della scoliosi

“Per evidenziare una scoliosi, è necessario effettuare una valutazione clinica del soggetto, soprattutto se si trova nella fascia d’età adolescenziale - continua l’esperto -. In questo periodo della vita, la diagnosi precoce è fondamentale: osservare la scoliosi sin dai primi segni è importante per poterne arrestare l’evoluzione. Prima viene diagnosticata la patologia, meglio la si può trattare, impedendone un ulteriore aggravamento con peggioramento della qualità della vita del paziente”. 

La diagnosi precoce va quindi fatta negli anni dello sviluppo: è necessario che i ragazzi vengano visti dai pediatri, dai medici o indagati dai genitori stessi, soprattutto in età compresa tra i 9 e i 10 anni fino ai 13-14 anni

Segnali premonitori possono essere l’asimmetria delle spalle o del profilo dei fianchi. Nel momento in cui vi è un dubbio di una asimmetria del tronco, bisogna richiedere un consulto del medico di famiglia o dello specialista che valuteranno se effettuare un esame radiografico.

La radiografia della colonna vertebrale

“Ancora oggi, la radiografia della colonna vertebrale in piedi e nelle due proiezioni rappresenta l’unico strumento reale per avere una diagnosi certa di scoliosi - prosegue lo specialista -. Fortunatamente, negli anni recenti, sono stati introdotti macchinari a basso dosaggio di radiazioni, come il sistema EOS, una apparecchiatura radiologica di ultima generazione che esegue radiografie 3D della colonna vertebrale e delle articolazioni, emettendo fino a 10 volte meno radiazioni rispetto a una macchina digitale tradizionale: purtroppo è poco diffusa in Italia (solo in 4 centri, tra cui il Galeazzi, dal 2013)”. 

Posta la diagnosi di scoliosi, lo specialista deve quantificare il grado di curvatura della colonna e decidere quindi il tipo di trattamento da intraprendere. 

 

Come curare la scoliosi: trattamento conservativo e attività fisica

“Le scoliosi minori, al di sotto dei 20 gradi, vengono tenute in osservazione; quando le scoliosi superano i 20-22 gradi, si deve cominciare una cura ortopedica con corsetto, che ne contenga l’evoluzione. Se si lascia il tronco libero di crescere e di ruotare su se stesso, la scoliosi tenderà a progredire naturalmente. Viceversa, se si pone un blocco esterno sul tronco, a livello lombare o toracico, possiamo ridurre il peggioramento, arrestando la progressione delle curve - afferma il chirurgo vertebrale -. 

Bisogna tenere conto che l’80% delle curve al di sotto dei 30 gradi consentono di solito una vita adulta normale, senza un effettivo peggioramento della scoliosi nell’età adulta. Solo 1 paziente su 5, quindi, tende lentamente a peggiorare

Riconoscere precocemente una curva a 20 gradi, consente quindi di mantenerla più facilmente al di sotto dei 30 gradi con un trattamento conservativo, e poter garantire ai ragazzi, una volta tolto il busto a fine crescita, una vita normale. 

Se, al contrario, lasciamo che la scoliosi diventi più grave e superi quindi i 30-35 gradi, a quel punto l’80% tenderebbe a peggiorare nell’età adulta: avremmo quindi delle curve che, nell’età giovanile, non darebbero grandi problemi, ma che sicuramente evolveranno nell’età adulta matura. A quel punto si dovrebbe procedere con il trattamento chirurgico

Gli esercizi, gli sport da evitare e gli sport adatti

È opportuno associare al corsetto una ginnastica posturale che può aiutare a mantenere attivi i muscoli del tronco, favorendo l’autocorrezione e il mantenimento di una corretta forma fisica. L’attività fisica, nelle forme di scoliosi, va promossa anche se non esiste uno sport dedicato e specifico che possa aiutare nella correzione della scoliosi o nella prevenzione. 

Ovviamente gli sport più asimmetrici, come il tennis o la scherma, possono avere delle controindicazioni se svolti a livello agonistico.

Per i giovani in via di sviluppo in particolar modo per quelli che presentano scoliosi, è consigliabile praticare sempre sport simmetrici, tipo nuoto, atletica, ginnastica, anche pallavolo o basket, che tendono a coinvolgere tutti i muscoli del corpo e a garantirne quindi uno sviluppo armonioso.

L’operazione chirurgica: quali vantaggi

“In ambito chirurgico, negli ultimi decenni si sono sviluppate tecniche sempre più moderne ed efficaci, con migliori possibilità di correzione, e che non richiedono l’uso di corsetti o gessi post operatori – conclude Brayda -. 

L’obiettivo dell’intervento è quello di correggere la deformità, mantenendo il tronco in posizione equilibrata sia sul piano frontale, sia laterale o sagittale, altrimenti, nell’età adulta avanzata, potremmo assistere a sbilanciamenti dolorosi del tronco, con la necessità di riprendere di nuovo chirurgicamente lo squilibrio per riportare la postura in una posizione più corretta”.

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